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couloir goulotte ice climbing Piccole Dolomiti relazioni vajo

Transiberiana Express

Cima Mosca 2141m

gruppo Carega – Piccole Dolomiti (Vi)



Apritori:

Matthias Stefani (capocordata) e Nicola Bertolani  il 07/12/2019 e  07/02/2020.


Accesso:

da SUD:



Giungere al rifugio Campogrosso (1464m), parcheggiare qui (link) oppure se la strada fosse chiusa per neve, salire in circa 1 ora il ripido sentiero delle Mole (143A) parcheggiando presso il tornante (link) prima oppure direttamente al rifugio La Guardia (1099m).
Imboccare il 157 che in falsopiano e con lungo giro traversa prima il Giaron della Scala, poi il Pra degli Angeli ed infine il Boale dei Fondi (discesa classica).
Oltrepassare quest’ultimo e raggiungere la vicina Sella dei Cotorni. Proseguire, ora in discesa, per il 158 fino ad immettersi nel bacino dei Colori.
Risalire l’omonimo Vajo pervenendo, dopo circa 50m di dislivello, ad un bivio: tenere l’impluvio di sinistra (a destra si va verso il Vajo Camosci).
Portarsi a ridosso dell’evidente parete nord di cima Mosca e quindi ad un secondo grande bivio: a destra si prosegue per il Vajo dei Colori, mentre l’ampio canalone di sinistra porta al Vajo Valdagno.
In prossimità del primo stretto intaglio obliquo, poco a sinistra del punto più basso della parete, si trova l’attacco (in comune con la via Bettega-Maslowsky).
Tot: 1÷1.5 h da Campogrosso o 2÷2.5 h dal tornante prima del rif. La Guardia.

da NORD (soluzione sconsigliata ma possibile):



Giungere alla frazione Ometto (1050m), sopra Specchieri e parcheggiare alla fine della strada prima di una galleria (maps link).
Prendere l’incompiuta strada Obra-Passo Campogrosso e dirigersi verso S.
Giunti in prossimità  di un ruscello si scorge a dx il canalone delle Giare Larghe (Vaio dei Cavai, Basilio e vajo dell’Uno), ignorare il bivio e proseguire lungo la stradina.
Si percorrono circa 3 km dalla galleria di Ometto passando il primo ponte con cartello Bocchetta del Cherlong e dopo un altro km il secondo ponte (1290m), da cui il vajo dei Colori è ora ben visibile.
Se l’innevamento è cospicuo risalire lungamente l’omonimo Vajo ma ahimè spesso ci sono risalti scoperti di difficile salita (III grado).
In tal caso è più proficuo proseguire per la strada per un altro km lasciando il Sojo dei Cotorni sulla dx, fino a giungere sotto al Boale dei Fondi (1380m circa). Abbandonare quindi la strada e risalire fino a valicare l’omonima sella dei Cotorni (1650m).
Proseguire, ora in discesa, per il 158 fino ad immettersi nel bacino dei Colori.
Risalire l’omonimo Vajo pervenendo, dopo circa 50m di dislivello, ad un bivio: tenere l’impluvio di sinistra (a destra si va verso il Vajo Camosci).
Portarsi a ridosso dell’evidente parete nord di cima Mosca e quindi ad un secondo grande bivio: a destra si prosegue per il Vajo dei Colori, mentre l’ampio canalone di sinistra porta al Vajo Valdagno.
In prossimità del primo stretto intaglio obliquo, poco a sinistra del punto più basso della parete, si trova l’attacco (in comune con la via Bettega-Maslowsky).
Tot: 2.5÷3 h dal P.


Difficoltà:

AI4, M5, V, 80°, TD+, R3
600m, 11 L, III imp.


