Torre dell’Amorotto – 930m
Scalelle di Monte Beccara
Civago (RE)
Appennino Tosco Emiliano
Summary
Dalla relazione di un apritore:
Nell’alta valle del torrente Dolo, a qualche chilometro dall’abitato di Civago (Comune di Villa Minozzo), si trova una stranezza geologica dell’Appennino: imponenti bancate di rocce sedimentate e stratificate (arenarie di Monte Cervarola), in seguito a movimenti orogenetici, hanno modificato la loro giacitura ruotando e disponendosi in modo quasi verticale. Questi spettacolari lastroni di roccia, spessi da qualche decimetro a qualche metro, formano una complessa rete di pareti frastagliate e rotte chiamate dai locali “Palancà d’la Tura” (Palancate della Torre).
A,Menozzi da http://appenninisti.blogspot.com/2022/01/via-della-spada.html
La parete principale s’innalza direttamente sulle acque del torrente Dolo per circa 120 metri ed ha un caratteristico profilo seghettato che ha suggerito il nome ufficiale, usato in cartografia, di “Le Scalelle” per questa parte basale del Monte Beccara.
La Via della Spada sale al centro dell’ampia parete con un percorso che cerca di sfruttare le zone in cui la roccia è più solida: questa arenaria presenta infatti tratti di colore nerastro, solidissimi e molto abrasivi, che la fanno assomigliare al granito mentre in altri tratti si osservano bancate più fragili, di colore prevalentemente grigio-giallastro, affette da sfaldamenti e crolli anche imponenti, cui occorre prestare la massima attenzione!
Si segnala che sul profilo seghettato di questa parete corre l’altra via “Lama del Dolo”, sempre attrezzata a fix e che, qualche centinaio di metri più a valle, si trova la breve via “Lumache Molli” attrezzata invece a chiodi (45 m, VI).
Più in alto, su un altro lastrone di roccia, ci sono i monotiri della falesia di Civago.
Nota.
Dopo il crollo avvenuto qualche anno fa (crollo che ha cambiato parzialmente la configurazione della via nei primi due tiri), grazie al lavoro delle guide alpine White&Blue che hanno eseguito grossi lavori di disgaggio per la realizzazione della falesia, ora la via risulta nuovamente percorribile.
Si è provveduto al ri-attrezzamento di S2 in un nuovo, comodo pulpito.
La preesistente sosta, che conseguentemente al crollo di una grossa lastra triangolare era diventata una scomoda “sosta appesa”, è stata rimossa.
La chiodatura della via in questo tratto, trasformatosi da facile diedro a placca lavorata, è stata altresì leggermente infittita.
Descrizione:
Via attigua alla più famosa ed estetica Spigolo del Dolo, questa però si svolge maggiormente su placca e su difficoltà leggermente superiori, almeno in alcuni passaggi.
La linea è completamente protetta a fix, portare 14 rinvii (se si effettua la sosta intermedia del IV tiro sono sufficienti 12 rinvii). Occorre anche il materiale per allestire le soste in quanto queste sono su due fix senza catena.
E’ indispensabile il casco.
Accessi:
Accesso consueto
Poco prima dell’abitato di Civago sulla strada provinciale che collega Villa Minozzo a Civago, passata la galleria della torre dell’Amorotto, dopo qualche centinaio di metri a sx parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (pochi posti, P a lisca di pesce e vicini alle altre auto!).
Link a P
Proseguire sulla strada principale verso S per poche decine di metri ed all’indicazione “Ferrata” scendere sul sentiero tracciato che in breve conduce sul greto del torrente. Scendere sulla sponda sx idrografica del Dolo (verso N) per alcune centinaia di metri fino a che si perviene sotto alle evidenti placche verticali di arenaria ed il vicino attacco della ferrata.
Max elevation: 977 m
Min elevation: 809 m
Total climbing: 26 m
Total descent: -183 m
Total time: 00:36:41
Vecchio accesso (pre ferrata)
Parcheggiare l’auto nel piccolo spiazzo (3/4 posti macchina) all’ingresso della galleria che sottopassa la Torre dell’Amorotto, poco prima dell’abitato di Civago, sulla Strada Provinciale che collega Villa Minozzo a Civago.
