La linea che hai percorso (linea rossa) è costituita da :
L1) monotiro “Piccettino” protetto a fix da M. Lugli e G. Simonini, su una antica linea già percorsa e protetta a chiodi da ignoti, seguito da un traverso a sx già descritto nella guida e recentemente protetto (3 fix) da G. Simonini e D. Rimondi, fino alla S1 della via “Rat-Man” di M. Lugli.
L2) secondo tiro della via “Rat-Man” di M. Lugli.
L3) nuova linea (3 fix) del brevissimo ultimo tiro, di G. Simonini e D. Remondi. La precedente linea di M. Lugli usciva su rocce facili, ma insicure, ed erba più a sx. Recentemente, per iniziativa di D. Rimondi e G. Simonini, entrambe le vie Piccettino e Rat-Man sono state disgaggiate, ripulite e aggiornate aggiungendo qualche protezione su Rat-Man, oltre al traverso di ricongiungimento tra Piccettino e Rat-Man, e il nuovo breve ultimo tiro.
È probabile che, dopo la chiodatura a fix di Piccettino, ignoti abbiano infittita la chiodatura. La guida riporta infatti solo 6 protezioni ora se ne contano 14!
Gianpaolo Simonini
Gianpaolo e Marcello in un momento di svago (foto tratta da Falesie Ritrovate 2008).
Via “lunga” solo 40m ma che in 3 tiri consente di salire la parete con più sviluppo di Varana. Diverse ed originali le tre lunghezze.
Accesso:
Raggiungere l’abitato di Varana ed appena a fianco del sagrato della chiesa voltare nella stradina parallela a fianco e scendere per un chilometro circa. P sulla destra in largo spiazzo prativo prima del borgo. Link al P con google maps
Attacco:
Entrare nel borgo (fontana d’acqua e lavatoio) e dopo aver raggiunto la falesia scendere a sx fino alla base della parete N aiutandosi con qualche corda fissa. La via attacca quasi nel punto più basso in corrispondenza di un evidente diedro nero crivellato da fix. Tot: 10 min dal P
Salire il verticale diedro fessurato regolare intramezzato da qualche breve strapiombino. Giunti alla catena rinviarla lunga e traversare a SX con passo tecnico ma con buona aderenza. Sosta su catena sotto al diedro successivo. (Il tiro sarebbe uno dei più belli di Varana se non fosse ormai completamente marmorizzato dall’uso. Qua e là qualche appoggio scavato permettono comunque la salita.)
L2= 15m, 5b, 6 fix, S1
Salire il verticale diedro fessurato con buona aderenza e bei movimenti fino ad un comodo pianoro sotto ad una evidente fessura.
L3= 5m, 5c, 4 fix, S1
Salire a destra e vincere l’ostica fessura con movimenti di incastro. Appena dopo la difficoltà si abbatte e si fa sosta su basso e scomodo anello cementato.
Discesa:
Uscire dalla via sul pianoro sommitale e dirigersi verso S fino ad intercettare il sentiero elementare che riporta alla base della falesia. 5 min alla base della falesia e 10 al P
Note:
Via carina e diversa dalle altre limitrofe.
L’unto del primo tiro è al limite tra il fastidioso e l’inscalabile. Andare oltre per avere una visione di insieme 😉
Guida consultabile grazie a G.P. Simonini e M. Lugli che ne hanno resa pubblica la fruizione.
Meteo:
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Pilone Ventrale del Sassofratto (o Sprone di Monte Prado) 1956 m
Civago (RE)
Via intitolata e dedicata alla giovane Elisabetta Magnani che ci ha lasciato a soli 18 anni. Siamo sicuri che questa vietta, salita in compagnia del papà Alessandro ed i fratelli Gioele ed Ester, le sarebbe piaciuta tanto.
Anna e Nicola, 2022
Via esplorativa in un contesto di grossi affioramenti sedimentari a lame stratificate che denotano il versante settentrionale del monte Prado e Cipolla, nell’appennino Reggiano al confine con la Toscana. Il nome Sassofratto deriva probabilmente proprio da questa peculiarità osservabile non solo dal rifugio Segheria bensì già vicino all’abitato di Civago. In effetti la quota è fra le più elevate dell’appennino e regala alla salita quel sapore di “alto” che permette allo sguardo di perdersi nell’orizzonte assai ampio. La via è corta e riservata ad amanti di una arrampicata che solo sulla carta è plaisir. In equilibrio precario su una liscia ma rugosa placca a pochi passi dal comodo canale, e poi su, dentro ad un regolare camino delimitato dal taglio netto della montagna. Quando si entra nelle sue viscere ci si sente quasi protetti, compressi in un abbraccio dalla pelle anziana si cerca di sgusciare verso l’alto ove un macigno appoggiato alle due pareti pare attenderci prima di staccarsi. Decisamente una arrampicata fuori moda ma anche per questo unica nel suo genere, soprattutto in appennino.