Schizzo e relazione PDF:


Descrizione salita:

  • L1: Risalire il solco obliquo tra brevi colate ghiacciate fino ad una nicchia gialla dove si sosta
    45 m; 50°, 60°, 70°, brevi passi di misto. Sosta su 2 chiodi con cordone e maillon di calata.
  • L2: Spostarsi a destra della sosta e vincere un tratto verticale di misto sfruttando sottilissime rigole ghiacciate che accompagna ad una goulotte appoggiata; proseguire ora facilmente fino ad un anfratto dove si sosta
    50 m; M4, poi 50°, 2 chiodi. Sosta su su 2 chiodi con cordone e maillon di calata.
  • L3: Rimontare la nicchia sulla destra superando un breve tratto di ghiaccio verticale, quindi seguire il solco innevato che via via diviene più ampio e appoggiato fino alla sosta, posta sulla sinistra nei pressi di un anfiteatro roccioso
    50 m; passo di ghiaccio a 75° poi 40°/45°. Sosta su 2 chiodi e 1 nut incastrato con cordone e maillon di calata.
  • L4: Risalire un canalino a dx del grande camino strapiombante che accompagna ad un muro di neve verticale; vincerlo e proseguire fino ad una cengia posta sotto ad un enorme ed evidente tetto. Seguirla pochi metri verso sinistra fino alla sosta situata alla base di un angusto camino strapiombante
    50 m; ghiaccio a 70°, breve tratto a 80°, passo di M3. Sosta su 2 chiodi e una clessidra con cordone e maillon di calata.
    — fino a qui si è percorso l’itinerario Goulotte Mosquito
  • L5: Attraversare il largo camino abbassandosi di pochi metri a sx per portarsi sull’altra parete. Iniziare un traverso ascendente su roccia delicata sfruttando delle sottili tacche orizzontali fino a doppiare lo spigolo su una cengia esposta e friabile. Ora salire decisi e portarsi su un pendio esposto che con andamento verso SX accompagna alla base del successivo lungo camino. Si sosta sulla SX di quest’ultimo su 2 chiodi.
    25 m; V, 70°, 1 sasso incastrato con cordone, 1 chiodo, 1 clessidra con cordino.
    ( ! Non salire il camino sopra S4 anche se presenta due invitanti cordoni. Questi sono rimasti dal primo tentativo.)
  • L6: Risalire il camino sfruttando una sottile rigola ghiacciata fino ad un breve strapiombo. Superarlo (passo chiave, utili friend medi) ed immettersi in un solco nevoso appoggiato che dopo pochi metri diviene una goulotte di ghiaccio. Sostare pochi metri prima della fine dal canale sulla sinistra.
    55 m; M3, M4, M5, ghiaccio a 80°, poi 60° e ghiaccio a 70°. 2 chiodi e un cordone su masso incastrato. Sosta su 2 chiodi sulla parete di sinistra.
  • L7: Percorrere gli ultimi metri del canale fino allo spallone N/O e con un lungo traverso ascendente verso destra portarsi nel versante Nord-Ovest. Sostare alla base di un canalino ghiacciato
    55 m; 50°/60° e ghiaccio a 70°. Sosta da attrezzare su ghiaccio.
  • L8: Salire il canalino e successivamente alcune colate ghiacciate, quindi spostarsi verso destra ed immettersi in un ampio canale nevoso. Sostare sulle rocce di destra al principio del canale.
    55 m; M3, tratti di ghiaccio a 70°. Sosta su 1 chiodo con cordone da rinforzare con friend medio-piccoli.
  • L9, L10, L11: Proseguire per il bel canale nevoso che accompagna, con pendenze medie, al pendio finale di cima Mosca.
    220m circa; 50°/60° tratti a 70°, possibilità di sostare con fittoni o protezioni veloci.

Discesa:

Per il ritorno a Campogrosso (S):


Scendere per la facile cresta verso sud.
Dopo poche decine di metri abbandonarla e abbassarsi a sinistra sul Boale Mosca che inizialmente è assai ripido. Possibilità di calarsi dai vari mughi, (lasciato mugo attrezzato con cordone bianco e maillon rapid).
Scendere fino a ricongiungersi con il Boale dei Fondi e poi ad intersecare il sentiero 157 che riporta comodamente al rif. Campogrosso.
Tot: 1.15/1.30 h per Campogrosso



Per il ritorno ad Ometto (N):


Scendere il pendio verso sud ed appena possibile congiungersi con la traccia più in basso che sale verso N e porta al rif. Fraccaroli e cima Carega.
Passare la Bocchetta Mosca e stare sotto alle varie guglie sulla dx, puntando al rif.Fraccaroli.
Quando si è passato il Molare e prima della Sfinge, prendere l’omonima sella a quota 2115m e li scendere sulla dx sull’altro versante ad imboccare il boale di Pissavacca.
Lo si percorre fino a ricongiungersi a quota 1200m circa con la strada che riporta comodamente al P ad Ometto.
Tot: 2/2.5 h per P Ometto.


