La linea che hai percorso (linea rossa) è costituita da :
L1) monotiro “Piccettino” protetto a fix da M. Lugli e G. Simonini, su una antica linea già percorsa e protetta a chiodi da ignoti, seguito da un traverso a sx già descritto nella guida e recentemente protetto (3 fix) da G. Simonini e D. Rimondi, fino alla S1 della via “Rat-Man” di M. Lugli.
L2) secondo tiro della via “Rat-Man” di M. Lugli.
L3) nuova linea (3 fix) del brevissimo ultimo tiro, di G. Simonini e D. Remondi. La precedente linea di M. Lugli usciva su rocce facili, ma insicure, ed erba più a sx. Recentemente, per iniziativa di D. Rimondi e G. Simonini, entrambe le vie Piccettino e Rat-Man sono state disgaggiate, ripulite e aggiornate aggiungendo qualche protezione su Rat-Man, oltre al traverso di ricongiungimento tra Piccettino e Rat-Man, e il nuovo breve ultimo tiro.
È probabile che, dopo la chiodatura a fix di Piccettino, ignoti abbiano infittita la chiodatura. La guida riporta infatti solo 6 protezioni ora se ne contano 14!
Via “lunga” solo 40m ma che in 3 tiri consente di salire la parete con più sviluppo di Varana. Diverse ed originali le tre lunghezze.
Accesso:
Raggiungere l’abitato di Varana ed appena a fianco del sagrato della chiesa voltare nella stradina parallela a fianco e scendere per un chilometro circa. P sulla destra in largo spiazzo prativo prima del borgo. Link al P con google maps
Attacco:
Entrare nel borgo (fontana d’acqua e lavatoio) e dopo aver raggiunto la falesia scendere a sx fino alla base della parete N aiutandosi con qualche corda fissa. La via attacca quasi nel punto più basso in corrispondenza di un evidente diedro nero crivellato da fix. Tot: 10 min dal P
Salire il verticale diedro fessurato regolare intramezzato da qualche breve strapiombino. Giunti alla catena rinviarla lunga e traversare a SX con passo tecnico ma con buona aderenza. Sosta su catena sotto al diedro successivo. (Il tiro sarebbe uno dei più belli di Varana se non fosse ormai completamente marmorizzato dall’uso. Qua e là qualche appoggio scavato permettono comunque la salita.)
L2= 15m, 5b, 6 fix, S1
Salire il verticale diedro fessurato con buona aderenza e bei movimenti fino ad un comodo pianoro sotto ad una evidente fessura.
L3= 5m, 5c, 4 fix, S1
Salire a destra e vincere l’ostica fessura con movimenti di incastro. Appena dopo la difficoltà si abbatte e si fa sosta su basso e scomodo anello cementato.
Discesa:
Uscire dalla via sul pianoro sommitale e dirigersi verso S fino ad intercettare il sentiero elementare che riporta alla base della falesia. 5 min alla base della falesia e 10 al P
Note:
Via carina e diversa dalle altre limitrofe.
L’unto del primo tiro è al limite tra il fastidioso e l’inscalabile. Andare oltre per avere una visione di insieme 😉
Guida consultabile grazie a G.P. Simonini e M. Lugli che ne hanno resa pubblica la fruizione.
Meteo:
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Sulle scoscese propaggini del monte Calvario, nei pressi di Montefiorino, nelle verdi colline della provincia modenese, una alpinista di lunga esperienza, piede fermo e delicato si muove con disinvoltura sia di giorno che di notte. La si è solita vedere in ogni momento della settimana, non c’è festivo che tenga e durante i feriali pare diminuire la sua misantropia e sovente la si può scorgere da ancora più vicino.
Anche se scala in completa arrampicata libera, in solitaria slegata per la precisione, è alquanto refrattaria ad ogni complimento. Se vi dovesse udire, anzi, alzate le gambe in velocità perché forse il vostro deretano cercherà.
Ma al termine di una delle salite qui, quando vi starete chiedendo chi ve lo ha fatto fare di essere su un rottame così, potete stare sicuri che si girerà ed un compiaciuto accenno vi porgerà. Tra capicordata ci si intende senza parole. Ed in effetti anche ora, non vi serviranno. I ricordi si imprimono su tavolette di argilla quando le emozioni ne scavano i solchi, così come si dissolvono nell’etere quando le parole si ammassano, senza cura per le stesse.
