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Appennino climbing Dolo relazioni Sport Climbing

FantaGhirelli

Torre dell’Amorotto , 930m | Scalelle di Monte Beccara
Civago (RE) | Appennino Tosco Emiliano

 

Nell’alta valle del torrente Dolo, a qualche chilometro dall’abitato di Civago (Comune di Villa Minozzo), si trova una stranezza geologica dell’Appennino: imponenti bancate di rocce sedimentate e stratificate (arenarie di Monte Cervarola), in seguito a movimenti orogenetici, hanno modificato la loro giacitura ruotando e disponendosi in modo quasi verticale. Questi spettacolari lastroni di roccia, spessi da qualche decimetro a qualche metro, formano una complessa rete di pareti frastagliate e
rotte chiamate dai locali “Palancà d’la Tura” (Palancate della Torre).
La parete principale di questa formazione s’innalza direttamente sulle acque del torrente Dolo per circa 120 metri ed ha un caratteristico profilo seghettato che ha suggerito il nome ufficiale, usato in cartografia, di “Le
Scalelle”
per questa parte basale del Monte Beccara.
La roccia della grande parete è un’arenaria macigno che alterna tratti di colore nerastro, solidissimi e molto
abrasivi, che la fanno assomigliare al granito; a tratti più fragili, di colore prevalentemente grigio-giallastro,
affetti da sfaldamenti e crolli anche imponenti, cui occorre prestare la massima attenzione.
La FantaGhirelli si sviluppa nell’ampia e complessa parete in cui si alternano rocce, cengie e boschetti pensili, salendo e traversando con percorso vario e avventuroso fino a terminare su un caratteristico camino nerastro a pochi passi dall’uscita della via Lama del Dolo e proprio sotto al cavo metallico della ferrata del Barranco.

Gianpaolo Simonini (un apritore)

Un po’ di storia

fumetto generato da AI

Candido Ghirelli con compagni inizio l’esplorazione di questo angolo di paradiso sul finire degli anni 80. Il primo tiro nel magnifico diedro lo si deve a loro. Ci hanno anche raccontato che dopo “sono usciti in alto” incontrando un poco di vegetazione ma difficoltà molto superiori all’attacco (probabile diedro di 6a+/6b) quando finalmente si sono raccordati allo spigolo, quello che ora è chiamata Lama del Dolo e che allora doveva ancora essere tracciata.
Tracciata ma forse già salita siccome ci giungono informazioni da un pastore limitrofo il quale afferma, senza timor di esser smentito, che quando era ragazzo, insieme alla sua compagnia di amici, erano soliti andare a pescare le trote nelle pozze alla base del “paretone” e poi risalire lo spigolo slegati siccome era la salita più veloce!
Un paio di anni dopo che lo aveva detto, confermò, apparentemente convinto ed a ben pensare non è impossibile siccome il torrione finale della Lama ed altri salti possono essere evitati stando sulla destra su “bosco verticale”. Rimane un mistero come abbiano potuto superare slegati il tratto in Dülfer !

Il pastore ha ancora oggi uno spaccio di ottimo formaggio e ricotta, che produce lui stesso, e siccome è rimasto uno degli ultimi baluardi di questa professione in Appennino (e non solo) rimandiamo al lettore curioso e con una passione per gli aneddoti storici, la ricerca e possibile chiacchierata.


Difficoltà:

(

obbligatorio)

,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

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Bellezza:


Descrizione:

Via attigua alla più famosa ed estetica Spigolo del Dolo e che prende vita dal primo splendido diedro di Candido Ghirelli tracciato nei primi anni 90.
Gianpaolo ne intravide una prosecuzione verso l’alto e dopo diverse giornate si è cercato di dare uno sviluppo omogeneo e linea indipendente dalle ormai numerose linee ed, ahinoi, attigua ferrata.
Anche se la via è sportiva ha qualche tratto che si svolge su terreno vegetato e friabile. E’ quindi richiesta la massima attenzione e piede alpinistico leggero soprattutto per evitare distacchi che potrebbero giungere alla falesia appena sotto.


