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Appennino beginner borghi da riscoprire relazioni Varana

Piccettino lunga

Varana, 470m | Prignano sul Secchia (MO)

La linea che hai percorso (linea rossa) è costituita da :

L1) monotiro “Piccettino” protetto a fix da M. Lugli e G. Simonini, su una antica linea già percorsa e protetta a chiodi da ignoti, seguito da un traverso a sx già descritto nella guida e recentemente protetto (3 fix) da G. Simonini e D. Rimondi, fino alla S1 della via “Rat-Man” di M. Lugli.

L2) secondo tiro della via “Rat-Man” di M. Lugli.

L3) nuova linea (3 fix) del brevissimo ultimo tiro, di G. Simonini e D. Remondi. La precedente linea di M. Lugli usciva su rocce facili, ma insicure, ed erba più a sx.
Recentemente, per iniziativa di D. Rimondi e G. Simonini, entrambe le vie Piccettino e Rat-Man sono state disgaggiate, ripulite e aggiornate aggiungendo qualche protezione su Rat-Man, oltre al traverso di ricongiungimento tra Piccettino e Rat-Man, e il nuovo breve ultimo tiro.


È probabile che, dopo la chiodatura a fix di Piccettino, ignoti abbiano infittita la chiodatura. La guida riporta infatti solo 6 protezioni ora se ne contano 14!

Gianpaolo Simonini
Gianpaolo e Marcello in un momento di svago (foto tratta da Falesie Ritrovate 2008).

Difficoltà:

(

obbligatorio)

,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:



Descrizione:

Via “lunga” solo 40m ma che in 3 tiri consente di salire la parete con più sviluppo di Varana.
Diverse ed originali le tre lunghezze.


Accesso:

Raggiungere l’abitato di Varana ed appena a fianco del sagrato della chiesa voltare nella stradina parallela a fianco e scendere per un chilometro circa.
P sulla destra in largo spiazzo prativo prima del borgo.
Link al P con google maps


Attacco:

Entrare nel borgo (fontana d’acqua e lavatoio) e dopo aver raggiunto la falesia scendere a sx fino alla base della parete N aiutandosi con qualche corda fissa.
La via attacca quasi nel punto più basso in corrispondenza di un evidente diedro nero crivellato da fix.
Tot: 10 min dal P


Schizzo via:

Da Falesie Ritrovate.

Descrizione:

L1 = 20m, 5c, 14 fix, S1

Salire il verticale diedro fessurato regolare intramezzato da qualche breve strapiombino. Giunti alla catena rinviarla lunga e traversare a SX con passo tecnico ma con buona aderenza. Sosta su catena sotto al diedro successivo.
(Il tiro sarebbe uno dei più belli di Varana se non fosse ormai completamente marmorizzato dall’uso. Qua e là qualche appoggio scavato permettono comunque la salita.)

L2= 15m, 5b, 6 fix, S1

Salire il verticale diedro fessurato con buona aderenza e bei movimenti fino ad un comodo pianoro sotto ad una evidente fessura.

L3= 5m, 5c, 4 fix, S1

Salire a destra e vincere l’ostica fessura con movimenti di incastro. Appena dopo la difficoltà si abbatte e si fa sosta su basso e scomodo anello cementato.


Discesa:

Uscire dalla via sul pianoro sommitale e dirigersi verso S fino ad intercettare il sentiero elementare che riporta alla base della falesia.
5 min alla base della falesia e 10 al P


Note:

  • Via carina e diversa dalle altre limitrofe.
  • L’unto del primo tiro è al limite tra il fastidioso e l’inscalabile. Andare oltre per avere una visione di insieme 😉

Bibliografia:

Guida consultabile grazie a G.P. Simonini e M. Lugli che ne hanno resa pubblica la fruizione.