Da N: Arrivare a Montefiorino (MO)e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in grande spiazzo sulla dx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)
Da S: Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino (MO). All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete). Dopo poco P in grande spiazzo sulla sx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)
Attacco:
Tramite la strada asfaltata dirigersi verso S e non appena un sentiero sale verso dx prenderlo fino ad un ampio anfiteatro di terriccio rosso. Prendere una flebile traccia che sale alla sx (ometto) ed inoltrarsi nel bosco con andamento orario a semicerchio, proprio sul ciglio dell’anfiteatro di cui prima (alcuni bolli rossi ed ometti). Si sale per tracce verso N ed poco dopo un breve diedrino si punta ad una nera costola rocciosa, alla cui base della parete, una targhetta (foto) e 2 fix identificano l’attacco della via. Tot: 10÷15 min dal P
Descrizione generale:
Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale alla vetta del monte Calvario cercando le pareti con la roccia od estetica migliore. Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza, se non in sporadici casi. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate. Anche se l’apertura è stata condotta tutta in artificiale dal basso (a parte l’ultimo tiro) la chiodatura presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.
Nel complesso una salita esplorativa e discontinua che però permette qualche tiro di corda interessante ma soprattutto passare una mezza giornata in un contesto ambientale unico e severo, malgrado la quota e la lussureggiante flora.
Foto Parete :
Schizzo via:
Descrizione tiri:
L1 = 20m, 6a, S1 (11 fix):
Dalla targhetta alzarsi qualche metro verso sinistra su placca verticale con atletica arrampicata facilitata da qualche presa migliorata. Seguire la fessura a banana verso SX standone sotto e salendo alla sosta non appena è possibile. Sosta comoda su 2 fix con cordone.
Trasferimento 1 = 50m:
Traversare a dx (1 fix) e rimontare sulla cresta invertendo il senso fino ad un albero ove recuperare il compagno/i. Attraversare il canale detritico e portarsi nell’altra parete nera alla base di un diedro, qualche metro a dx di una evidente vena bianca, in una nicchia con 1 fix.
L2 = 30m, 6a, S2 (9 fix ):
Dalla sosta (1 fix) alzarsi a sx per un friabile pilastrino (utile friend #1) e poi per placca fino ad un comodo terrazzino. Da qui con determinazione vincere la nera placca sovrastante usando una bella fessura a sx per degli inconsueti incastri di dita (utile friend #0.5 o #0.75). Appena sopra le difficoltà calano e si rinvia una insolita clessidra se si ha un cordino appresso. Ancora per fessura fino ad un ristabilimento su detrito e sosta su pianta con cordoni e maillon.
Trasferimento 2 = 25m:
Traversare a sx puntando alla base del caratteristico gendarme roccioso con orecchia. Sosta su 1 fix alla base dell’orecchia (tenersi un poco lunghi sulla sosta in modo da spostarsi dentro all’orecchia al bisogno 😉
L3 = 20m, 6a, S1 (9 fix ):
Alzarsi verticalmente alla sosta aiutandosi in sostituzione sull’orecchia o con più difficoltà in placca a sx (attenzione a quello che si scarica che finisce in sosta sotto). Ad un certo punto si deve andare in piena placca sotto ad un breve strapiombino che si vince leggermente a sx, usando una rovescia in una rientranza e con buoni appigli netti ma di difficile lettura (2m di 6a). Sopra il terreno diviene elementare ma terroso (1 fissa), quindi si esce sulla dx su cresta esposta fino ad un albero con catena di sosta.
(Il tiro originale traversava a sx ed entrava nel diedro camino che si forma tra i due gendarmi rocciosi. Questo tiro è sconsigliato per via della pessima qualità della roccia.)
Trasferimento 3 = 40m:
Traversare per tracce di sentiero puntando alla forcella che si forma tra la cima principale e la cresta ove poggiamo i piedi. Allestire sosta nei pressi della forcella su 2 resinati, oppure se si vuole interrompere la scalata uscire per sentiero attrezzato sulla dx e che conduce alla croce in vetta (5 min).
Salire su terreno facile ma detritico alla base del tetto a banana con andamento verso sx. Traversare poi per cengia accennata su detrito, erba e terra fino a doppiare lo spigolo con un passo delicato (5a). Ora per roccia delicata seguire i resinati fino ad una nicchia alla base di un pilastrino (se tirano le corde possibilità di allestire una sosta intermedia su 1 resinato + 1 friend #2 in buco). Salire il pilastrino e poi per terreno più facile traversare sotto lo strapiombo della cima fino alla sosta inox omologata (libro di via).