Apertura
A.Tusini, N. Bertolani, 4 giornate dal basso giugno-ottobre 2022 (prima salita certa).
Accesso:
Giungere al rifugio Segheria 1410m tramite il sentiero 605 da P case Civago (1100m) oppure più brevemente tramite il sentiero 681 nei pressi del P prima della sbarra sopra al Rio Lama (1500m circa).
Attacco:
Dal rifugio Segheria imboccare il sentiero 605 verso il rifugio Battisti ma abbandonarlo a quota 1500m circa quando si prende a SX la deviazione per il 605B “Olinto Pincelli” (fonte del Dolo sul tragitto). Si passa una radura di vegetazione palustre e poco dopo si prende a sx il 633 SPP per Bocca di Massa. Salire ancora per sentiero, ora più esposto, fino a quota 1700m circa ove all’uscita dal bosco nei pressi di un grosso ometto sulla sx si abbandona il sentiero principale per salire a dx, su una frana, per tracce di sentiero segnate da ometti e bolli rossi. Su per prati, dapprima per crinale e poi con direzione antioraria, si giunge presto l’attacco della via ove è visibile la targhetta.
Salire il vago diedrino a sx della targhetta fino alla verticale balza tagliata orizzontale da due accennate cenge, conquistare la seconda e traversare verso destra su sempre più poveri appoggi e sempre più tecnica placca. Delicato passo chiave finale in leggera discesa (6b facilmente A0-abile). Sosta comoda alla base del camino.
L2 = 25m, 5a, 1 p.sso 5c (8 fix) Sosta su 2 fix
Su per il camino, aggirandolo inizialmente sulla dx. ma appena possibile entrandoci con convinzione e schiena salda. Dopo due rinviate riportarsi sulla gobbosità di dx tagliata da una fessura che termine presto e ci impone tornare nel camino. Altro faticoso passo e poi le pareti si allargano e divengono più lavorate permettendo un facile arrivo alla sosta appesi su 2 fix (più cordone per eventuale doppia). Sosta comoda ma con agghiacciante macigno come spada di Damocle.
Ancora più convintamente nel camino dapprima sfruttando una bella fessurazione (proteggibile con friend #0.5 ed #1), e poi ad incastro cercando di estendersi oltre i primi due ostici fix. Superati il camino si apre su terreno più facile ma detritico (! non muovere sassi), si tiene quindi la sx rinviando vicino ad una estetica lama e poi su diedrino muschioso che in breve porta alla sosta in coma su due fix con anello. Corda fissa appena prima per evitare di smuovere sassi. Sosta comoda su cengia erbosa e libro di vetta in grottino.
Difficoltà:
5b, 5c, passo di 6a e 6b (5b obbl.)
3L, 70m, S1, D+, 2 imp.
Discesa:
Con 2 doppie a soste attrezzate (30m + 20m) oppure una unica da 50m si torna nei pressi dell’attacco. A ritroso fino al rif. Segheria.
TOT: 60 min circa fino al rifugio.
GPS:
Total distance: 2939 m Max elevation: 1862 m Min elevation: 1416 m Total climbing: 655 m Total descent: -212 m Total time: 03:10:48
Salita resa possibile anche grazie all’ottima disponibilità ed accoglienza del rifugio Segheria, che ci ha ospitati per due notti e rifocillato a dovere con ottimo cibo e vino. Grazie Sara, Marcello e tutto il giovane staff.
Arenaria macigno ci così pregevole fattura si trova raramente dalle nostre parti, a volte pare più essere su granito o fortunato gneiss. L’uscita e qualche lama instabile però riporta alla realtà, è richiesta quindi sensibilità e tatto alpinistico soprattutto al primo di cordata e si sconsigliano più cordate in fila.
Con nostra somma sorpresa e completa ignoranza, abbiamo scoperto la via era già stata tentata siccome abbiamo trovato un chiodo a lama con rinvio abbandonato databile anni ’90. Da una ulteriore indagine si scoprì che il tentativo fu di P. Tamagnini ed A.Montanari (Sturno) in invernale nel 1986! Questo il chiodo piegato trovato con il rinvio che ha subito pure un cospicuo volo, ora visionabile presso il rifugio Segheria.