Meteo:


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Appennino climbing Dolo relazioni Sport Climbing

delle Cuspidi

Torre dell’Amorotto , 930m | Scalelle di Monte Beccara
Civago (RE) | Appennino Tosco Emiliano

 

Dalla relazione di Gianpaolo Simonini (un apritore):

Nell’alta valle del torrente Dolo, a qualche chilometro dall’abitato di Civago (Comune di Villa Minozzo), si trova una stranezza geologica dell’Appennino: imponenti bancate di rocce sedimentate e stratificate (arenarie di Monte Cervarola), in seguito a movimenti orogenetici, hanno modificato la loro giacitura ruotando e disponendosi in modo quasi verticale. Questi spettacolari lastroni di roccia, spessi da qualche decimetro a qualche metro, formano una complessa rete di pareti frastagliate e
rotte chiamate dai locali “Palancà d’la Tura” (Palancate della Torre).
La parete principale di questa formazione s’innalza direttamente sulle acque del torrente Dolo per circa 120 metri ed ha un caratteristico profilo seghettato che ha suggerito il nome ufficiale, usato in cartografia, di “Le
Scalelle”
per questa parte basale del Monte Beccara.
La roccia della grande parete è un’arenaria macigno che alterna tratti di colore nerastro, solidissimi e molto
abrasivi, che la fanno assomigliare al granito; a tratti più fragili, di colore prevalentemente grigio-giallastro,
affetti da sfaldamenti e crolli anche imponenti, cui occorre prestare la massima attenzione.
La Via delle Cuspidi si sviluppa nell’ampia e complessa parete in cui si alternano rocce, cengie e boschetti pensili, salendo e traversando con percorso vario e avventuroso fino a terminare su due caratteristiche cuspidi ben visibili anche da lontano.

Gianpaolo Simonini

Difficoltà:

(

obbligatorio)

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:


Descrizione:

Via attigua alla più famosa ed estetica Spigolo del Dolo e che prende vita propria dalla seconda sosta della via della Spada.
Ad oggi però è la via con l’obbligatorio più basso tra le tre e se si unisce allo sviluppo di ben 8 tiri (anche se alcuni son trasferimenti) ne esce sicuramente un buon terreno di prova per cordate neofite o fresche di corsi.
E’ indispensabile il casco.


Accessi:

Accesso consueto

Poco prima dell’abitato di Civago sulla strada provinciale che collega Villa Minozzo a Civago, passata la galleria della torre dell’Amorotto, dopo qualche centinaio di metri a sx parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (pochi posti, P a lisca di pesce e vicini alle altre auto!).
Link a P

Proseguire sulla strada principale verso S per poche decine di metri ed all’indicazione “Ferrata” scendere sul sentiero tracciato che in breve conduce sul greto del torrente. Scendere sulla sponda sx idrografica del Dolo (verso N) per alcune centinaia di metri fino a che si perviene sotto alle evidenti placche verticali di arenaria ed il vicino attacco della ferrata.

Total distance: 807 m
Max elevation: 977 m
Min elevation: 809 m
Total climbing: 26 m
Total descent: -183 m
Total time: 00:36:41
Download file: dolo_attacco_vie_falesia_e_ferrata.gpx
Vecchio accesso (pre ferrata)

Parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (3/4 posti macchina) all’ingresso della galleria che sottopassa la Torre dell’Amorotto, poco prima dell’abitato di Civago, sulla Strada Provinciale che collega Villa Minozzo a Civago.

Link al P

Proseguire a piedi per il sentiero, seguendo le indicazioni “Palestra di Roccia”. Giunti alla base della Palestra di Roccia, seguire il sentiero Gazzano-Civago in direzione Civago (il sentiero costeggia, poco più in basso, la Strada Provinciale). Superati i pilastri del ponte in uscita dalla galleria, si individua poco dopo sulla sinistra il rottame di una vecchia utilitaria. Poco più avanti, sempre a sinistra, un canalone pietroso consente di scendere per circa 130 m fino al torrente. Qui, percorrendo il letto del Dolo verso valle per circa un centinaio di metri (stare sulla sinistra), si giunge ad un’ansa verso destra che conduce ad un tratto rettilineo costeggiato dal paretone di roccia sul cui filo sommitale corre la nostra via.

Si scende per qualche metro fino a portarsi sotto al diedro del primo tiro (ometto, fix visibili, 790 m s.l.m.)

Google maps link


Foto parete:

2023 © www.nikobeta.net

Schizzo:

B&W + Color (thanks to Anna Tusini)


Descrizione dei tiri:

L1 = 15m, 4c

Salire il diedrino di roccia friabile e traversare verso sinistra sulla cengia fino a trovare la sosta successiva. (! Detrito, non scaricare sotto, passaggio falesisti e ferratisti)

L2 = 25m, 5c

Si sale in placca su roccia eccellente e si segue la bella fessura leggermente verso sx, con un passo appena più difficile nelle vicinanze di una radice.
Poi fino alla comoda sosta successiva su un pulpito stando pochi m alla sx di un’altra sosta (via della Spada)
Questo tiro da solo vale la via e presenta i movimenti e roccia più interessanti di tutta questa salita e non solo 😉

L3 = 15m, 4c

Salire verticalmente in placca e rinviare su un alberello.
Vincere la soprastante breve paretina e poi portarsi con movimento decisamente a sx su una cengia erbosa ove si trova la comoda sosta su 2 fix.