Tiro facile ed alpinistico che regala una bella visione dei pillows, vene di quarzo e formazioni magmatiche però si svolge su pessima roccia lasciata intenzionalmente poco ripulita per dare modo ai ripetitori di “intuire” il terreno di gioco di chi apre le vie.
Discesa:
Dalla cima le difficoltà sono finite e si può scendere per sentiero fino all’eremo e da li si imbocca sulla sx la traccia che scende per il “parco delle ofioliti” fino al greto di un torrente. Ora in breve si è sul ponticello di legno e si sbuca sulla strada asfaltata e quindi al P. Tot: 15/20 min
discesa in doppia sconsigliata ma attrezzata e possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta usando, nel caso, la traccia per bosco a dx dell’ultimo tiro.
Malgrado la fitta spittatura e l’opera di pulizia sui primi 3 tiri la salita riserva comunque un certo “ingaggio psicologico” soprattutto per chi non è abituato a muoversi su terreni friabili. Il tatto e sensibilità che si può maturare su queste rocce vi sarà però di prezioso ausilio su ben altre strutture e gruppi montuosi 😉
utili ma non indispensabili qualche friends medio grande #1, #2 ed un cordino per integrare ove possibile.
roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.
Il nome pare derivi da un voluto doppio senso che mette in discussione la poca curiosità e fantasia dei moderni alpinisti, tutti intenti a mettersi in coda agli attacchi delle vie più blasonate o di moda sui social, ma completamente ignoranti delle infinite possibilità che la fantasia ed un sano spirito esplorativo, possono portare nella loro vita.
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C’era un uomo in Cina che amava le immagini raffiguranti i draghi. Tutti i suoi vestiti ed i suoi mobili erano decorati con questo motivo. Il dio dragone si accorse di questo amore profondo, così, un giorno, un drago vero si presentò alla sua finestra. Si dice che l’uomo sia morto di paura… A parole costui era di certo molto coraggioso, ma si rivelava tutt’altra persona al momento di agire.
N.Bertolani, R.Pittino, A.Tusini dal basso in 3 giornate da luglio ad ottobre 2020
var. “Traverso dei Sospiri” N.Bertolani, C.Bassolidall’alto in 4 giornate ottobre 2020
Descrizione generale:
Via dalla chiodatura sportiva ma dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale il perfetto diedro e vince il tetto cercando sempre “il facile nel difficile“.
La partenza su roccia di granitica memoria cede presto il passo a terriccio. Segue un diedro dalla geometria euclidea che ci imporrà di usare circospezione e tatto per poi appenderci in sosta come insaccati. Un traverso fotogenico, il “Traverso dei Sospiri” più difficile a vedersi che a farsi, ci depositerà su un pulpito con esposizione da rapace. Segue una placca di roccia eccellente che pare rinnegare la genesi ofiolitica. Giunti sulla “Terrazza Belvedere” vi godrete forse un tenue tramonto in uno scenario di pacifica perfezione, sicuramente non avrete incontrato o sentito altra anima viva in tutta la giornata.
Via dal sapore unico, solo per intenditori. Astenersi collezionisti di vie.
Accesso:
A) Con guado del Dragone (consigliato):
Da N: Arrivare nei pressi di Montefiorino (MO) e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada fino alla località Lago. Sul tornante appena prima del borgo tenere la DX (ignorare indicazioni Palagano) ed entrando nel piccolo borgo proseguire per poco più di 1 km. Parcheggiare in ampio spiazzo sulla DX, giusto sotto alla cresta che sale al monte Calvario. P qui (link)
Da S: Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino. All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e della via ma solo se si sale sulla sommità del Poggio). Parcheggiare in ampio spiazzo sulla SX, giusto sotto alla cresta che sale al monte Calvario. P qui (link)
B) Senza guado del Dragone (dall’alto):
Ad inizio stagione o dopo abbondanti piogge il guado del Dragone potrebbe essere difficoltoso, si consiglia quindi l’accesso dall’alto tramite 3 doppie sulla via stessa. P qui (link) sul tornante che serve il percorso del trekking delle miniere di Toggiano.
