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via Alpinisti Ovini

Monte Calvario, 780m

(link approfondimento sul Calvario) 

Montefiorino (MO)


Sulle scoscese propaggini del monte Calvario, nei pressi di Montefiorino, nelle verdi colline della provincia modenese, una alpinista di lunga esperienza, piede fermo e delicato si muove con disinvoltura sia di giorno che di notte.
La si è solita vedere in ogni momento della settimana, non c’è festivo che tenga e durante i feriali pare diminuire la sua misantropia e sovente la si può scorgere da ancora più vicino.

Anche se scala in completa arrampicata libera, in solitaria slegata per la precisione, è alquanto refrattaria ad ogni complimento. Se vi dovesse udire, anzi, alzate le gambe in velocità perché forse il vostro deretano cercherà.

Ma al termine di una delle salite qui, quando vi starete chiedendo chi ve lo ha fatto fare di essere su un rottame così, potete stare sicuri che si girerà ed un compiaciuto accenno vi porgerà.
Tra capicordata ci si intende senza parole.
Ed in effetti anche ora, non vi serviranno.
I ricordi si imprimono su tavolette di argilla quando le emozioni ne scavano i solchi, così come si dissolvono nell’etere quando le parole si ammassano, senza cura per le stesse.

La pecora del Calvario al sole invernale.
La pecora del Calvario durante un ritorno all’imbrunire.

Apritori:

Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

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Ubicazione:

,

Tipo terreno:

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Bellezza:


Accesso:

Da N:
Arrivare a Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in grande spiazzo sulla dx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)

Da S:
Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino (MO). All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete).
Dopo poco P in grande spiazzo sulla sx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)


Attacco:

Tramite la strada asfaltata dirigersi verso S e non appena un sentiero sale verso dx prenderlo fino ad un ampio anfiteatro di terriccio rosso. Prendere una flebile traccia che sale alla sx (ometto) ed inoltrarsi nel bosco con andamento orario a semicerchio, proprio sul ciglio dell’anfiteatro di cui prima (alcuni bolli rossi ed ometti).
Si sale per tracce verso N ed poco dopo un breve diedrino si punta ad una nera costola rocciosa, alla cui base della parete, una targhetta (foto) e 2 fix identificano l’attacco della via.
Tot: 10÷15 min dal P


Descrizione generale:

Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale alla vetta del monte Calvario cercando le pareti con la roccia od estetica migliore.
Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza, se non in sporadici casi. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate.
Anche se l’apertura è stata condotta tutta in artificiale dal basso (a parte l’ultimo tiro) la chiodatura presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.

Nel complesso una salita esplorativa e discontinua che però permette qualche tiro di corda interessante ma soprattutto passare una mezza giornata in un contesto ambientale unico e severo, malgrado la quota e la lussureggiante flora.


Foto Parete :

Foto parete da E dalle miniere di Toggiano.
L2 + L3 + L4 visti dopo L1

Schizzo via:


Descrizione tiri:

L1 = 20m, 6a, S1 (11 fix):

Dalla targhetta alzarsi qualche metro verso sinistra su placca verticale con atletica arrampicata facilitata da qualche presa migliorata. Seguire la fessura a banana verso SX standone sotto e salendo alla sosta non appena è possibile. Sosta comoda su 2 fix con cordone.

Trasferimento 1 = 50m:

Traversare a dx (1 fix) e rimontare sulla cresta invertendo il senso fino ad un albero ove recuperare il compagno/i. Attraversare il canale detritico e portarsi nell’altra parete nera alla base di un diedro, qualche metro a dx di una evidente vena bianca, in una nicchia con 1 fix.