Accessi:

Accesso consueto

Poco prima dell’abitato di Civago sulla strada provinciale che collega Villa Minozzo a Civago, passata la galleria della torre dell’Amorotto, dopo qualche centinaio di metri a sx parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (pochi posti, P a lisca di pesce e vicini alle altre auto!).
Link a P

Proseguire sulla strada principale verso S per poche decine di metri ed all’indicazione “Ferrata” scendere sul sentiero tracciato che in breve conduce sul greto del torrente. Scendere sulla sponda sx idrografica del Dolo (verso N) per alcune centinaia di metri fino a che si perviene sotto alle evidenti placche verticali di arenaria ed il vicino attacco della ferrata.

Total distance: 807 m
Max elevation: 977 m
Min elevation: 809 m
Total climbing: 26 m
Total descent: -183 m
Total time: 00:36:41
Download file: dolo_attacco_vie_falesia_e_ferrata.gpx
Vecchio accesso (pre ferrata)

Parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (3/4 posti macchina) all’ingresso della galleria che sottopassa la Torre dell’Amorotto, poco prima dell’abitato di Civago, sulla Strada Provinciale che collega Villa Minozzo a Civago.

Link al P

Proseguire a piedi per il sentiero, seguendo le indicazioni “Palestra di Roccia”. Giunti alla base della Palestra di Roccia, seguire il sentiero Gazzano-Civago in direzione Civago (il sentiero costeggia, poco più in basso, la Strada Provinciale). Superati i pilastri del ponte in uscita dalla galleria, si individua poco dopo sulla sinistra il rottame di una vecchia utilitaria. Poco più avanti, sempre a sinistra, un canalone pietroso consente di scendere per circa 130 m fino al torrente. Qui, percorrendo il letto del Dolo verso valle per circa un centinaio di metri (stare sulla sinistra), si giunge ad un’ansa verso destra che conduce ad un tratto rettilineo costeggiato dal paretone di roccia sul cui filo sommitale corre la nostra via.

Si scende per qualche metro fino a portarsi sotto al diedro del primo tiro (ometto, fix visibili, 790 m s.l.m.)

Google maps link


Foto parete:

Su gentile concessione di https://appenninisti.blogspot.com/

Schizzo:

Sotto il PDF (hi res) scaricabile:


Descrizione dei tiri:

L1 = 30m, 5a, 16 fix.

Attaccare il bellissimo diedro fessurato più o meno dove parte la ferrata.
Salire con bei movimenti e tecnica fin sotto al tetto ed aggirarlo sulla sx in placca, sopra ignorare la sosta del monotiro e proseguire a destra dove si trova la comoda sosta su un terrazzino (2 fix con anelli). Allungare bene le prime protezioni, quelle sotto al tettino e nella prima sosta, da saltare, per evitare eccessivo attrito.

L2 = 15m, 5c, 7 fix

Si sale in placca verticale fessurata e tramite un breve incastro di piede si supera un singolo passo faticoso. Sopra si rimane al centro della bellissima placca di roccia eccellente fin alla sosta su 2 fix su cengia accennata.

L3 = 10m, trasferimento

Salire verso sx per un canale terroso (corda fissa per evitare scariche in basso) ed in breve ci si trova su una larga cengia erbosa ove si allestisce la sosta su 2 fix.

L4 = 24m, 5b

Portarsi a sx nei pressi di una evidente placca e salirla sfruttando una fessura accennata. Si lasciano sulla dx due alberelli e quando si perviene sotto ad un grosso tetto strapiombante lo si aggira con estetica ma facile arrampicata appena sotto. Sosta appena dietro allo spigolo su 2 fix.

L5 = 25m, 5b+

Verticalmente si entra nella bella fessura che incide tutto il pilastro e che diventa più facile man mano si sale. Con bella arrampicata si esce su un terrazzino erboso con pianta e sulla sinistra una caratteristica torre oltre la quale esce la ferrata. Qui si trova il libro di via.