L4 = 20m, 5c

Su per placca leggermente terrosa con un singolo passo impegnativo (5c). Sosta comoda alla base di un prato.

L5 = 25m, I

Trasferimento facile (anche in conserva) dapprima si sale leggermente verso sx per arrivare alla base dell’ultima verticale fascia rocciosa. Si oltrepassa l’attacco della var. Fantastica Fessura e si scende fino a portarsi appena sotto S4 ma 25m alla sua sx. Sosta nei pressi di una pianta su 2 fix alla base di uno spigolo.

L6 = 25m, 5a

Portarsi verticalmente e salire nel margine dx dello spigolo su bella e facile placca. Alla fine riportarsi a sx di 5m ove si trova la sosta alla base di un tetro diedrino chiuso da uno strapiombino. Sosta su 2 fix.

L7 = 25m, 5b+

I° CUSPIDE:
Verticalmente sotto lo strapiombino vincendolo appena alla sua dx con una fessura sopra lo stesso (p.sso 5b+), oppure più facilmente tutto a sx su gradoni (5a).
Sopra qualche movimento in placca fessurata esige ancora attenzione.
Secondo tiro più bello della via (IMHO).
Sosta su 2 fix.

L8 = 20m, 5b

II° CUSPIDE:
Ancora su placca con buon grip fino a pervenire sulla spalla dello Spigolo del Dolo dove termina (od inizia) la ferrata.
Allestire sosta comoda sulle invitanti fessure verticali con 2 friend (#2 + #1), oppure usando il fittone della ferrata (basso e scomodo).
(Sosta su 2 fix in alto a sx che noi non abbiamo usato e che paiono “forzare” gli ultimi 3 m di via, imponendo poi ad un ulteriore tiro di conserva di pochi metri per uscire.)


Rientro:

Per tornare al parcheggio si risale la dorsale rocciosa proprio sulla cresta, aiutandosi anche con il cavo della ferrata.
Alla fine di quest’ultima si incontra il libro di via in comune con la ferrata (scrivere propria ascesa).
Si continua ancora in ascesa su traccia nel bosco per qualche decina di metri fino a salire sul sentiero principale tramite alcuni gradini nella terra ed una staccionata.
Qui tenere la sx (viso monte) e scendere alla falesia dell’Amorotto da cui tramite sentiero elementare si arriva in 5 minuti di falsopiano al parcheggio.

Se si tiene la dx alla staccionata si risale poi fino alla galleria e quindi dopo è da ripercorrere per tornare al P, oppure potrebbe essere consigliata nel caso di P prima della galleria.


Ripetizione:

del 22/07/2023 con Alberto Gasparini.
Cordata amici Ivan de Iesu e Jonathan Lami su via della Spada.


Note:

  • Interessante alternativa alla arenaria macigno della Pietra
  • Molto bello il contesto ambientale e la solitudine (almeno prima della ferrata 🙁

Bibliografia:


Meteo:


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Appennino borghi da riscoprire monte calvario relazioni Sport Climbing

via Alpinisti Ovini

Monte Calvario, 780m

(link approfondimento sul Calvario) 

Montefiorino (MO)


Sulle scoscese propaggini del monte Calvario, nei pressi di Montefiorino, nelle verdi colline della provincia modenese, una alpinista di lunga esperienza, piede fermo e delicato si muove con disinvoltura sia di giorno che di notte.
La si è solita vedere in ogni momento della settimana, non c’è festivo che tenga e durante i feriali pare diminuire la sua misantropia e sovente la si può scorgere da ancora più vicino.

Anche se scala in completa arrampicata libera, in solitaria slegata per la precisione, è alquanto refrattaria ad ogni complimento. Se vi dovesse udire, anzi, alzate le gambe in velocità perché forse il vostro deretano cercherà.

Ma al termine di una delle salite qui, quando vi starete chiedendo chi ve lo ha fatto fare di essere su un rottame così, potete stare sicuri che si girerà ed un compiaciuto accenno vi porgerà.
Tra capicordata ci si intende senza parole.
Ed in effetti anche ora, non vi serviranno.
I ricordi si imprimono su tavolette di argilla quando le emozioni ne scavano i solchi, così come si dissolvono nell’etere quando le parole si ammassano, senza cura per le stesse.