Attacco:
A1) Il più veloce:
Riprendendo la strada asfaltata dirigersi verso SUD per poco più di un centinaio di metri fino a che, in prossimità di un tornante, parte sulla SX una evidente carrareccia (targhetta di legno su albero ed ometto di pietra). Scendere ed inoltrarsi nel bosco seguendo alcuni bolli rossi e le targhette in legno ed abbandonarlo preferendogli una timida traccia sulla DX seguendo sempre ometti, bolli rossi e targhette. Quando la vista si apre sul greto del Dragone saremo alti sulla sua sponda sinistra con bellissima vista sulla via che ci aspetta. Scendere su terreno smosso e ghiaioso seguendo sempre ometti e bolli fino a portarsi nei pressi di un smottamento con alcuni grossi massi affioranti (1 fix per attrezzare eventuale doppia in caso di fango.
Giunti sul greto si guada per percorso non obbligato (legarsi in caso di acqua alta!) puntando all’evidente diedro fessura del primo tiro. Una targhetta (foto) alla base ne identifica l’attacco. Tot: 20÷30 min a seconda del guado
Total distance: 864 m Max elevation: 630 m Min elevation: 577 m Total climbing: 62 m Total descent: -27 m Total time: 00:37:04
Riprendendo la strada asfaltata dirigersi verso SUD per circa 650m fino a che un centinaio di metri prima di arrivare al Poggio Medola, parte sulla SX una evidente strada ghiaiata. Scendere ed arrivare sul greto del torrente e stando sulla sua sponda sinistra discenderlo direzione N. Per percorso non obbligato ma dettato dall’intuito e dalle condizioni del Dragone eseguire alcuni cambi sponda con pure qualche facile passo di arrampicata su bizzarre rocce conglomerate. In corrispondenza di alcune piscine naturali utile breve doppietta di alcuni metri da eseguirsi su una vite che esce da un sasso levigato. Si perviene quindi ad una zona di grandi ed affascinanti strapiombi che si evitano stando bassi sulla SX. Con alcuni passi su terriccio fangoso si perviene di fronte alla serpentinica placca verdastra di attacco della via. Guadare per l’ultima volta (legarsi in caso di acqua alta!) puntando all’evidente diedro fessura del primo tiro. Una targhetta (foto) alla base ne identifica l’attacco. Tot: 1/3 h a seconda dei guadi e del livello dell’acqua.
B1) Se si è P nei pressi della Miniera di Toggiano:
Scendere per l’evidente stradina di servizio dell’abitazione che ben presto ad un bivio, tenendo la SX (palina informativa), diviene largo sentiero. Scendere fino al greto di un torrente e passare un ponte di legno. Risalire ed attraversare un ampio spiazzo da pic-nin. Proseguire per il sentiero e quando questo sale a SX preferirgli la traccia che rimane orizzontale non prendendo quota. Il sentiero diverrà sempre più rado ma seguendo ometti ed alcuni bolli rossi si perviene ad un crestina rocciosa che si scende ed aggira per portarsi su una cengia esposta. Percorrerla stando in quota e puntando ad una corda fissa che agevola in presenza di insidiosa erba bagnata. Risalire ancora pochi metri su un’altra cresta e poi ridiscenderne il crinale che porta alla ormai evidente “Terrazza Belvedere” ove si troveranno i due ancoraggi per attrezzare la prima delle tre corde doppie.
D1 = Prima doppia da 20m, si arriva ad una sosta su catena.
D2 = Seconda doppia da 25m, si scende tra i resinati puntando ad un pulpito con catena “Pulpito del Sole“, giusto pochi metri a dx del grande tetto.
D3 = Terza doppia da 35m, a goccia d’acqua si perviene all’attacco della via, su una piazzola di ciottoli tra la parete principale ed un grosso masso.
Tot: 30 min / 1h a seconda della velocità delle manovre.
Salire per il regolare diedro fessurato di roccia eccellente. Integrare con un nut medio tra il primo e secondo fix ed un friend #2 tra il secondo e terzo . Dopo le difficoltà son finite ma procedere su cengia esposta fino ad S1 da attrezzare su 2 resinati.
L2
20
6a, 6a+
7
Salire verticalmente sulla sosta o stando in placca od usando lo stretto camino. Presto si deve spaccare sull'”Angolo dello Psicologo” per cercare i poveri appoggi sulla facciata sinistra. Con bella arrampicata tecnica si sale verticalmente fino ad un breve passo in leggero strapiombo sotto la sosta (chiave). Questa la si attrezza su 2 resinati.