L6 = 15m, 5c+

Non farsi intimorire dal tetro tetto sommitale bensì andare in placca a sx ed usare i pochi gradini in aderenza che permettono di alzarsi fin sotto. Qui entrare nel camino (1 ch) ed appena possibile uscirne con bella e sostenuta arrampicata. Sempre con aderenza salire la fenditura e quando finisce portarsi leggermente a dx sul crinale ove si trova la sosta su 2 fix + catena appena sotto al cavo metallico della ferrata.


Rientro:

Per tornare al parcheggio si risale la dorsale rocciosa proprio sulla cresta, aiutandosi anche con il cavo della ferrata.
Si continua ancora in ascesa su traccia nel bosco per qualche decina di metri fino a salire sul sentiero principale tramite alcuni gradini nella terra ed una staccionata.
Qui tenere la sx (viso monte) e scendere alla falesia dell’Amorotto da cui tramite sentiero elementare si arriva in 5 minuti di falsopiano al parcheggio.

Se si tiene la dx alla staccionata si risale poi fino alla galleria e quindi dopo è da ripercorrere, oppure potrebbe essere consigliata nel caso di P prima della galleria.


Ripetizione:

del 04/05/2025 con Anna Tusini
Cordata amici Gianpaolo Simonini e Stefano Franciosi


Note:

  • Interessante alternativa alla arenaria macigno della Pietra
  • Molto bello il contesto ambientale e la solitudine (almeno prima della ferrata 🙁
  • Anche se la via è sportiva ha qualche tratto che si svolge su terreno vegetato e friabile. E’ quindi richiesta la massima attenzione e piede leggero soprattutto per evitare distacchi che potrebbero giungere alla falesia appena sotto.
  • Si ringraziano le guide Carlo Alberto Montorsi ed Edoardo per il grande lavoro di pulizia e creazione della falesia del Dolo. Anche il primo tiro di questa via è stato opera di un profondo “restyling” da parte loro e che quindi gli ha donato quel piacere di arrampicata che sennò da vegetato non avrebbe 😉

Bibliografia:


Meteo:


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Appennino borghi da riscoprire monte calvario relazioni Sport Climbing

via Alpinisti Ovini

Monte Calvario, 780m

(link approfondimento sul Calvario) 

Montefiorino (MO)


Sulle scoscese propaggini del monte Calvario, nei pressi di Montefiorino, nelle verdi colline della provincia modenese, una alpinista di lunga esperienza, piede fermo e delicato si muove con disinvoltura sia di giorno che di notte.
La si è solita vedere in ogni momento della settimana, non c’è festivo che tenga e durante i feriali pare diminuire la sua misantropia e sovente la si può scorgere da ancora più vicino.

Anche se scala in completa arrampicata libera, in solitaria slegata per la precisione, è alquanto refrattaria ad ogni complimento. Se vi dovesse udire, anzi, alzate le gambe in velocità perché forse il vostro deretano cercherà.

Ma al termine di una delle salite qui, quando vi starete chiedendo chi ve lo ha fatto fare di essere su un rottame così, potete stare sicuri che si girerà ed un compiaciuto accenno vi porgerà.
Tra capicordata ci si intende senza parole.
Ed in effetti anche ora, non vi serviranno.
I ricordi si imprimono su tavolette di argilla quando le emozioni ne scavano i solchi, così come si dissolvono nell’etere quando le parole si ammassano, senza cura per le stesse.

La pecora del Calvario al sole invernale.
La pecora del Calvario durante un ritorno all’imbrunire.

Apritori:

Difficoltà:

Obbligatorio:

,
,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

,

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:


Accesso:

Da N:
Arrivare a Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in grande spiazzo sulla dx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)

Da S:
Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino (MO). All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete).
Dopo poco P in grande spiazzo sulla sx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)


Attacco:

Tramite la strada asfaltata dirigersi verso S e non appena un sentiero sale verso dx prenderlo fino ad un ampio anfiteatro di terriccio rosso. Prendere una flebile traccia che sale alla sx (ometto) ed inoltrarsi nel bosco con andamento orario a semicerchio, proprio sul ciglio dell’anfiteatro di cui prima (alcuni bolli rossi ed ometti).
Si sale per tracce verso N ed poco dopo un breve diedrino si punta ad una nera costola rocciosa, alla cui base della parete, una targhetta (foto) e 2 fix identificano l’attacco della via.
Tot: 10÷15 min dal P


Descrizione generale:

Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale alla vetta del monte Calvario cercando le pareti con la roccia od estetica migliore.
Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza, se non in sporadici casi. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate.
Anche se l’apertura è stata condotta tutta in artificiale dal basso (a parte l’ultimo tiro) la chiodatura presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.