Materiale:

N.D.A. , 2 corde da 60 m, 2 piccozze (1 con martello), cordini.
Consigliato:

  • una serie di friend fino al n. 2 B.D. (può essere utile doppiare le misure n. 1 e 2 B.D.)
  • 3/4 viti da ghiaccio corte
  • 1 fittone o corpo morto
  • qualche chiodo per ogni evenienza.

Note:

  • Itinerario di ghiaccio e misto che vince i punti più vulnerabili della parete N-NO di cima Mosca seguendo, con linea logica, una serie di solchi nevosi, camini e goulotte ghiacciate.
  • Nella prima parte alcuni tratti sono in comune con il percorso seguito da O. Menato e N. Savi nell’estate del 1932 (in parte franato).
  • La prima lunghezza è in comune con la via Bettega-Maslowski (A. Peruffo, I. Ferrari, 2005) mentre l’uscita in vetta è in comune con Magic Couloir (T. Bellò, M. Vielmo, 1998).
  • E’ possibile percorrere solamente le prime 4 lunghezze denominate “Goulotte Mosquito” link, tornando all‘attacco con 4 corde doppie (soste attrezzate per la calata, 2 corde da 60m).
  • La gradazione si riferisce alle condizioni dell’itinerario in data di apertura che erano di ottimo rigelo ma secche. Con maggiore innevamento le difficoltà risultano sicuramente minori tranne che il traverso di L5 che si mantiene su roccia scoperta anche in caso di forti precipitazioni nevose.
  • La prima ripetizione è stata fatta da Serafino Ripamonti (Ragni di Lecco) e Marcello Sanguineti (CAAI) seguiti dai toscani Gian Carlo Polacci (CAAI) e Gionata Landi.
  • Durante le successive ripetizioni sono stati aggiunti 2 chiodi sul traverso di L5 rendendolo così più protetto ma anche snaturandolo. Si invitano i successivi ripetitori a non lasciare altro materiale fisso in parete pena perdere le caratteristiche e bellezza di questo tipo di salite.

GPS:


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Cartina:

Green = Avvicinamenti da S e N
Rosso = Itinerario
Viola = discese da S e N

Lo Zaino 11:

pag.120 articolo su Lo Zaino 11

Meteo:



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goulotte Mosquito

Cima Mosca 2141m

gruppo Carega – Piccole Dolomiti (Vi)

“Tin, tin, tin …

Dai con quel màrteleeeto …

batèo quel ciòdo òsti, non te ghè fè mia male…


Apritori:

Da una idea e realizzazione di Matthias Stefani e con Nicola Bertolani (solo secondo) il 07/12/2019


Accesso:

Dal rifugio Campogrosso 1464m, parcheggiare qui (link) oppure se la strada fosse chiusa per neve, salire in circa 1 ora il ripido sentiero delle Mole (143A) parcheggiando presso il tornante (link) prima del rifugio La Guardia (1099m). Imboccare il 157 che in falsopiano e con lungo giro traversa prima il Giaron della Scala, poi il Pra degli Angeli ed infine il Boale dei Fondi.(discesa classica).

Oltrepassare quest’ultimo e raggiungere la vicina Sella dei Cotorni. Proseguire, ora in discesa, per il 158 fino ad immettersi nel bacino dei Colori. Risalire l’omonimo Vajo pervenendo, dopo circa 50m di dislivello, ad un bivio: tenere l’impluvio di sinistra (a destra si va verso il Vajo Camosci).

Portarsi a ridosso dell’evidente parete nord di cima Mosca e quindi ad un secondo grande bivio: a destra si prosegue per il Vajo dei Colori, mentre l’ampio canalone di sinistra porta al Vajo Valdagno. In prossimità del primo stretto intaglio obliquo, poco a sinistra del punto più basso della parete, si trova l’attacco (in comune con la via Bettega-Maslowsky).