L2 = 30m, 6a, S2 (9 fix ):

Dalla sosta (1 fix) alzarsi a sx per un friabile pilastrino (utile friend #1) e poi per placca fino ad un comodo terrazzino. Da qui con determinazione vincere la nera placca sovrastante usando una bella fessura a sx per degli inconsueti incastri di dita (utile friend #0.5 o #0.75). Appena sopra le difficoltà calano e si rinvia una insolita clessidra se si ha un cordino appresso. Ancora per fessura fino ad un ristabilimento su detrito e sosta su pianta con cordoni e maillon.

Trasferimento 2 = 25m:

Traversare a sx puntando alla base del caratteristico gendarme roccioso con orecchia. Sosta su 1 fix alla base dell’orecchia (tenersi un poco lunghi sulla sosta in modo da spostarsi dentro all’orecchia al bisogno 😉

L3 = 20m, 6a, S1 (9 fix ):

Alzarsi verticalmente alla sosta aiutandosi in sostituzione sull’orecchia o con più difficoltà in placca a sx (attenzione a quello che si scarica che finisce in sosta sotto). Ad un certo punto si deve andare in piena placca sotto ad un breve strapiombino che si vince leggermente a sx, usando una rovescia in una rientranza e con buoni appigli netti ma di difficile lettura (2m di 6a). Sopra il terreno diviene elementare ma terroso (1 fissa), quindi si esce sulla dx su cresta esposta fino ad un albero con catena di sosta.

(Il tiro originale traversava a sx ed entrava nel diedro camino che si forma tra i due gendarmi rocciosi. Questo tiro è sconsigliato per via della pessima qualità della roccia.)

Trasferimento 3 = 40m:

Traversare per tracce di sentiero puntando alla forcella che si forma tra la cima principale e la cresta ove poggiamo i piedi. Allestire sosta nei pressi della forcella su 2 resinati, oppure se si vuole interrompere la scalata uscire per sentiero attrezzato sulla dx e che conduce alla croce in vetta (5 min).

L4 = 40m, III 1, p.sso 5a, S1 (8 fix + 6 resinati ):

Salire su terreno facile ma detritico alla base del tetto a banana con andamento verso sx. Traversare poi per cengia accennata su detrito, erba e terra fino a doppiare lo spigolo con un passo delicato (5a). Ora per roccia delicata seguire i resinati fino ad una nicchia alla base di un pilastrino (se tirano le corde possibilità di allestire una sosta intermedia su 1 resinato + 1 friend #2 in buco).
Salire il pilastrino e poi per terreno più facile traversare sotto lo strapiombo della cima fino alla sosta inox omologata (libro di via).

Tiro facile ed alpinistico che regala una bella visione dei pillows, vene di quarzo e formazioni magmatiche però si svolge su pessima roccia lasciata intenzionalmente poco ripulita per dare modo ai ripetitori di “intuire” il terreno di gioco di chi apre le vie.


Discesa:

  • Dalla cima le difficoltà sono finite e si può scendere per sentiero fino all’eremo e da li si imbocca sulla sx la traccia che scende per il “parco delle ofioliti” fino al greto di un torrente. Ora in breve si è sul ponticello di legno e si sbuca sulla strada asfaltata e quindi al P.
    Tot: 15/20 min
  • discesa in doppia sconsigliata ma attrezzata e possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta usando, nel caso, la traccia per bosco a dx dell’ultimo tiro.

GPS:

Powered by Wikiloc

Note:

  • Malgrado la fitta spittatura e l’opera di pulizia sui primi 3 tiri la salita riserva comunque un certo “ingaggio psicologico” soprattutto per chi non è abituato a muoversi su terreni friabili.
    Il tatto e sensibilità che si può maturare su queste rocce vi sarà però di prezioso ausilio su ben altre strutture e gruppi montuosi 😉
  • utili ma non indispensabili qualche friends medio grande #1, #2 ed un cordino per integrare ove possibile.
  • roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
  • Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.
  • Il nome pare derivi da un voluto doppio senso che mette in discussione la poca curiosità e fantasia dei moderni alpinisti, tutti intenti a mettersi in coda agli attacchi delle vie più blasonate o di moda sui social, ma completamente ignoranti delle infinite possibilità che la fantasia ed un sano spirito esplorativo, possono portare nella loro vita.