Nel complesso una salita esplorativa e discontinua che però permette qualche tiro di corda interessante ma soprattutto passare una mezza giornata in un contesto ambientale unico e severo, malgrado la quota e la lussureggiante flora.


Foto Parete :

Foto parete da E dalle miniere di Toggiano.
L2 + L3 + L4 visti dopo L1

Schizzo via:


Descrizione tiri:

L1 = 20m, 6a, S1 (11 fix):

Dalla targhetta alzarsi qualche metro verso sinistra su placca verticale con atletica arrampicata facilitata da qualche presa migliorata. Seguire la fessura a banana verso SX standone sotto e salendo alla sosta non appena è possibile. Sosta comoda su 2 fix con cordone.

Trasferimento 1 = 50m:

Traversare a dx (1 fix) e rimontare sulla cresta invertendo il senso fino ad un albero ove recuperare il compagno/i. Attraversare il canale detritico e portarsi nell’altra parete nera alla base di un diedro, qualche metro a dx di una evidente vena bianca, in una nicchia con 1 fix.

L2 = 30m, 6a, S2 (9 fix ):

Dalla sosta (1 fix) alzarsi a sx per un friabile pilastrino (utile friend #1) e poi per placca fino ad un comodo terrazzino. Da qui con determinazione vincere la nera placca sovrastante usando una bella fessura a sx per degli inconsueti incastri di dita (utile friend #0.5 o #0.75). Appena sopra le difficoltà calano e si rinvia una insolita clessidra se si ha un cordino appresso. Ancora per fessura fino ad un ristabilimento su detrito e sosta su pianta con cordoni e maillon.

Trasferimento 2 = 25m:

Traversare a sx puntando alla base del caratteristico gendarme roccioso con orecchia. Sosta su 1 fix alla base dell’orecchia (tenersi un poco lunghi sulla sosta in modo da spostarsi dentro all’orecchia al bisogno 😉

L3 = 20m, 6a, S1 (9 fix ):

Alzarsi verticalmente alla sosta aiutandosi in sostituzione sull’orecchia o con più difficoltà in placca a sx (attenzione a quello che si scarica che finisce in sosta sotto). Ad un certo punto si deve andare in piena placca sotto ad un breve strapiombino che si vince leggermente a sx, usando una rovescia in una rientranza e con buoni appigli netti ma di difficile lettura (2m di 6a). Sopra il terreno diviene elementare ma terroso (1 fissa), quindi si esce sulla dx su cresta esposta fino ad un albero con catena di sosta.

(Il tiro originale traversava a sx ed entrava nel diedro camino che si forma tra i due gendarmi rocciosi. Questo tiro è sconsigliato per via della pessima qualità della roccia.)

Trasferimento 3 = 40m:

Traversare per tracce di sentiero puntando alla forcella che si forma tra la cima principale e la cresta ove poggiamo i piedi. Allestire sosta nei pressi della forcella su 2 resinati, oppure se si vuole interrompere la scalata uscire per sentiero attrezzato sulla dx e che conduce alla croce in vetta (5 min).

L4 = 40m, III 1, p.sso 5a, S1 (8 fix + 6 resinati ):

Salire su terreno facile ma detritico alla base del tetto a banana con andamento verso sx. Traversare poi per cengia accennata su detrito, erba e terra fino a doppiare lo spigolo con un passo delicato (5a). Ora per roccia delicata seguire i resinati fino ad una nicchia alla base di un pilastrino (se tirano le corde possibilità di allestire una sosta intermedia su 1 resinato + 1 friend #2 in buco).
Salire il pilastrino e poi per terreno più facile traversare sotto lo strapiombo della cima fino alla sosta inox omologata (libro di via).