Difficoltà:

AI 3, 80°, M4, TD-, R3, II imp.
4L, 190m


Relazione salita:

tiroSviluppodifficoltàprotezionidescrizione
L14560°, AI 3friends
#0,5 ÷ #2
Risalire lo stretto canalino obliquo verso sx (50°), vincendo alcuni brevi facili passi di misto (60°/70°), fino ad una piccola nicchia nei pressi della quale si sosta su 2 chiodi (lunghezza in comune con la via Bettega Maslowsky di A.Peruffo e I. Ferrari-2005)
L250M4,  50°2 chSpostarsi a dx della sosta e vincere un tratto verticale di misto sfruttando sottilissime rigole ghiacciate (2 chiodi con cordone in loco, M4) che accompagna ad una bella goulotte appoggiata (50°). Proseguire ora facilmente fino ad un anfratto dove comodamente si sosta su 2 chiodi.
L34570°, 45°Rimontare la nicchia sulla destra superando un breve tratto verticale (breve passo di misto, 70°) quindi seguire il bel solco innevato che via via diviene più ampio (40°/45°) fino alla comoda sosta (2 chiodi + 1 nut incastrato), posta sulla sx nei pressi di un caratteristico anfiteatro roccioso.
L45040°, 80°/ M3, 50°friends
#0,2 ÷ #0,5
Risalire la parete ghiacciata a dx del grande camino strapiombante (70°/75°) che accompagna, con un tratto di misto (M4) ad un muro di neve verticale (80°, utile friend di piccola misura); vincerlo e proseguire fino ad una cengia posta sotto ad un enorme ed evidente tetto. Seguirla pochi metri verso sx fino alla comoda sosta su 2 chiodi e 1 clessidra.
sviluppo190   
gradazione AI 3, 80°,M4, TD-, R3, II imp., 190m  

Schizzo:

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Discesa:

Tramite 4 calate lungo l’itinerario di salita:

  1. da 40m perpendicolare alla sosta lungo il camino sottostante
  2. da 40m lungo il solco nevoso
  3. da 40m lungo il solco
  4. da 20m lungo il solco perpendicolare alla prima sosta.

Tutte le soste sono state attrezzate per la calata con cordoni dinamici e maglia rapida. Durante la calata prestare attenzione ad eventuali cordate in salita (sempre visibili).


Note:

  • Da S4 proseguendo si può uscire in vetta a Cima Mosca tramite l’itinerario Transiberiana Express (link)
  • L’itinerario ricalca in parte il percorso estivo seguito da O.Menato e N.Savi nell’agosto 1932 mentre la prima lunghezza è in comune con la via Bettega-Maslowsky di A.Peruffo e I. Ferrari del 2005.
  • La gradazione si riferisce alle condizioni dell’itinerario in data 07/12/2019. Con maggiore innevamento le difficoltà risultano sicuramente minori.
  • Dall’ultima sosta Stefani ha proseguito per altri 25m sull’ angusto camino strapiombante, con elevate difficoltà per altri 25m, lasciando 2 cordoni in loco che non devono trarre in inganno.

GPS:


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Meteo:


Meteo Recoaro Mille

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couloir dell’H

Monte Nero 3344m


Preparazione.

In questa estate anomala ed autunno avaro di temperature basse, trovo completamente soddisfatta la voglia di roccia, ma non quella di ghiaccio e soprattutto di alta montagna.
Questo couloir lo corteggio da anni siccome è spesso uno dei primi ad andare in condizioni già dopo le prime nevicate autunnali. E così è stato anche quest’anno.
Complice una imbeccata da un report dagli nostri vicini “Alpinisti del Lambrusco” propongo la salita ad Andrea.