Bibliografia:


Meteo:

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via del Buon Ladrone

Campanile del Calvario

(toponimo proposto)

Monte Calvario, 780m (link approfondimento) 

Montefiorino (MO)


Via dedicata ai diritti degli emarginati, perché tutti in fondo lo siamo un po’ in qualche aspetto della nostra vita e relazioni.

Alla consapevolezza ed accettazione dei propri limiti e debolezze, che ci rende però anche pieni di umanità.

Contro quel becero conformismo che cerca di farci credere ogni momento di esserne superiori e poter giudicare chi ci sta accanto: perché noi non siamo così, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai.

A ben guardare ci mettiamo ai piedi dei nostri presunti condannati e con la lancia in mano condanniamo nostri pari e ne decretiamo la fine, se non fisica di relazione, di empatia.

Questa figura minore, per alcuni manco esistita ed anche io non so se crederci a dir la verità, mi desta simpatia e riflessione.

Troppo spesso è facile accusare l’altro di errore, giudicarlo senza appello per porci su un altro livello ma a ben guardare, anche la storia lo insegna, alla fine quelli sotto siamo noi.

Quindi a tutti quelli che accettano la fragilità del proprio essere, il lato maligno che è in noi e che ci sprona alla sopravvivenza ma nel contempo però hanno slanci di umanità verso l’altro, verso il diverso.

Il Buon Ladrone viene annoverato alla destra sul Calvario, figura minore e che serve da contraltare ma l’accettazione della sua umanità, dell’essere peccatore ed un po’ santo; me lo fa preferire a tante altre figure religiose e non.

E’ il protettore dei prigionieri, moribondi e dei condannati a morte.

Dei deboli quindi, come deboli siamo tutti.


Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:
ma forse era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò il mio dolore,
ma forse era stanco, forse troppo lontano
davvero, lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre,
e onora anche il loro bastone.
Bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone.
Quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste,
facile per noi ladroni
entrare nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi e dei loro padroni
senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

….

da “Il Testamento di Tito” Fabrizio de Andrè (link)


Apritori:

N.Bertolani dal basso in 5 riprese da luglio ad ottobre 2019


Accesso:

Da N: Arrivare a Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in piccolo spiazzo sulla sx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)

Da S: Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino. All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete). Dopo poco P in piccolo spiazzo sulla dx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)


Attacco:

Dirigersi verso l’ingresso del parco e salire l’ampio sentiero passando su un caratteristico ponte di legno. Inoltrarsi nel bosco seguendo i bolli rossi e poco dopo alla palina informativa sui pillows (le rocce a cuscino) abbandonarlo seguendo ometti e sempre alcuni bolli rossi. Poco dopo si punta alla parete ed una targhetta (foto) alla base ne identifica l’attacco. 10÷15 min


Descrizione generale:

Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che vince il campanile nel versante di maggior sviluppo ma cercando sempre “il facile nel difficile” o comunque la roccia migliore. Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate. Anche se l’apertura è stata condotta quasi tutta in artificiale la chiodatura è distanziata e presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.

Nel complesso c’è da stupirsi assai di come a cavallo del 2020, una struttura di cotanta imponenza ed eleganza sia stata trascurata dagli alpinisti.