L3
15
5b, 5c
7
“Traverso dei Sospiri”. Traversare orizzontalmente usando alcuni appigli fin troppo generosi ma soprattutto appoggi obbligati. A metà salire leggermente per cercare due incastri sotto al tetto, traversare ancora ed uscire dal tetto con movimento che obbliga ad una bella spaccata. Sosta “Pulpito del Sole” in bella esposizione su 2 resinati con catena.
L4
25
6a
10 res.
Alzarsi dalla sosta verso SX su strapiombino ben ammanigliato. Immettersi nella “Placca dei Sogni” di eccellente roccia fin sotto ad un piccolo arco strapiombante che si vince con elegante arrampicata. Dopo il terreno si abbatte e si arriva presto alla comoda sosta su 2 resinati con catena. Libro di via.
L5
15
4b
4
Per percorso non obbligato ma dettato dai fix salire la bella e facile placca fino a che si sbuca sul pianoro sommitale “Terrazza Belvedere”. Sosta su 2 resinati.
sviluppo/diff
110
m
6a+ (6a obbl), RS2, TD-, 2 imp.
Ritorno:
Per gli accessi (A):
Discesa in corda doppia:
D1 = Prima doppia 20m. D2 = Seconda doppia 25m, si scende tra i resinati puntando ad un pulpito con catena “Pulpito del Sole”, giusto pochi metri a dx del grande tetto. D3 = Terza doppia 35m, a goccia d’acqua si perviene all’attacco della via, su una piazzola detritica tra la parete principale ed un grosso masso. Si ritorna a ritroso per il sentiero di accesso (A1) Tot: 30 min / 1h a seconda della velocità delle manovre
Per l’accesso (B):
Si ritorna a ritroso per il sentiero di accesso.
Tot: 20 min
Note:
Portarsi qualche friends medio grande #2 o #3 + nuts per integrare ove possibile su L1 ed L2, dopo superflui.
La via è stata aperta dal basso a più riprese in prevalente arrampicata artificiale di A1, la variante del “Traverso dei Sospiri” è stata creata per dare la possibilità di salire tutto “in libera” una linea sennò molto esigente.
Portarsi qualche bicchierino da caffè che potrebbe rivelarsi utile al libro di via ed anche qualcosa di piccolo e personale che si vorrebbe lasciare ai prossimi ripetitori.
Se ci si cala dall’alto e non si è sicuri di uscire lasciare 2 fisse, una all’ultima sosta ed una proprio sul “Pulpito del Sole”. E’ una ovvietà lo so, ma oltre al fatto di cercare di chiamare il soccorso alpino SOLO in casi di incidenti seri e come ultima possibilità, c’è anche il fatto che quasi sicuramente non sapranno dove siete e come operare.
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Quelle sonore batoste che Bud Spencer e Terence Hill si davano ad ogni film per poi tornare a riappacificarsi più amici di prima, da piccolo faticavo a capirne il motivo, mi facevano solo sorridere. Ora invece è più chiaro quanto poco occorra a due persone per allontanarsi e lasciarsi andare al reciproco oblio. A volte pure senza cazzotti, senza che l’amico o noi stessi manifestiamo platealmente quello che proviamo, quello che pensiamo non vada più nella relazione. L’amicizia, quella vera, merita una correttezza ben diversa.
Aprire questa vietta è stato possibile proprio grazie alle diverse amicizie che a più riprese, senza fretta o spasmi, hanno dato il loro corale contributo. Ed ammetto che quando, dalla prima sosta, osservavo comodamente l’amico di turno contorcersi per trovare il giusto piazzamento, fra me e me è sorta proprio spontanea la consapevolezza che:
“Chi trova un amico trova un tesoro!”
Apritori:
N.Bertolani, C.Bassoli, T.Fiorini dal basso (giugno – luglio 2020)
var. Diretta: N.Bertolani, M.Bulgarelli, I. de Iesu, T.Fiorini dal basso (gennaio – giugno 2020)
Descrizione:
Sesta via a più tiri nata al Sassomorello su quella che era un’altra linea naturale della parete ad una prima osservazione dal basso.
Una via esplorativa con qualche bel passaggio nel solito ameno paesaggio di Sassomorello (link).