La prima settimana salta ma quella dopo tutto sembra volgere alla fatidica parola: “Andiamo !”
Partiamo dopo lavoro, stanchi ed un poco svogliati, ma partiamo.
A volte la cosa più difficile è proprio questa.
Passiamo in rassegna sulla valle del Sarca il Colodri, Coste Anglone, Casale, Cima alle Coste, il Brento e poi il Dain. Tutti lì in fila di notte ci incutono ancora più timore ma anche attrazione.
Ne parlo con Andrea ma lui ormai è già con la testa in Val d’Amola.
Ed allora andiamo, carichiamo gli zaini, le stelle imbiancano i passi da seguire ed in breve siamo al rifugio Segantini.
Ci aspettavamo la fila ed invece saremo i soli per tutta la notte. L’uscita infrasettimanale ha i suoi pregi.
Esco per qualche foto.
La notte e posizione regala una stellata degna di un 4000, ma ho scordato a casa l’obiettivo buono e ben poco riesco a catturare.
Torno dentro. La stanza a lume di candela è molto confortevole ma vediamo i nostri fiati cristallizzarsi.
Dormiamo qualche minuto.

Sveglia alla 3.

Suona ma la ignoriamo. Svogliatamente apriamo i thermos che fumano un caffè caldo. Andrea offre dell’ottimo pane e le forze riprendono i nostri corpi.
E’ ora di uscire.
Ci mettiamo in marcia e due frontali partite da giù ci raggiungono e superano.
Le lasciamo andare avanti e ne ignoriamo la salita, quasi a volerci godere da soli la “nostra Montagna” oggi.
In effetti dopo poco perdiamo le loro flebili luci, loro hanno deviato sulla morena appena dopo i laghi, noi sbagliandoci no.
Saliamo sulla schiena d’asino su cui scorre la normale alla Presanella, ed in poco tempo prendiamo quota. Addirittura troppa.
Alle prime luci dell’alba ci accorgiamo occorre abbassarsi.

Il monte Nero è davanti a noi, ma il versante è quello errato.
Giù per un bel canale che ci farà perdere un centinaio di metri e poi su di nuovo a mezza costa ormai a seguire l’evidente parete N del monte Nero, dopo cui si staglia l’imponente Est della Presanella.
Siamo di nuovo in Montagna e la sensazione di dividerla con un amico mi pervade ed appaga.

Attacco del canale.

Qualche spindrift evidente su altre colate. La nostra ha però sopra i due ragazzi che paiono avvantaggiati solo di pochi minuti. Ci ripariamo sotto ad un masso basale. Tutto quello che tirano giù finisce a destra ed a sinistra.
Un ghiacciolo trova il mio braccio, imprecazione e fretta di partire:  « Dai che andiamo ! »
Finisco la corda e con qualche passo in conserva uniamo i primi due tiri facendo sosta a destra del canale e prendendo quasi la quota dei due nuovi compagni di scalata.
Meglio non star troppo distanti per studiare le loro mosse. Spaccano il giusto ma purtroppo avvisano zero e quindi tutta la salita sarà costellata da costanti e ripetitive sorprese.
Evitare la ressa sulle cascate e goulotte! Lo sappiamo ma ci ricapitiamo sempre dentro.

Il couloir è bello. La neve a tratti portante. Il ghiaccio affiora ma impone di sapere progredire anche senza.
Le soste sono spesso da attrezzare e rinforzare su granito. Nulla di particolarmente difficile, anzi, però un po’ di esperienza alpinistica è richiesta e gradita.
Ci stiamo proprio divertendo e l’ambiente man mano si sale si apre e da assuefazione.
In conserva protetta ed un po’ a tiri, arriviamo al primo salto di misto. Pare un poco più ostico che dalle relazioni ed in effetti così è.
Non si trova neve portante sul crux e pure la roccia pare a placche spioventi, le piccozze una volta caricate perdono l’appiglio. Anche se il chiodo è sotto occorre trattenere il fiato e forzare il giusto.
Siamo fuori.
Pronti per il secondo salto di misto che dovrebbe essere il chiave.
Stranamente va via più liscio di quello sotto, bene.
Andrea ora si mette in testa e si gode forse uno dei tratti più belli. Una serpentina tra blocchi granitici e qualche passo di misto che depositano direttamente sotto alla marcata cornice, bucata a V sul suo lato destro.

Vedo il sole, Andrea mi sorride, siamo fuori ed è una magnifica giornata, tersa e calda come solo l’autunno può dare.

Non si ha per nulla voglia di scendere.
Ci godiamo un po’ di sole.