Foto Parete :


Schizzo via:

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Descrizione tiri:

tiromdifficoltàprotezionidescrizione
L1154c, II6 fixPartenza su placca appoggiata facile ma muschiosa. Allungare bene una protezione molto a sx e poi portarsi a dx fino a vincere il breve diedrino strapiombante e la larga cengia soprastante fino ad S1 comoda su 2 resinati (stare distanziati per evitare stillicidio dal tiro dopo)
L2256a+,6a11 fixPortarsi in bella ed estetica spaccata fino al secondo fix e lì con passo deciso approdare alla repulsiva parete principale (6a+). Salire l’accennato diedro verticale stando ben attenti alla qualità degli appoggi ed appigli ed alla discreta distanza di chiodatura (s2). Verso la fine di questo lanciarsi in piena placca a sx, la quale per mezzo di roccia migliore e qualche strapiombino fiammato di un bel lichene arancione, porta alla comoda S2 su resinati in una nicchia abbozzata.
L3306a, 6b/A0, 5b15 fixTraversare a sx per verticale e bella placca e poi riportarsi per terreno più facile a dx nel solco principale della parete. Salire il diedro fessurato su roccia da verificare fino a quando questo non diventa strapiombante. Passare  con decisione questa strozzatura (1 passo 6b, chiave) e poi portarsi a dx per rinviare (allungare bene) su terreno più facile ma infido.  Salire ancora con difficoltà minori puntando ad una pianta con cordone dove si attrezza la S3 scomoda appesi.
L4204b, II6 fixTraversare a sx per bella e solare placca appoggiata che con andamento dolce conduce ad una larga fessura (friend #2 e #3) e poi alla crestina spartiacque tra i due versanti. Traversare ora orizzontalmente per terreno elementare ma esposto ed infido fino alla S4 da attrezzare su 2 fix.
L5205c, 6a, II6 fixSalire dritti su ottima e solida placca verticale con caratteristica a gruviera. Con bei movimenti si vince questo muretto approdando alla terrosa cresta e poi su terreno elementare si attrezza sosta S5 su albero.
sviluppo110   
tot arrampicata110m  
gradazione 6b (6a/A0 obbl.), TD,
S1+
5L, 110m,
2 imp
  

Discesa:

  • restando assicurati ci si muove in conserva lunga scendendo sulla esile e detritica cresta (cordone subito e dopo 20m resinato rosso per assicurarsi). Quando la cresta diviene boschiva slegarsi e procedere un centinaio di metri sino a portarsi sul sentiero principale del parco. Ora scendendo a sx si torna in breve  a ritroso sul ponticello e poi al P (15/20 min) ma io consiglio di salire a dx e puntare alla visita dell’oratorio, della grotta dell’eremita e poi alla panoramica cima del monte Calvario da dove si godrà di magnifica visuale ed appagamento per la via appena salita.
  • discesa in doppia sconsigliata ma possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta.

Primi ripetitori:

Ivan de Iesu e Silvia Corradi il 30 novembre 2019


GPS:

Discesa:

Total distance: 2349 m
Max elevation: 781 m
Min elevation: 632 m
Total climbing: 232 m
Total descent: -276 m
Total time: 02:21:55
Download file: RK_gpx _2019-07-25_0856.gpx

Note:

  • portarsi qualche friends medio grande #1,#2 e #3 per integrare ove possibile.
  • roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
  • Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.

Bibliografia:


Meteo:

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climbing relazioni rock climbing Sport Climbing Tessari val d'Adige

le Nebbie di Avalon

settore “Bastionate di Tessari”

dorsale del Cordespino 450m

Tessari  (VR) – Italy

Nel 2005 con Guido Girardini e Lodovico Gaspari decidiamo di aprire una via nuova sulle Bastionate dei Tessari a sinistra di “Danza Celtica”, aperta dal sottoscritto con Emanuele Perolo nel 1999.
Come sempre, quando si apre dal basso, la linea di salita non coincide mai con quella tracciata dagli occhi, ma metro dopo metro troviamo il percorso tra gli strapiombi generosi che ci lasciano entrare in un lungo diedro appoggiato e con una roccia superba.
Con uno spostamento su una cengia evitiamo una parte sporca poi con altri tre tiri usciamo sulla sommità.
In lontananza si fanno vedere le umide nebbie della pianura che si fanno strada tra le pareti della Chiusa di Ceraino e in un batter d’occhio tutta la valle viene avvolta da questa coltre bianca.
E’ inevitabile farsi suggestionare da questa scenografia, mancano soltanto i cavalieri della tavola rotonda.