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Itinerario dal sapore decisamente classico, immerso in un magnifico quanto isolato ambiente “dolomitico” a tutti gli effetti, così come la via in questione. Qui sicuramente non troverete orde di arrampicatori od escursionisti ma solamente camosci e marmotte, oltre ad un prezioso senso di pace e tranquillità. L’avvicinamento rientra già nella via stessa, dato che si sviluppa lungo il caratteristico e ventilato Vajo delle Bisse Bianche, attraverso singolari pertugi tra enormi massi erranti e divertenti risalti rocciosi. Una volta usciti dal vajo ci si ritrova direttamente al cospetto dell’imponente parete Nord del campanile, incorniciato come in una fotografia dal bucolico Vallon delle Bisse Bianche. Il toponimo di questa elegante struttura fu assegnato da Eugenio Cipriani e Gianni Rodighiero nel 1983 che per primi ne salirono la sommità lungo i camini che solcano l’intaglio orientale. Il frastagliato spigolo Est invece fu percorso da Roberto Castagna e Donato Zini nel 1987, i quali dedicarono la salita al forte alpinista valdagnese Ruggero dal Cengio. “Al Cuor non si Comanda” ne vince invece l’inviolata parete Nord, seguendone i punti più logici e vulnerabili, su roccia generalmente buona per la zona, spesso molto lavorata. Prestare però attenzione in alcuni punti, soprattutto nei brevi tratti appoggiati dove sono presenti detriti e in corrispondenza della vetta, dove risulta più delicata. L’itinerario, salito principalmente con protezioni veloci, è stato in seguito integrato dagli apritori con chiodi e cordoni con lo scopo di agevolarne la ripetizione: rimane comunque una salita di stampo alpinistico a tutti gli effetti. Necessarie 2 corde da 60 m, consigliati friend dal 0,75 al 3 (BD) per il 5°, 6° e 7° tiro. Chiaramente martello e chiodi per ogni evenienza.
Dal passo di Campogrosso seguire la strada verso Obra (o strada Panoramica dei Vaji) per circa 1 km e parcheggiare sullo spiazzo a destra appena prima del divieto. Proseguire a piedi oltrepassando il Vajo dei Colori, il Vallon di Pissavacca ecc. fino a quando finisce l’asfalto (sbarra). Oltrepassarla e continuare ancora sulla strada, ora sterrata, e dopo poco si transita all’imbocco del Vajo delle Bisse Bianche (segni azzurri con numeri neri scritti su un masso). Una quindicina di metri prima dei segni abbandonare la strada e prendere una timida traccia sulla sinistra tra la vegetazione (ometti a bordo strada) che risale il vajo, aggirando inizialmente alcuni facili risalti. Poche decine di metri dopo esser transitati sotto un’evidente e strapiombante parete gialla sulla sx si perviene alla base di un gigantesco e caratteristico masso che ostruisce il vajo. Lo si oltrepassa sulla destra attraversando un pertugio (poco visibile) che conduce in un catino dalle pareti slavate, alla base di un risalto verticale di 15 metri. Superarlo, servendosi di una corda fissa in loco, e proseguire fino ad un successivo breve risalto che si supera sulla destra (3 metri di III grado). Continuare, sempre lungo il vajo, fino all’ultimo risalto sbarrato da un masso strapiombante, che dà accesso al magnifico ed ampio Vallon delle Bisse Bianche. L’imponente torrione è già ben visibile e svetta sulla destra del vallone. Aggirare facilmente il risalto sulla destra tramite una timida traccia(ometti) e risalire i ghiaioni del vallone portandosi alla base dell’evidente parete nord (vari ometti). L’attacco è posto al margine destro (viso a monte) della parete. Chiodo con cordone all’attacco e cordoni su clessidre pochi metri più in alto ben visibili. 2 ore circa dal Passo di Campogrosso
da NORD dalla frazione di Ometto (Vallarsa)