Poi però l’orario ci ricorda la discesa non è breve e via che ci si incammina sulla normale sud alla Presanella. Non banale neppure questa visto che qualche passo è da forzare coi ramponi che gracchiano sul granito soleggiato oppure tirare un cavo seppellito nella neve, che poco o nulla agevola sui ripidi ed instabili pendi di neve.

Il tramonto infiamma un laghetto ed il Brenta si incorona a re in questo specchiarsi di certezze, amicizia e sogni.

L’Alpinismo che amo.


Scheda salita:

Zona MontuosaAlpi Retiche Meridionali
SottogruppoAdamello – Presanella
Località di PartenzaP malga Valina d’Amola (TN)
ParcheggioVicino a Malga Valina d’Amola, Link a MAPS
Punti d’appoggiorifugio Segantini 2378m
Acquanumerosi corsi acqua nei pressi del rifugio
Dislivello avvicinamento [m]300+600
Dislivello itinerario [m]400
Sviluppo itinerario [m]600
Quota partenza [m]2000
Quota arrivo [m]3344
Bibliografia consigliataPRESANELLA ROCK & ICE
Versante meridionale
Francesco Salvaterra
Cartografia utilizzataKompass 639
Tipologia itinerariovia Ghiaccio / misto
Tipologia rocciaGranito
GradoAI 3, WI 2, M4
ImpegnoIII
Difficoltà globaleD+
ChiodaturaR3
MaterialeNDA + serie friend e nuts + 3 viti ghiaccio + 2 chiodi + 2 corpi morti o fittoni
Esposizione prevalenteN – NE
Tempo impiegato avvicinamento3h
Tempo impiegato salita6h
Tempo impiegato discesa3,5 h
CompagniAndrea Pellegrini
Libro di vettaSI, al rifugio
Giudizio8
ConsigliataSi. Ambiente molto suggestivo. Linea che ricorda le più facili goulotte del Bianco.
Link utiliPlanetmountain

Apritori:

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Difficoltà:

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Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

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Bellezza:


Tracciato

Tracciato via
Tracciato via

Schizzo e relazione via


Cartina

Tracciato percorso
Tracciato percorso

GPS


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Meteo:

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Alpi Occidentali Alta Quota couloir goulotte Gruppo montuoso ice climbing monte Bianco relazioni

Modica Noury goulotte

Mont Blanc du Tacul 4268m

Monte Bianco – Alta Savoia (FR)

Prima salita del 24 giugno 1979Gilles Modica e Antoine Noury


Mi rigiro nel letto, non che non abbia sonno ma quel nome e quella parete mi inquieta non poco.

La linea è troppo estetica ed affascinante per non rimanerne soggiogati in un mix di eccitazione, bramosia e timori arriva il fine settimana in cui Andrea e Gianluca ci precedono, mettendo il naso in quel paradiso alpinistico che è il Monte Bianco.
Li seguo a distanza di webcam, le condizioni non sono come da previsioni, ma li è quasi una costante.
Alla fine saliranno la N della Tour Ronde in condizioni pseudo invernali, vedo le loro facce ed ascolto il loro racconto e mi convinco che oltre che bravi, hanno avuto anche del pelo e le condizioni sono tutte una incognita.
Giro di telefonate la sera prima della partenza, non ultima all’amico toscano Omar che mi riporta di una goulotte Valeria magra, secca e che definisce come: “Bella … sai noi siamo abituati alle Apuane!” 
Il morale scema, la motivazione pure.

Salire una goulotte così impegnativa con condizioni non ottimali, penso sia un azzardo e fuori dalla nostra portata, mia almeno.
La mattina del lunedì decidiamo comunque di partire, la finestra di bel tempo pare dilatarsi di almeno 3 giorni e con base al rif. Torino, c’è tutto un mondo alpinistico da scoprire e salire. Qualcosa faremo di sicuro, ci diciamo vicendevolmente quasi ad auto convincerci.
Molti deboli segnali remano contro: un bando online in scadenza che non si sblocca con conseguente partenza ritardata, svincolo autostradale per Reggio interdetto, chiamate di clienti con urgenze dall’apparenza non prorogabili, telepass difettoso che emette strani lamenti e non apre le porte.
Tiriamo dritto ed alle 15.40 il nostro sguardo si apre alla meraviglia delle cime e pendi ancora innevati, mentre si guadagna vigliaccamente quota grazie alla funivia.