Tiro facile ed alpinistico che regala una bella visione dei pillows, vene di quarzo e formazioni magmatiche però si svolge su pessima roccia lasciata intenzionalmente poco ripulita per dare modo ai ripetitori di “intuire” il terreno di gioco di chi apre le vie.


Discesa:

  • Dalla cima le difficoltà sono finite e si può scendere per sentiero fino all’eremo e da li si imbocca sulla sx la traccia che scende per il “parco delle ofioliti” fino al greto di un torrente. Ora in breve si è sul ponticello di legno e si sbuca sulla strada asfaltata e quindi al P.
    Tot: 15/20 min
  • discesa in doppia sconsigliata ma attrezzata e possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta usando, nel caso, la traccia per bosco a dx dell’ultimo tiro.

GPS:

Powered by Wikiloc

Note:

  • Malgrado la fitta spittatura e l’opera di pulizia sui primi 3 tiri la salita riserva comunque un certo “ingaggio psicologico” soprattutto per chi non è abituato a muoversi su terreni friabili.
    Il tatto e sensibilità che si può maturare su queste rocce vi sarà però di prezioso ausilio su ben altre strutture e gruppi montuosi 😉
  • utili ma non indispensabili qualche friends medio grande #1, #2 ed un cordino per integrare ove possibile.
  • roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
  • Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.
  • Il nome pare derivi da un voluto doppio senso che mette in discussione la poca curiosità e fantasia dei moderni alpinisti, tutti intenti a mettersi in coda agli attacchi delle vie più blasonate o di moda sui social, ma completamente ignoranti delle infinite possibilità che la fantasia ed un sano spirito esplorativo, possono portare nella loro vita.

Bibliografia:


Meteo:

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Progetto di Valorizzazione dell’Appennino Tosco Emiliano

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beginner Piccole Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente

via Mission

II Torre Giare Bianche, 1703 m

Sengio Alto, Piccole Dolomiti (VI)

Difficoltà:

(

obbligatorio)

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Sviluppo:

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Quota:

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Esposizione:

,

Ubicazione:

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Bellezza:


Descrizione:

Vietta simpatica ed ottimamente protetta, con esposizione favorevole alle mezze stagioni e non solo.
Permette un graduale e sicuro approccio alla dolomia delle Piccole Dolomiti, anche se qui è decisamente meglio della media della zona.

Si divide in due sezioni distinte e diverse. I primi tre tiri sono su bellissima e solida placca compatta, ottimamente protetta a fix resinati, segue però una seconda dal sapore alpinistico ove le protezioni e soste sono ancora a prova di bomba ma la distanza è nettamente superiore e richiederà, a qualcuno, qualche integrazione.
Non è raro uscire sulla torre nel momento in cui le tipiche nebbie si diradano, e da questa cima godere di un dono dal sapore particolare, essere con amici immersi in sconfinate guglie e panorami.

Peccato solo gli ultimi tiri perdano di bellezza e divengano un po’ vegetati, ma danno alla salita quel sapore alpinistico sennò sportiva.

D’altronde se non avete mai rinviato o fatto sosta su un basso pino mugo, allora vuol dire non avete mai arrampicato da queste parti!


Accesso:

Parcheggiare al Rifugio Campogrosso, nei 3 posti auto sulla slargo vicino la malga omonima oppure a pagamento negli altri 2 parcheggi attigui o gratuitamente nel P circolare 50m sotto al rifugio. Attenzione ormai è vietato parcheggiare alla sbarra!
Prendere la strada sentiero del Re verso E e passare in rassegna il Baffelan e Primo Apostolo.
Dopo poco imboccare il sentiero 175A Bruno Peruffo (ex: sentiero della Loffa ) fino all’evidente boale che scende dal passo delle Giare Bianche (scritta rossa su sasso).
Lasciare il sentiero per salire sul bianco greto del vajo che tramite tracce, qualche salto roccioso e roccette conduce alla base di un pendio boscoso.
Salirlo tagliando verso SX (viso monte ) e sopra a questo in direzione opposta traversare in falsopiano, fin sotto alla I torre delle Giare Bianche (via le Ricette di Elena ed Alba Nueva, via Stefani al Pilastro NE).
Traversare ancora a DX per 50m (faccia monte) prima salendo per mughi e poi scendendo pochi metri per aggirare parte della II torre ed arriva alla base della parete su una bella ed evidente placca bianca appoggiata.
2 fix (a sx fuori via) segnano l’attacco.
Tot: 45′ / 60′  dal Rifugio Campogrosso.