Raggiungere l’abitato di Ometto (in Vallarsa) e proseguire fino al termine della strada, dove si lascia l’auto al principio della galleria (ampio parcheggio libero). Attraversarla e proseguire per la comoda carrareccia che, dopo una decina di minuti, transita alla base dell’impluvio delle Giare Larghe (indicazioni CAI per Vallon dei Cavai). Continuare sempre lungo la strada, superando un tratto cementato, fino a raggiungere l’attacco del Vajo delle Bisse Bianche (segni azzurri con numeri neri scritti su un masso). Fin qui 25/30 minuti. Una quindicina di metri dopo il masso abbandonare la carrareccia e prendere una timida traccia sulla destra tra la vegetazione (ometti a bordo strada) che risale il vajo, aggirando inizialmente alcuni facili risalti. Poche decine di metri dopo esser transitati sotto un’evidente e strapiombante parete gialla sulla sx si perviene alla base di un gigantesco e caratteristico masso che ostruisce il vajo. Lo si oltrepassa sulla destra attraversando un pertugio (poco visibile) che conduce in un catino dalle pareti slavate, alla base di un risalto verticale di 15 metri. Superarlo, servendosi di una corda fissa in loco, e proseguire fino ad un successivo breve risalto che si supera sulla destra (3 metri di III grado). Continuare, sempre lungo il vajo, fino all’ultimo risalto sbarrato da un masso strapiombante, che dà accesso al magnifico ed ampio Vallon delle Bisse Bianche. L’imponente torrione è già ben visibile e svetta sulla destra del vallone. Aggirare facilmente il risalto sulla destra tramite una timida traccia(ometti) e risalire i ghiaioni del vallone portandosi alla base dell’evidente parete nord (vari ometti). L’attacco è posto al margine destro (viso a monte) della parete. Chiodo con cordone all’attacco e cordoni su clessidre pochi metri più in alto ben visibili.
1 ora e 15/30 min dalla galleria di Ometto
Mappa accessi
Mappa con gli accessi da Nord e da Sud
Relazione:
L1 = 25 m; IV p. IV+, 1 chiodo e 3 clessidre
Salire verticalmente su roccia bianca lavorata e qualche zolla erbosa fino a una cengetta, dove si sosta su 3 chiodi.
L2 = 30 m; IV+, II, 6 clessidre
Traversare 5 metri a destra fino a un cordone su clessidra, quindi proseguire verticalmente, su roccia bianca molto lavorata, fino alla prima cengia erbosa. Portarsi facilmente (terreno delicato) alla base di un’evidente fessura posta al margine sinistro di una placca a buchi nerastra. Sosta da attrezzare su 1 clessidra con cordino e 2 friend medi su fessura lineare. ().
L3 = 25 m; V-, III, 1 chiodo, 3 clessidre
Salire la bella placca nera a buchi sopra la sosta (roccia ottima e lavoratissima), sfruttando la fessura a fianco, fin sotto alla prima fascia strapiombante. Traversare quindi una decina di metri verso destra percorrendo una facile ma esposta cengetta fino alla sosta su 4 chiodi con cordone e maglia rapida, posta in un piccolo ballatoio sospeso nel vuoto.
L4 = 40 m; V+, IV, IV+, II, 5 chiodi e 4 clessidre
Rimontare verticalmente la sosta superando una bella placca bianca a buchi di roccia molto lavorata con andamento verso destra, fino a quando la parete diviene più appoggiata e meno compatta. Proseguire diritti tra rocce ed erba superando infine un’altro tratto verticale, fino alla seconda cengia (ultimi facili metri con roccia delicata). Sostare su 3 chiodi alla base dell’evidente camino sulla destra che solca la seconda fascia di strapiombi
L5 = 30 m; VI+, IV/V, 3/4 chiodi
Vincere il camino (roccia ottima), superando un difficile strapiombo iniziale (lungo cordone per eventuale azzero) e dopo una decina di metri abbandonarlo spostandosi sulla placca di sinistra. Proseguire in leggero obliquo verso sinistra fino a raggiungere la terza cengia (detriti). Sostare comodamente su 3 clessidre con cordoni
L6 = 30 m; V-, VI, V, 4 chiodi e 1 clessidra
Spostarsi un paio di metri a sinistra della sosta e salire l’unica fessura gialla che solca la terza fascia di strapiombi (utili friend medio-grandi) e che più in alto diviene liscio camino (attenzione a dei massi incastrati sulla sinistra a metà fessura). Quando il camino diviene molto strapiombante abbandonarlo e uscire sulla parete di sinistra guadagnando un piccolo pulpito sospeso. Proseguire verticalmente per altri pochi metri fino a raggiungere la terza cengia (diversi detriti) che sorregge la cuspide sommitale. Sostare su 3 chiodi alla base di una breve placca compatta sulla sinistra.