Proseguire a piedi per il sentiero, seguendo le indicazioni “Palestra di Roccia”. Giunti alla base della Palestra di Roccia, seguire il sentiero Gazzano-Civago in direzione Civago (il sentiero costeggia, poco più in basso, la Strada Provinciale). Superati i pilastri del ponte in uscita dalla galleria, si individua poco dopo sulla sinistra il rottame di una vecchia utilitaria. Poco più avanti, sempre a sinistra, un canalone pietroso consente di scendere per circa 130 m fino al torrente. Qui, percorrendo il letto del Dolo verso valle per circa un centinaio di metri (stare sulla sinistra), si giunge ad un’ansa verso destra che conduce ad un tratto rettilineo costeggiato dal paretone di roccia sul cui filo sommitale corre la nostra via.
Si scende per qualche metro fino a portarsi sotto al diedro del primo tiro (ometto, fix visibili, 790 m s.l.m.)
Foto parete:
Schizzo:
Descrizione dei tiri:
Relazione di A.Menozzi:
L1 = 15m 4c
(+5m di cengia)
Salire il diedrino di roccia friabile e traversare verso sinistra sulla cengia fino a trovare la sosta successiva.
L2 = 20m 5c
Si segue la bella fessura fino alla sosta successiva su un pulpito (attenzione: i primi fix sono in comune con un monotiro che però prosegue dritto mentre la via segue la fessura che piega a sinistra).
L3 = 15m 4c
(evitabile, perdendo il contatto visivo col compagno).
Salire dal pulpito e rinviare sul fix a destra sulla placca. Proseguire su roccia lavorata fino al terrazzino panoramico della sosta.
L4 = 30m 4c
(+tratto di bosco ripido)
Scalare la placca di roccia lavorata fino a una cengetta e, facendo attenzione alla roccia friabile, salire la breve fessura soprastante. A questo punto bisogna risalire più o meno dritti il boschetto facendosi guidare da alcuni cordini sugli alberi e da un fix, fino a giungere alla base della parete verticale dove si trovano i due fix di sosta.
L5 = 25m 6a+
Salire a destra l’esile rampetta e scalare la fessura fin sotto a una fascia aggettante. Spostarsi decisamente verso destra su questa specie di cornicione e proseguire verso sinistra in fessura fin sotto il tetto incombente. A questo punto (fix ravvicinati) infilarsi nel camino con passo delicato sfruttando una presa non visibile sul suo lato sinistro.
L6 = 10m 4b
(evitabile, perdendo il contatto visivo col compagno).
Risalire la rampa fino alla sosta finale con catena.
Rientro:
Per tornare al parcheggio si risale la dorsale rocciosa proprio sulla cresta, aiutandosi anche con il cavo della ferrata.
Alla fine di quest’ultima si incontra il libro di via in comune con la ferrata (scrivere propria ascesa).
Si continua ancora in ascesa su traccia nel bosco per qualche decina di metri fino a salire sul sentiero principale tramite alcuni gradini nella terra ed una staccionata.
Qui tenere la sx (viso monte) e scendere alla falesia dell’Amorotto da cui tramite sentiero elementare si arriva in 5 minuti di falsopiano al parcheggio.
Se si teneva la dx alla staccionata si risale fino alla galleria e quindi poi è da ripercorrere per tornare al P oppure è consigliato nel caso di P prima della galleria.
Ripetizione:
del 16/07/2011 con Paolo Dante Gatti (probabile prima ripetizione)
Note:
- Interessante alternativa alla arenaria macigno della Pietra
- Molto bello il contesto ambientale e la solitudine (almeno prima della ferrata 🙁
- Aggiornamento 2013:
Parziale crollo della partenza del secondo tiro. Terreno friabile e delicato. ! Attenzione. - Aggiornamento 2020:
Ci giunge notizia della nascita di una nuova e bella falesia di arrampicata sportiva a ridosso della via, per merito delle guide WB mountain. - Aggiornamento 2023:
Risaliti i primi due tiri ora modificati rispetto all’originale ed aggiornato l’attacco e discesa con le nuove tracce.
Bibliografia:
- TCI Appennino ligure e tosco-emiliano | di Marco Salvo, Daniele Canossini 2006 | EAN: 9788836527755 (questa via non presente)
- Carta dei sentieri | Alto Appennino Modenese | Cai
- Appennino Invernale | G.Fabbri e F.Montorsi | Collana “Le Nevi”
- Falesie Ritrovate | G.Simonini, M.Lugli | ed. Eccentrico | 2008
Meteo:
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foto dal sito di Gianpaolo Simonini
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Da una ripetizioni di Elia Lazzari ed amici
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