Si parte su una liscia placca fessurata che obbliga a tecnici e non intuitivi movimenti, sosta su una comoda terrazza alla base di un tetto che condivide la medesima fessurazione. Seguirla proteggendosi con solidi friends e nuts per poi scoprire, sorpresi, un celato appiglio che permette un facile rimonto sullo sperone aggettante.
Traverso su facile placca nerastra che però, verso la fine, impone dover scendere con i piedi vicino al baratro per assicurarsi ed assaporare un po’ di esposizione.
Segue un percorso discontinuo che permette di approdare però alla base della fascia sommitale, ove poggiano le fondamenta della maestosa torre.
Per l’ultimo tiro si sale un inspiegabile nastro bianco verticale che ahimè, all’ultima sosta, svela la sua genesi proprio a fianco del libro di via.
Per mezze giornate spensierate o dal meteo incerto, anche e soprattutto nelle terse giornate invernali, evitare l’estate.
Accesso:
dal BASSO:
da Nord:
Sulla Provinciale 21 tra Serramazzoni e Prignano (MO) scendere per una stretta svolta sulla via Casinatenendo indicazioni per agriturismo Sant’Anna. Dopo qualche tornante tenere a dx la via Bertoni e parcheggiare appena prima di una svolta a sx di 90° e di un ponticello.Link al P con google maps.
da SUD:
(consigliato per i romantici siccome regala una bella visione d’insieme della parete dal basso) Indicazioni Gombola(MO), passato il bel paese con vista sul borgo (fermatevi) si tiene laviaValrossennafino al bivio nei pressi dell‘abbandonato ponte romano Cervaro (link) Lì imboccare la via Badaglia tenendo indicazioni per agriturismo Sant’Anna. Dopo qualche tornante diviene via Bertoni e la vista si apre su una magnifica vallata con ruderi e la rocca del Sassomorello che domina in alto. Parcheggiare appena dopo una svolta a 90° che passa su un ponticello. Link al P con google maps. Dal P: 5 min tot.
dall’Alto:
(consigliato se dopo si vuole concatenare con Antenna 1 Rock station, provare alcuni monotiri od anche solo rinfrescarsi e mangiare qualcosa all’ombra su comode panchine).
Parcheggiare nel borgo di Sassomorello tra la chiesa di San Bartolomeo (link approfondimento) ed i cassoni della differenziata. (link a P su google maps). Seguire per 30m verso S la strada principale via Don Luigi Spallanzani che diviene strada bianca e scende verso W. Percorrerla con vista sulle pareti ed il bel borgo di Sassomorello sempre in bella mostra, fino al limite di una casa ove una palina CAI indicherà andare sulla dx (direzione SUD). In falsopiano seguire una traccia che poi scende fino ad una zona paludosa (palina CAI) ed in breve si è sotto alla parete principale ove si passa un rigagnolo di fonte (attacco via Maschera della Morte Rossa). Stare sul sentiero e poco dopo si lascia sulla sx la via Chi Trova un Amico trova un Tesoro. Poco dopo un allevamento di api si sale per sentiero fino alle altre vie (ometti) Il Bucato, Colpo di Calore, Tramonto Inaspettato. Dal P: 15/20 min tot.
Attacco:
Camminare sulla carrareccia in direzione W lasciando le arnie sulla DX e dopo qualche centinaio di metri, ad un grosso masso alla SX del sentiero, notare sulla DX un chiaro ometto da cui, guardando bene, si intravede già la targhetta di via.
Entrare nel bosco per esili tracce e puntare ad uno sperone con strapiombi sulla sua sinistra. Seguendo ometti ed in poche decine di metri si è alla base, sotto ad una invitante e sinuosa fessura ove si trova l’attacco con targhetta (foto). Se si arriva alla sorgente (attacco via Mascherata della Morte Rossa) tornare indietro. Tot: 10/15 min dal P
Attaccare la parete alla base dove inizia l’evidente bella fessura. Salire da dx a sx sfruttando la fessura, con tecnici movimenti e spalmo di piedi cercando un non scontato equilibrio (p.sso 6a) poi vincere la verticale fessura cieca sempre fidandosi dei piedi. In prossimità del terrazzo il terreno si abbatte e si sosta comodi sotto al tetto (1 resinato + 1 fix)
L2
35
V, 4a, 3c
7 fix
Salire sopra la sosta sfruttando la fessura che da verticale diviene presto orizzontale quando incontra il tetto. Proteggersi con solidi friends e nuts medi e percorrerla verso sx in bella ed insolita arrampicata fino a che torna verticale (1 fix impedisce possibile incastro corde). Tramite una celata presa naturale portarsi sullo spigolo in bella esposizione e poi salire in diedro. Al secondo fix non salire ma traversare a sx su bella e rugosa placca fino a pervenire sulla cengia ove si rinvia alti (1 fix da allungare). Traversare ancora verso sx scendendo e portandosi sul ciglio dello strapiombo sottostante (2 fix) in bella esposizione. Risalire infine su cengia ove si trova la sosta su 2 resinati (1 fittone+ 1 golfare)
L3
5
35
5a, I
1 fix
Rimontare la placca verticale sopra la sosta con un passo non immediato (1 fix). Il terreno dopo si abbatte e per detriti si cammina in direzione di una pianta con cordino in alto e poi per tracce fino alla base di una nerasta placca. Sosta alla base della placca da allestire su tronco segato od una delle numerose piante.