L7 = 30 m; IV+/V, 1 chiodo. Libro di vetta
Superare la breve ma compatta placca sopra la sosta fino a una piazzola. Spostarsi pochi metri a sinistra e vincere l’ultimo muro verticale seguendo una fessura obliqua (roccia delicata) che dà accesso alla stretta e caratteristica cima del campanile (utili friend). Sosta su mugo e chiodo con cordone e maglia rapida.
Con 3 calate lungo il versante di salita si ritorna alla base della parete. Dalla vetta con una prima calata di 58 metri (mugo e 1 chiodo con cordone e maglia rapida) si arriva alla cengia mediana della parete e alla successiva sosta di calata (fuori via) su 2 mughi collegati a 2 chiodi con cordone e maglia rapida. Con una seconda calata di 35 metri si arriva alla S3 su 4 chiodi con cordone e maglia rapida . Una terza calata di 60 m deposita nel canalone detritico a fianco dell’attacco (caratteristica calata nel vuoto esposta). Rientrare seguendo a ritroso l’accesso. Tempo tot: ???
Note:
Nonostante le protezioni siano state integrate dagli stessi apritori rimane comunque una via di stampo decisamente dolomitico, sia nella roccia, che nei gradi, che nell’avvicinamento e discesa.
Bibliografia:
Massiccio del Pasubio |Cesco Zaltron | Ed. CAI Thiene, 1976
Guida dei Monti d’Italia – Piccole Dolomiti – Pasubio | Gianni Pieropan, Ed. CAI TCI | 464 pagine |anno 1978
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Via corta e dallo sviluppo contorto ma che regala una roccia che non ha eguali in Piccole Dolomiti e che ricorda, a tratti, i colatoi neri della Moiazza o le verticali placche lavorate delle Pale di San Martino.
Provare per credere !
Adattissima per principianti o come concatenamento.
Attraversare la strada e prendere le indicazioni per vajo Stretto – Boale dei Vaccari. Salire diritti i prati verso la Malga e continuare lungo il sentiero entrando nel bosco e seguirlo in falsopiano verso N – NW (bolli gialli). Quando questo passa in un tratto pianeggiante prendere le indicazioni Vajo Stretto e giungere ai piedi del caratteristico canyon. Non salire i tratti attrezzati ma stare a dx sul sentiero e salire il ripido, terroso e faticoso Boale dei Vaccari. Giunti allo spettacolare anfiteatro delle propaggini del monte Cornetto si intravede già sulla dx la nostra parete dal caratteristico arco strapiombante e la sottostante placca nerastra. Tagliare in diagonale per timide tracce di sentiero e ghiaioni fino alla base. Chiodo con cordone identifica l’attacco.
In corrispondenza del chiodo con cordone entrare nella scura fessura e salire aiutandosi sulla nerastra placca a destra. Appena prima della sosta breve traversino a destra con passo appena più difficile. Sosta comoda su 2 fix
L2, 30m, IV, 1 p.sso IV+
Traversare orizzontalmente a sinistra su bella roccia scura lavorata ed ignorare un breve ed invitante strapiombino. Appena più a sinistra (1 ch) rimontare per fessura e poi per percorso tendente a sx pervenire alla comoda sosta comoda su 2 fix in una nicchia.
L3, 35m, II-III, 1 p.sso IV
Traversare orizzontalmente a destra per 2m e vincere uno strapiombino. Ora per percorso non obbligato ma dettato dalla logica salire il colatoio di terra e mughi ed appena sopra traversare decisamente a destra su mughi senza prendere quota. Si perviene su un comodo pulpito con 2 fix ed 1 moschettone adibiti per la doppia.
Difficoltà:
III, IV, p.ssi IV+ / IV+ obbl. AD+ 3L, 90m, RS2, 1 imp.
Compagni:
Ivan de Iesu, Fabio Scaglioni.
Discesa:
Dal terrazzino attrezzare una doppia da 40m e scendere prima su terreno appoggiato e poi verticale fino alla base della parete a pochi metri dall’attacco. Da qui scendere per il percorso dell’andata od altro se si vuole compiere un bel giro ad anello, oppure concatenare le altre vie lì vicino. I tempi di discesa andranno da 1h in su.
Cartina:
GPS:
Salita per il Vajo Stretto e Boale Vaccari
Total distance: 2028 m Max elevation: 1769 m Min elevation: 1297 m Total climbing: 545 m Total descent: -126 m Total time: 04:20:46
Prestare attenzione alla qualità dei cordini e dove sono infissi, è normale che col tempo, intemperie ed usura questi si logorino.
Roccia ottima, tiri simpatici e molto interessante se concatenata con …
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