Giunti al rifugio pochi alpinisti ed ancora meno turisti in giro.

Bene, almeno un po’ di pace siamo sicuri di trovarla.
Mentre una guida francese è intenta al sole, a rifare il filo ai vissuti ramponi entrano due ragazzi piemontesi già al primo sguardo specialisti ghiacciatori. Scambiamo due parole ed i due appena scesi dalla Modica Noury, ce ne lodano la linea e bontà della materia prima. Peccato solo per un incidente occorso il giorno prima, sembra a causa di una scarica di sassi.
Ottima accoglienza e cena al rifugio Torino, concordiamo colazione alle 4.00 e dopo mezz’ora siamo i primi imbragati e pronti ad abbandonare il tepore del rifugio.

Appena fuori dalla porta veniamo investiti da una pala di vento gelido, i guanti leggeri si dimostrano insufficienti ed in men che non si dica capiamo sarà dura anche solo attaccare la via, soprattutto per i primi tiri in roccia. Proviamo a legarci in cordata nel tunnel in lamiera appena fuori, ma le raffiche sollevano già li la corda ed appare distintamente una nuvolosità e variabilità non prevista. Dentro di me ricordo che sul “Bianco” nulla è scontato, neppure la traversata del Gigante che in buone condizioni sarebbe simile ad una passeggiata in quota.
Seguono alcune scenette comiche dove la nostra cordata decide di rientrare ed uscire dalla porta del rifugio, per capire l’evoluzione della meteo, almeno quattro volte.

A ben guardarci anche le cordate meno mattiniere, ricalcano questo gioco del metter fuori la testa e dentro il corpo, subito dopo. La stanza si riempie di alpinisti e sci alpinisti fino a che arrivano i chiarori dell’alba. Sono ormai le 6 e capiamo, non senza rimorsi, che il Supercouloir è sfumato. Troppo tardi e noi troppo lenti. Con un senso di rimpianto ma anche di liberazione, lasciamo in rifugio quei pochi chilogrammi che intuiamo non ci servano più: le scarpette, un sacco da parete, la jumar ed il martello.
Così alleggeriti di peso e di spirito, affrontiamo ormai alle prime luci l’avvicinamento ai satelliti del Tacul. Ben presto il vento gelido viene scaldato dai raggi del sole e la sua forza, ormai ai piedi del Tacul, perde di vigore. Qui appare in tutta la sua maestosa potenza il Supercouloir. Vero missile di ghiaccio che punta alla cima del Tacul e pare trovarci neppure lì, la fine.
Che linea, che estetica, che miraggio Alpinistico. Sembra pure in eccellenti condizioni.
Proseguiamo dritti, senza troppo rimuginare e con lieve pendenza e neve crostosa passiamo sotto al Gervasutti e Jager che ci conducono alla meta di oggi. La Gabarrou-Albinoni o la Modica-Noury.
Due cordate davanti, per giunta lente, titubanti e trituranti, ci spengono gli ardori.

Decidiamo di comune accordo di salire dove loro non vanno. Quello che si era sognato per settimane e mesi, sul posto è diventato quasi un ripiego dettato dal buon senso e dalla constatazione della nostra, probabile, insufficiente preparazione.
Parto subito e già il primo tiro mi invento la sosta su spuntoni per evitare lo stillicidio di ghiaccio che immancabilmente mi prende.

Christian sale veloce e dopo una paretina di ghiaccio che accetta qualche corta vite, decidiamo per una conserva lunga e veloce, tutto a destra del couloir di accesso alle due goulotte.
I primi 300 metri scorrono così veloci, ogni tanto piazziamo una protezione su soste o friends e raggiungiamo le altre cordate sul colletto dove i due itinerari brandiscono vita propria.
Fortuna vuole che le due cordate si dirigono sulla Gabarrou-Albinoni. A noi toccherà la solitaria e già ombreggiata Modica-Noury.
Parlare di ripiego, ora, pare quasi un insulto.