Accesso possibile anche da Malga Cornetto tenendo indicazioni per Falesia Piccole Dolomiti, poi passo Emmele quindi sentiero Bruno Peruffo (ex.Loffa) ad un bivio poi al boale delle Giare Bianche come sopra.
In questo modo si rimane in quota e si evita pure il ponte Avis.


Esposizione:

E – SE


Schizzo:

Descrizione Tiri:

L1
20m      5a,5b    6 fix

Su per bella e solare placca appoggiata con singolo più tecnico appena sotto la sosta.
Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati.

L2
25m      5b (1.passo 5c)  6 fix + 1 ch

Sempre per solida e goduriosa placca, ma più verticale, che si sale con bei movimenti tecnici. Chiave appena prima della sosta ma ottimamente protetto.
Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati

L3
25m      5b         8 fix

Verticalmente sulla sosta per rinviare (allungare) poi breve traverso a sx con tecnici movimenti. Su per placca che verticalizza man mano si sale e con alcuni punti friabili. Uscita con movimenti originali afferrando uno naso strapiombante e poi su comodo terrazzino di sosta.
Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati

L4
20m      III+, III   3 fix

Fine delle difficoltà, stare in cresta su spigolo rotto e con protezioni più distanti.
Sosta 2 golfari, tutti resinati (si può concatenare con il tiro seguente).

L5
25m      IV-, III   4 fix

Su per pilastro facile ma esposto, poi dentro ad un camino mugoso fino sotto ad una placca (fix) dove tenere a dx per portarsi sull’aereo spigolo bianco.
Subito dopo su comoda sosta su 2 golfari, tutti resinati.

L6
20m      II      1 fix + cordoni

Tra mughi e rocce rotte si traversa sotto la cuspide della torre fino alla sua base.
Sosta su 2 golfari nella forcella.

L7
20m      II, III+      2 fix + 2 golfari

Si risale puntando leggermente a DX al canalino mugoso (1 fix). Nel canale si trovano mughi a cui assicurarsi (2 vecchi cordoni in loco) uscendo sulla DX su comoda ed esposta sosta su 2 golfari. Ignorarla e proseguire in verticale su placca fino alla larga cuspide su piano inclinato.
Sosta su 2 golfari (usare per doppia) + 1 fix

sviluppo             155 m                
gradazione        5b, 1. p.sso 5c, III (5b obbl.) / D-, S2 / 7L, 2 imp.

Discesa:

  • 4 doppie (sconsigliate e da farsi solo in caso di ritirata prima di S6, dopo conviene andare in cima e scendere per sentiero):
    Le prime 3 soggette ad incastri consiglio tenerle corte a 30m poi da S3 si raggiunge la base con una unica doppia filante da 55m (od una da S3->S1 + un’altra da S1 a terra).
    A ritroso poi al luogo di partenza ( rif. Campogrosso o Malga Cornetto)
    Tot: 1.5-2 h a seconda della doppie
  • Con il sentiero 149 di arroccamento (traccia GPS):
    Dalla vetta ci si cala con una doppia da 15m sul versante opposto alla salita (W) fino alla forcella tra le due torri.
    Si prosegue direzione W sulla gengiva mugosa che collega alla I torre delle Giare Bianche 1743m ( ! esposto) seguendo pochi cordini bianchi; dapprima si risale pochi metri ad un’altra forcella rocciosa protetta da mughi (sosta con 2 golfari per ev. doppia) e da lì si scende un camino di 10m con banale arrampicata di II°.
    Si traversa poi in falsopiano su terreno detritico per una trentina di metri fino ad intercettare la traccia che esce dalle vie della I Torre (es. Pilastro NE v. Stefani) facendo attenzione ad alcuni piccoli bolli rossi ed ometti che si intravedono tra mughi, in direzione N.
    Risalire una trentina di metri i mughi e roccette fino ad incontrare il sentiero di arroccamento 149 nei pressi di una galleria, vicino al Passo delle Giare Bianche 1675m.
    Da lì tiene direzione S oltrepassando il passo del Baffelan (sconsigliata la discesa) fino al Passo delle Gane 1704m ove si svalica sull’altro versante ed in breve si torna al rif. Campogrosso oppure, con tracce, al P vicino la malga omonima.
    Tot: 1 h
    Vedi foto:
Particolare doppia di discesa (1 cordata) e ricongiungimento al sentiero di arroccamento.