Beppe Vidali da Arrampicare in Val d’Adige, 56 vie Moderne, Sergio Coltri e Giuliana Steccanella, 2018

Dopo un mese di stop forzato da un leggero trauma mi decido a rimettere piede nelle scarpette. E’ troppo il desiderio di respirare un po’ di natura in compagnia di amici.
La prima ipotesi di una corta via iniziatica su comode staffe sfuma il giorno prima e quindi mi propongo come gratuita zavorra ai miei due forti amici Ivan e Dario. Non vorrei essere loro di peso o limite e quindi lascio decidere a loro la via senza opporre resistenza. La scelta sarà lungimirante.
Gran bella via, in una parete solare ma con uno sviluppo ed andamento alpinistico. Tutta dalle retrovie, mentre osservo quasi ammirato la bravura dei miei compagni, mi appenderò non poche volte, azzererò l’ultimo tiro e gemerò un numero indefinito di volte.
Loro lo sanno bene ma in questa impacciata e goliardica progressione guadagniamo la dorsale del Cordespino con un tramonto che non lascia posto ai dubbi.

Siamo nel posto giusto, al momento giusto.

Giù svelti però … che ci aspetta la Gigia!


Apritori:

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Difficoltà:

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Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

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Esposizione:

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Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:


Descrizione:

Ai Tessari non c’è solo il Trapezio o la Roda del Canal ma a ben guardare le strutture più meritevoli, già dal basso, risultano essere le Bastionate che si raccordano, con logica alpinistica, alla dorsale del Cordespino.

Qui Beppe Vidali in primis ha tracciato alcuni itinerari che poco o nulla hanno da spartire con gli altri in zona, ed anzi si accomunano più a vere piccole gemme alpinistiche in fondovalle.

Ci troviamo su un itinerario sportivo e protetto ottimamente sia nella progressione che soste, si lascia al parcheggio il patema dell’ingaggio per concentrarsi sul solo piacere del gesto arrampicatorio e qui ce ne è davvero tanto.

Altra piccola perla della val d’Adige, con i due tiri finali merita di divenire una classica se non altro per la gioia della visione che si gode dall’ultima sosta.

Grazie Beppe, grazie LAAC, grazie a tutti quanti ci mettono energia, tempo e passione in favore di altri.

Non era originariamente questo, lo spirito natalizio ?


Accesso:

Da SUD: Casello Affi, indicazioni in rotonda per SS12 Verona, Rivoli, Sant’Ambrogio Valpolicella. Montare su SP11 e passare Rivoli senza entrarci, al semaforo scendere a dx direzione Brentino Belluno, Trento. Passare nella bella porta fortificata di Austriaca memoria ed i paesini di Zuane e Canale. Attenzione alla indicazione Tessari a sx ed appena passato il cavo Biffis, voltare a sx e parcheggiare qui nel ampio spiazzo (proprietà privata, siamo educati). Tranquilli anche se trovate parecchie auto saranno quasi tutte destinate al Trapezio oppure alle recenti proposte alla Roda del Canal.


Attacco:

Salire l’ampio sentiero CAI che parte appena prima dello spiazzo costeggiando il vigneto. Ad un bivio a sx tenersi sul principale fino a passare le indicazioni a dx per il settore del Trapezio. Salire ancora qualche tornante ed ignorare una biforcazione che si stacca a sx direzione S. Dopo un ampio cono franoso, in bellavista delle pareti ormai vicine, notare una debole traccia che si stacca a sx e prenderla. Dopo pochi minuti di sentiero più ripido in mezzo alla vegetazione (targhette metalliche S8, SC e qualche ometto) si giunge nei pressi della scritta New Age che indica l’ultima via del settore a N. Noi dobbiamo andare in direzione opposta e salendo ancora brevemente saremo alla base di una assolata ma repulsiva conca strapiombante.