La pecora del Calvario al sole invernale.
La pecora del Calvario durante un ritorno all’imbrunire.

Apritori:

Difficoltà:

Obbligatorio:

,
,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

,

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:


Accesso:

Da N:
Arrivare a Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in grande spiazzo sulla dx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)

Da S:
Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino (MO). All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete).
Dopo poco P in grande spiazzo sulla sx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)


Attacco:

Tramite la strada asfaltata dirigersi verso S e non appena un sentiero sale verso dx prenderlo fino ad un ampio anfiteatro di terriccio rosso. Prendere una flebile traccia che sale alla sx (ometto) ed inoltrarsi nel bosco con andamento orario a semicerchio, proprio sul ciglio dell’anfiteatro di cui prima (alcuni bolli rossi ed ometti).
Si sale per tracce verso N ed poco dopo un breve diedrino si punta ad una nera costola rocciosa, alla cui base della parete, una targhetta (foto) e 2 fix identificano l’attacco della via.
Tot: 10÷15 min dal P


Descrizione generale:

Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale alla vetta del monte Calvario cercando le pareti con la roccia od estetica migliore.
Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza, se non in sporadici casi. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate.
Anche se l’apertura è stata condotta tutta in artificiale dal basso (a parte l’ultimo tiro) la chiodatura presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.

Nel complesso una salita esplorativa e discontinua che però permette qualche tiro di corda interessante ma soprattutto passare una mezza giornata in un contesto ambientale unico e severo, malgrado la quota e la lussureggiante flora.


Foto Parete :

Foto parete da E dalle miniere di Toggiano.
L2 + L3 + L4 visti dopo L1

Schizzo via:


Descrizione tiri:

L1 = 20m, 6a, S1 (11 fix):

Dalla targhetta alzarsi qualche metro verso sinistra su placca verticale con atletica arrampicata facilitata da qualche presa migliorata. Seguire la fessura a banana verso SX standone sotto e salendo alla sosta non appena è possibile. Sosta comoda su 2 fix con cordone.

Trasferimento 1 = 50m:

Traversare a dx (1 fix) e rimontare sulla cresta invertendo il senso fino ad un albero ove recuperare il compagno/i. Attraversare il canale detritico e portarsi nell’altra parete nera alla base di un diedro, qualche metro a dx di una evidente vena bianca, in una nicchia con 1 fix.

L2 = 30m, 6a, S2 (9 fix ):

Dalla sosta (1 fix) alzarsi a sx per un friabile pilastrino (utile friend #1) e poi per placca fino ad un comodo terrazzino. Da qui con determinazione vincere la nera placca sovrastante usando una bella fessura a sx per degli inconsueti incastri di dita (utile friend #0.5 o #0.75). Appena sopra le difficoltà calano e si rinvia una insolita clessidra se si ha un cordino appresso. Ancora per fessura fino ad un ristabilimento su detrito e sosta su pianta con cordoni e maillon.

Trasferimento 2 = 25m:

Traversare a sx puntando alla base del caratteristico gendarme roccioso con orecchia. Sosta su 1 fix alla base dell’orecchia (tenersi un poco lunghi sulla sosta in modo da spostarsi dentro all’orecchia al bisogno 😉

L3 = 20m, 6a, S1 (9 fix ):

Alzarsi verticalmente alla sosta aiutandosi in sostituzione sull’orecchia o con più difficoltà in placca a sx (attenzione a quello che si scarica che finisce in sosta sotto). Ad un certo punto si deve andare in piena placca sotto ad un breve strapiombino che si vince leggermente a sx, usando una rovescia in una rientranza e con buoni appigli netti ma di difficile lettura (2m di 6a). Sopra il terreno diviene elementare ma terroso (1 fissa), quindi si esce sulla dx su cresta esposta fino ad un albero con catena di sosta.

(Il tiro originale traversava a sx ed entrava nel diedro camino che si forma tra i due gendarmi rocciosi. Questo tiro è sconsigliato per via della pessima qualità della roccia.)

Trasferimento 3 = 40m:

Traversare per tracce di sentiero puntando alla forcella che si forma tra la cima principale e la cresta ove poggiamo i piedi. Allestire sosta nei pressi della forcella su 2 resinati, oppure se si vuole interrompere la scalata uscire per sentiero attrezzato sulla dx e che conduce alla croce in vetta (5 min).