Ripetizione del:

2025/07/12: Anna Tusini + Riccardo Pittino & Alberto Gasparini.

2020/08/22: Giulia Gualdi + Marcello Fabbri & Dario Manzini

2011/10/01: Paolo Dante Gatti, Marco Bulgarelli


Note:

  • Prestare attenzione alle ultime 3 lunghezze friabili ma che danno il sapore alpinistico alla salita, compresa l’uscita in vetta da non farsi mancare.
  • Via non sostenuta e che permette un approccio graduale e sicuro alla particolare dolomia delle Piccole.
  • Via sconsigliata agli aracnofobici.

GPS

Traccia con partenza dal P gratuito sotto al rifugio, sentiero Peruffo, via fino in cima, 1 doppia, discesa per il sentiero di arroccamento.

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Meteo:



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Bibliografia:


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Appennino borghi da riscoprire monte calvario relazioni rope solo

via del Buon Ladrone

Campanile del Calvario

(toponimo proposto)

Monte Calvario, 780m (link approfondimento) 

Montefiorino (MO)


Via dedicata ai diritti degli emarginati, perché tutti in fondo lo siamo un po’ in qualche aspetto della nostra vita e relazioni.

Alla consapevolezza ed accettazione dei propri limiti e debolezze, che ci rende però anche pieni di umanità.

Contro quel becero conformismo che cerca di farci credere ogni momento di esserne superiori e poter giudicare chi ci sta accanto: perché noi non siamo così, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai.

A ben guardare ci mettiamo ai piedi dei nostri presunti condannati e con la lancia in mano condanniamo nostri pari e ne decretiamo la fine, se non fisica di relazione, di empatia.

Questa figura minore, per alcuni manco esistita ed anche io non so se crederci a dir la verità, mi desta simpatia e riflessione.

Troppo spesso è facile accusare l’altro di errore, giudicarlo senza appello per porci su un altro livello ma a ben guardare, anche la storia lo insegna, alla fine quelli sotto siamo noi.

Quindi a tutti quelli che accettano la fragilità del proprio essere, il lato maligno che è in noi e che ci sprona alla sopravvivenza ma nel contempo però hanno slanci di umanità verso l’altro, verso il diverso.

Il Buon Ladrone viene annoverato alla destra sul Calvario, figura minore e che serve da contraltare ma l’accettazione della sua umanità, dell’essere peccatore ed un po’ santo; me lo fa preferire a tante altre figure religiose e non.

E’ il protettore dei prigionieri, moribondi e dei condannati a morte.

Dei deboli quindi, come deboli siamo tutti.


Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore,
ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre,
e onora anche il loro bastone.
Bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste,
facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

….

da “Il Testamento di Tito” Fabrizio de Andrè (link)


Apritori:

N.Bertolani dal basso in 5 riprese da luglio ad ottobre 2019


Accesso:

Da N: Arrivare a Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in piccolo spiazzo sulla sx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)

Da S: Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino. All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete). Dopo poco P in piccolo spiazzo sulla dx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)


Attacco:

Dirigersi verso l’ingresso del parco e salire l’ampio sentiero passando su un caratteristico ponte di legno. Inoltrarsi nel bosco seguendo i bolli rossi e poco dopo alla palina informativa sui pillows (le rocce a cuscino) abbandonarlo seguendo ometti e sempre alcuni bolli rossi. Poco dopo si punta alla parete ed una targhetta (foto) alla base ne identifica l’attacco. 10÷15 min


Descrizione generale:

Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che vince il campanile nel versante di maggior sviluppo ma cercando sempre “il facile nel difficile” o comunque la roccia migliore. Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate. Anche se l’apertura è stata condotta quasi tutta in artificiale la chiodatura è distanziata e presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.