L4
20
10
4c, III
4 fix
Attaccare la placca nel punto più verticale con partenza strapiombante ma in breve interrotta da cengia (2 fix). Per terreno elementare ci si porta sotto ad una fascia con un breve ma caratteristico diedrino con naso. Ora in vista delle mura sommitali salire la facile placca (1 fix) e poi il diedrino (1 fix). Sosta su pianta con cordone.
L5
15
30
III, I
2 fix, 1 res
Partenza a vincere un breve risalto friabile e sopra rinviando su un altro caratteristico naso (1 fix). Facile placca appoggiata (1 fix) e tenere in direzione della fascia sommitale alla SX della colata bianca e sotto a grossi blocchi aggettanti (1 resinato da allungare). Camminare sulla cengia verso DX fino a far sosta su 2 resinati, giusto alla SX della colata bianca.
L6
15
5a
2 fix + 1 golfare
Entrare nella colata bianca tramite una bella lama e subito dopo spostarsi a DX su placca verticale (1 fix). Salire la placca puntando ad un diedrino sommitale di uscita (1 fix + 1 golf.). Sosta su 1 golfare da integrare con i paletti della recinzione. Libro di via.
sviluppo
105
75
m
sviluppo totale
180
m
gradazione
IV, V, 1 passo 6a (5b obbl), RS2, D, 2 imp.
Discesa:
A)
Alla recinzione prendere la cengia esposta verso SX (! proprietà privata, evitare schiamazzi). Dopo poche decine di metri girando intorno la base della torre prendere la strada principale appena dopo un rudere. Questa strada bianca è la via Don Luigi Spallanzani che scende fino ad una casa. Sulla dx vi si trova una palizzata come traccia di una antica carrozzabile (bollo CAI). Ora si è in vista della parete W con sempre il borgo di Sassomorello in bella mostra. Scendere ancora fino a che al termine dei paletti di recinzione non si incrocia una carrareccia abbandonata e spesso paludosa (palina CAI e bolli rossi). Qui girare a sx in direzione N ed in vista della base della parete. In breve la strada diviene sentiero, passiamo prima un rigagnolo di fonte (attacco via Mascherata della Morte Rossa) e dopo un allevamento di arnie. In breve ci riconduce alla strada del P. 20 min tot.
B)
discesa in doppia sconsigliata ma possibile da S1 ed S2. Dopo si può interrompere la salita nelle varie cenge e scendere per tracce nel bosco.
Carina la fessura del primo tiro da salire con movimenti inusuali ed il tetto fessurato del secondo tiro da proteggere con il giusto friend o nut.
La via è una “brutta via” ma penso possa donare a cordate neofite o fresche di corsi la possibilità di cimentarsi su 6 tiri di corda, una progressione in conserva, muoversi sul facile ma friabile ed il tutto in un contesto di pace ed isolamento che si fatica a trovare in molti ambienti “alpini”
Il nome deriva anche da un gioco di parole, trovare il giusto friends per L2 è come trovare un tesoro.
via concatenabile con le altre limitrofe oppure con maggiore logica ad Antenna Uno Rock Station( link) In quest’ultimo caso, dopo che si è arrivati in croce, occorre scendere per la mulattiera tra la chiesa e le case tralasciando sulla SX la falesia, fin quasi alla corda fissa che scende dal cimitero. Valutare in questo caso il P nei pressi del cimitero (link al P) e poi attaccare scendendo la via Spallanzani (discesa A)
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