L4 = 40m, III 1, p.sso 5a, S1 (8 fix + 6 resinati ):

Salire su terreno facile ma detritico alla base del tetto a banana con andamento verso sx. Traversare poi per cengia accennata su detrito, erba e terra fino a doppiare lo spigolo con un passo delicato (5a). Ora per roccia delicata seguire i resinati fino ad una nicchia alla base di un pilastrino (se tirano le corde possibilità di allestire una sosta intermedia su 1 resinato + 1 friend #2 in buco).
Salire il pilastrino e poi per terreno più facile traversare sotto lo strapiombo della cima fino alla sosta inox omologata (libro di via).

Tiro facile ed alpinistico che regala una bella visione dei pillows, vene di quarzo e formazioni magmatiche però si svolge su pessima roccia lasciata intenzionalmente poco ripulita per dare modo ai ripetitori di “intuire” il terreno di gioco di chi apre le vie.


Discesa:

  • Dalla cima le difficoltà sono finite e si può scendere per sentiero fino all’eremo e da li si imbocca sulla sx la traccia che scende per il “parco delle ofioliti” fino al greto di un torrente. Ora in breve si è sul ponticello di legno e si sbuca sulla strada asfaltata e quindi al P.
    Tot: 15/20 min
  • discesa in doppia sconsigliata ma attrezzata e possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta usando, nel caso, la traccia per bosco a dx dell’ultimo tiro.

GPS:

Powered by Wikiloc

Note:

  • Malgrado la fitta spittatura e l’opera di pulizia sui primi 3 tiri la salita riserva comunque un certo “ingaggio psicologico” soprattutto per chi non è abituato a muoversi su terreni friabili.
    Il tatto e sensibilità che si può maturare su queste rocce vi sarà però di prezioso ausilio su ben altre strutture e gruppi montuosi 😉
  • utili ma non indispensabili qualche friends medio grande #1, #2 ed un cordino per integrare ove possibile.
  • roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
  • Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.
  • Il nome pare derivi da un voluto doppio senso che mette in discussione la poca curiosità e fantasia dei moderni alpinisti, tutti intenti a mettersi in coda agli attacchi delle vie più blasonate o di moda sui social, ma completamente ignoranti delle infinite possibilità che la fantasia ed un sano spirito esplorativo, possono portare nella loro vita.

Bibliografia:


Meteo:

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Appennino borghi da riscoprire relazioni rock climbing Sasso Tignoso via arrampicata ambiente

Camino Betta

Pilone Ventrale del Sassofratto (o Sprone di Monte Prado) 1956 m

Civago (RE)

Via intitolata e dedicata alla giovane Elisabetta Magnani che ci ha lasciato a soli 18 anni.
Siamo sicuri che questa vietta, salita in compagnia del papà Alessandro ed i fratelli Gioele ed Ester, le sarebbe piaciuta tanto.

Anna e Nicola, 2022

Via esplorativa in un contesto di grossi affioramenti sedimentari a lame stratificate che denotano il versante settentrionale del monte Prado e Cipolla, nell’appennino Reggiano al confine con la Toscana.
Il nome Sassofratto deriva probabilmente proprio da questa peculiarità osservabile non solo dal rifugio Segheria bensì già vicino all’abitato di Civago. In effetti la quota è fra le più elevate dell’appennino e regala alla salita quel sapore di “alto” che permette allo sguardo di perdersi nell’orizzonte assai ampio.
La via è corta e riservata ad amanti di una arrampicata che solo sulla carta è plaisir. In equilibrio precario su una liscia ma rugosa placca a pochi passi dal comodo canale, e poi su, dentro ad un regolare camino delimitato dal taglio netto della montagna. Quando si entra nelle sue viscere ci si sente quasi protetti, compressi in un abbraccio dalla pelle anziana si cerca di sgusciare verso l’alto ove un macigno appoggiato alle due pareti pare attenderci prima di staccarsi.
Decisamente una arrampicata fuori moda ma anche per questo unica nel suo genere, soprattutto in appennino.


Apertura

A.Tusini, N. Bertolani, 4 giornate dal basso giugno-ottobre 2022 (prima salita certa).