Nel complesso c’è da stupirsi assai di come a cavallo del 2020, una struttura di cotanta imponenza ed eleganza sia stata trascurata dagli alpinisti.


Foto Parete :


Schizzo via:

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Descrizione tiri:

tiromdifficoltàprotezionidescrizione
L1154c, II6 fixPartenza su placca appoggiata facile ma muschiosa. Allungare bene una protezione molto a sx e poi portarsi a dx fino a vincere il breve diedrino strapiombante e la larga cengia soprastante fino ad S1 comoda su 2 resinati (stare distanziati per evitare stillicidio dal tiro dopo)
L2256a+,6a11 fixPortarsi in bella ed estetica spaccata fino al secondo fix e lì con passo deciso approdare alla repulsiva parete principale (6a+). Salire l’accennato diedro verticale stando ben attenti alla qualità degli appoggi ed appigli ed alla discreta distanza di chiodatura (s2). Verso la fine di questo lanciarsi in piena placca a sx, la quale per mezzo di roccia migliore e qualche strapiombino fiammato di un bel lichene arancione, porta alla comoda S2 su resinati in una nicchia abbozzata.
L3306a, 6b/A0, 5b15 fixTraversare a sx per verticale e bella placca e poi riportarsi per terreno più facile a dx nel solco principale della parete. Salire il diedro fessurato su roccia da verificare fino a quando questo non diventa strapiombante. Passare  con decisione questa strozzatura (1 passo 6b, chiave) e poi portarsi a dx per rinviare (allungare bene) su terreno più facile ma infido.  Salire ancora con difficoltà minori puntando ad una pianta con cordone dove si attrezza la S3 scomoda appesi.
L4204b, II6 fixTraversare a sx per bella e solare placca appoggiata che con andamento dolce conduce ad una larga fessura (friend #2 e #3) e poi alla crestina spartiacque tra i due versanti. Traversare ora orizzontalmente per terreno elementare ma esposto ed infido fino alla S4 da attrezzare su 2 fix.
L5205c, 6a, II6 fixSalire dritti su ottima e solida placca verticale con caratteristica a gruviera. Con bei movimenti si vince questo muretto approdando alla terrosa cresta e poi su terreno elementare si attrezza sosta S5 su albero.
sviluppo110   
tot arrampicata110m  
gradazione 6b (6a/A0 obbl.), TD,
S1+
5L, 110m,
2 imp
  

Discesa:

  • restando assicurati ci si muove in conserva lunga scendendo sulla esile e detritica cresta (cordone subito e dopo 20m resinato rosso per assicurarsi). Quando la cresta diviene boschiva slegarsi e procedere un centinaio di metri sino a portarsi sul sentiero principale del parco. Ora scendendo a sx si torna in breve  a ritroso sul ponticello e poi al P (15/20 min) ma io consiglio di salire a dx e puntare alla visita dell’oratorio, della grotta dell’eremita e poi alla panoramica cima del monte Calvario da dove si godrà di magnifica visuale ed appagamento per la via appena salita.
  • discesa in doppia sconsigliata ma possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta.

Primi ripetitori:

Ivan de Iesu e Silvia Corradi il 30 novembre 2019


GPS:

Discesa:

Total distance: 2349 m
Max elevation: 781 m
Min elevation: 632 m
Total climbing: 232 m
Total descent: -276 m
Total time: 02:21:55
Download file: RK_gpx%20_2019-07-25_0856.gpx

Note:

  • portarsi qualche friends medio grande #1,#2 e #3 per integrare ove possibile.
  • roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
  • Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.

Bibliografia:


Meteo:

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