Il ghiaccio è ottimo, siamo solo noi ed i 5 tiri corrono veloci e con un buonissimo affiatamento di cordata. Qualche passo di misto, terzo tiro impegnativo ed in meno di sei ore tutta la splendida goulotte viene accarezzata delle nostre piccozze.
Che ambiente.
Che spettacolo.
Essere qua dentro a queste pieghe granitiche con un amico, con un compagno.
Seguiranno dieci doppie veloci ma quasi tutte superiori ai 50m, che in un’ora e grazie agli eccellenti nuovi ancoraggi di sosta, depositano senza patemi oltre la terminale.
Ora inizierà la parte più impegnativa della giornata: la risalita al ref. Cosmique che da semplice “passeggiata” in quota si tramuterà in vera prova di forza per la nostra resistenza fisica.
L’ultimo colle di accesso al rifugio mi pare da girone Dantesco.

Attuo la progressione himalayana, ogni 10 passi scandisco 10 profondi respiri, tutti rigorosamente con l’aiuto del bastoncino, che infilandosi tra la fronte ed il casco, regge quasi da solo il peso del mio corpo.
Dopo minuti, che paiono ore di agonia, raggiungerò il Cosmiques dove passeremo la notte per tentare un’altra goulotte il giorno seguente.

Ma questa è un’altra storia …


Relazione

RELAZIONE (ITA)
Logistica
Itinerario goulotte Modica Noury
prima salita 24 giugno 1979 – Gilles Modica e Antoine Noury
Zona Montuosa Monte Bianco
Sottogruppo Monte Bianco
Settore Alpi Graie
Stato Francia
Località di Partenza La Palud (AO)
Parcheggio funivie Sky Way monte Bianco – La Palud (AO)
Sentieri solitamente traccia dal rif. Torino al Cosmique ma in caso di cattivo tempo è un labirinto tra crepi
Punti d’appoggio rif. Torino 3375 m
Acqua
Dislivello avvicinamento [m] -200m+400
Dislivello itinerario [m] 400
Sviluppo itinerario [m] 500
Quota partenza [m] 3544m
Quota arrivo [m] 3950m circa
Bibliografia utilizzata Snow, ice, and mixed| vol.2 | JMEditions | F.Damilano  it,n°222
Cartografia utilizzata Monte Bianco IGN 1 : 25000
Difficoltà
Tipologia itinerario Goulotte Ghiaccio in alta quota
Difficoltà su roccia M5, brevi passi se in buone condizioni
Grado su ghiaccio AI 5+
Qualità ghiaccio trovato Molto buono. Mordibo. Plastico e copioso, poco spindrift e scariche.
Proteggibilità RS3
Soste La maggior parte su spit, utilizzate anche per doppie
Impegno III
Difficoltà globale TD
Pericolo slavine Marcato in caso di neve recente.
Materiale NDA per ghiaccio + misto d’alta quota
Esposizione prevalente E, N-E
Discesa con 10 doppie oppure salendo tramite la normale al Tacul
Punteggio difficoltà
Nostra gita
Data gita martedì 14 aprile 2015
Tempo impiegato avvicinamento 2,5
Tempo impiegato salita 6h
Tempo impiegato discesa 2
Compagni Christian Farioli
Libro di vetta NO
Giudizio 8,5
Consigliata Si. Una delle più belle e classiche goulotte sul BIanco
Link utili

Discesa:
  1. Tramite 10 doppie da 50m perlopiù attrezzate su recenti spit fix, poi ritorno a ritroso per il rif.Torino oppure al Cosmique (come abbiamo fatto noi)
  2. Si sale ancora per alcuni metri di misto fino a sbucare sulla spalla sommitale del Triangle du Tacul, stando attenti a cornici ci si porta in direzione W fino ad incrociare la normale per il Tacul che tramite percorso crepacciato e seraccato riporta al Cosmique oppure in vetta al mont Blanc du Tacul

Compagno:

Christian Farioli


Schizzo e relazione via:

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Foto parete (! 33 Mpixel) :

Gervasutti, Jager, Hidden coluoir, Gabarrou Albinoni, Modica Noury, ecc…

 


Cartina

Monte Bianco 1:25 000 ©LEDENDA srl – Novara


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Goulotte Chère


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