Qui attacca la via, targhetta 1 e nome alla base. 20/25 min dal P.


Schizzo via:

© Beppe Vidali, che ringrazio per la cessione.

Relazione salita:

tiromDiff.Descrizione
L1256a+, 6b, 6aParte subito atletica su strapiombini ben ammanigliati. Poi placca con breve diedro per guadagnarsi la sosta. S1 comoda su catena.
L2405c, 6aDritti per placca e poi a cercare un diedro che a metà ha un passo più tecnico. In corrispondenza di una pianta prestare attenzione al friabile. S2 su catena (ev. doppia)
L3254aTraversare orizzontalmente a sx per terreno facile fino ad abbassarsi su una comoda cengia erbosa alla base di un muro. S3 comoda.
L4206b,6b+Su per verticale e tecnico muro. Prendere una lama che porta alla dx di un arbusto sopra il quale di sosta appesi. S4 su catena.
L5256b+,6bAncora sul muro con atletici movimenti in strapiombo, poi più facilmente fino ad una tecnica placca finale da vincere prima della sosta. S5 su catena. (ev.doppia)
L6156a+, 5cA dx su tecnica placca e poi più facilmente tornando a sx su terreno più friabile e sporco (! Attenzione a chi sta sotto) Sosta su lapide che era la fine della via prima della integrazione. (ev.doppia)
trasf25Icamminare in falsopiano verso sx fino a portarsi alla base di uno scudo grigio che termina in un evidente ed invitante diedro giallo
L7455b, 6a, 6a+Su per la placca adagiata che verticalizza in direzione dell’evidente diedro giallo. Una volta sotto cercare di salirlo un po’ sul pilastro ed un po’ a diedro. Verso la fine passo più difficile. Allungare protezioni sotto e portarne 15. Sosta comoda su cordoni sopra il pilastro. (ev.doppia)
trasf20Iper bosco fino a portarsi alla base di uno scudo grigio sormontato da tetto con volta ad arco, ed odoroso grottino alla base che funge da talamo per la fauna.
L8206a, 6b, 5aSu per placca e poi con evidente movimento a sx fino a vincere una liscia e tecnica sezione. Appena sopra più facilmente si passa la fune metallica e poi passando delle marmitte si sosta su lapide a spit a pochi passi dal sentiero.
sviluppo260  
tot arrampicata215m 
Generale6b+(6a+ obbl.), S1+, II

Discesa:

  • Salire e trovare appena più a W il sentiero del Cordespino che porta al forte di San Marco, dopo alcune centinaia di metri, quando si biforca tenere a sx direzione E val D’Adige e quindi scendere dapprima parallelo al crinale e dopo direttamente nel bosco (bolli VIOLA)
  • A ritroso dalla via con 5 calate in corda doppia, le prime due evitabili per sentiero sommitale. Una volta arrivati ad S6 (la fine della via prima della integrazione del 2018), una calata di 20m, poi una da 45m, traverso a sx faccia valle e poi ultima da 60m. ( soluzione non sperimentata)

GPS:


Visualizza mappa ingrandita


Compagni:

ripetizione del 22/12/2018 (solo secondo cordata) con: Dario Sacchetti, Ivan de Iesu


Note personali:

  • Via diversa dalle limitrofe e che malgrado la vicinanza al paese e la bassa quota, da qualche veduta e sapore di ambiente. Bellissima l’uscita sulla dorsale del Cordespino con vista sul forte di San Marco, la conca di Caprino e lago di Garda.
  • Colazione abbondante dalla Miki e birra con piada post arrampicata dalla Gigia, fanno parte integrante dell’esperienza arrampicatoria Brentiniana. Buon divertimento!
  • 2005 ad opera di: Beppe Vidali, Ludovico Gaspari, Guido Girardini.
    2018 ultimi 2 tiri ad opera del solo Beppe Vidali

Meteo:


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