Accesso:

Giungere al rifugio Segheria 1410m tramite il sentiero 605 da P case Civago (1100m) oppure più brevemente tramite il sentiero 681 nei pressi del P prima della sbarra sopra al Rio Lama (1500m circa).


Attacco:

Dal rifugio Segheria imboccare il sentiero 605 verso il rifugio Battisti ma abbandonarlo a quota 1500m circa quando si prende a SX la deviazione per il 605BOlinto Pincelli” (fonte del Dolo sul tragitto).
Si passa una radura di vegetazione palustre e poco dopo si prende a sx il 633 SPP per Bocca di Massa.
Salire ancora per sentiero, ora più esposto, fino a quota 1700m circa ove all’uscita dal bosco nei pressi di un grosso ometto sulla sx si abbandona il sentiero principale per salire a dx, su una frana, per tracce di sentiero segnate da ometti e bolli rossi.
Su per prati, dapprima per crinale e poi con direzione antioraria, si giunge presto l’attacco della via ove è visibile la targhetta.

Tot: 75/90 min dal rif. Segheria


Schizzo via (PDF scaricabile):


Descrizione:

L1 = 20m, 6a, p.sso 6b (6 fix) Sosta su 2 fix

Salire il vago diedrino a sx della targhetta fino alla verticale balza tagliata orizzontale da due accennate cenge, conquistare la seconda e traversare verso destra su sempre più poveri appoggi e sempre più tecnica placca.
Delicato passo chiave finale in leggera discesa (6b facilmente A0-abile).
Sosta comoda alla base del camino.

L2 = 25m, 5a, 1 p.sso 5c (8 fix) Sosta su 2 fix

Su per il camino, aggirandolo inizialmente sulla dx. ma appena possibile entrandoci con convinzione e schiena salda. Dopo due rinviate riportarsi sulla gobbosità di dx tagliata da una fessura che termine presto e ci impone tornare nel camino. Altro faticoso passo e poi le pareti si allargano e divengono più lavorate permettendo un facile arrivo alla sosta appesi su 2 fix (più cordone per eventuale doppia).
Sosta comoda ma con agghiacciante macigno come spada di Damocle.

L3 = 20m + 5 trasf, 4c, 1 p.sso 5c , Sosta su 2 fix

Ancora più convintamente nel camino dapprima sfruttando una bella fessurazione (proteggibile con friend #0.5 ed #1), e poi ad incastro cercando di estendersi oltre i primi due ostici fix. Superati il camino si apre su terreno più facile ma detritico (! non muovere sassi), si tiene quindi la sx rinviando vicino ad una estetica lama e poi su diedrino muschioso che in breve porta alla sosta in coma su due fix con anello. Corda fissa appena prima per evitare di smuovere sassi.
Sosta comoda su cengia erbosa e libro di vetta in grottino.


Difficoltà:

5b, 5c, passo di 6a e 6b (5b obbl.)
3L, 70m, S1, D+, 2 imp.

Discesa:

Con 2 doppie a soste attrezzate (30m + 20m) oppure una unica da 50m si torna nei pressi dell’attacco.
A ritroso fino al rif. Segheria.

TOT: 60 min circa fino al rifugio.


GPS:

Total distance: 2939 m
Max elevation: 1862 m
Min elevation: 1416 m
Total climbing: 655 m
Total descent: -212 m
Total time: 03:10:48
Download file: Sassofratto.Pilone.Ventrale.gpx

Note:

  • Salita resa possibile anche grazie all’ottima disponibilità ed accoglienza del rifugio Segheria, che ci ha ospitati per due notti e rifocillato a dovere con ottimo cibo e vino. Grazie Sara, Marcello e tutto il giovane staff.
  • Arenaria macigno ci così pregevole fattura si trova raramente dalle nostre parti, a volte pare più essere su granito o fortunato gneiss. L’uscita e qualche lama instabile però riporta alla realtà, è richiesta quindi sensibilità e tatto alpinistico soprattutto al primo di cordata e si sconsigliano più cordate in fila.

Con nostra somma sorpresa e completa ignoranza, abbiamo scoperto la via era già stata tentata siccome abbiamo trovato un chiodo a lama con rinvio abbandonato databile anni ’90.
Da una ulteriore indagine si scoprì che il tentativo fu di P. Tamagnini ed A.Montanari (Sturno) in invernale nel 1986!
Questo il chiodo piegato trovato con il rinvio che ha subito pure un cospicuo volo, ora visionabile presso il rifugio Segheria.


Bibliografia:


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