Se non fosse per la vicinanza delle costruzioni e rumore antropico parrebbe essere sulle placche della Sbarua o di Arnad. Veramente notevole il grip e la roccia, almeno su questa via. L’arrampicata non è mai di forza ma piuttosto impone un corretto uso e fiducia dei piedi, come dovrebbe essere sempre in questa disciplina.
Parcheggiare nel comodo ed ampio spazio del cimitero del paese (link al P) ed imboccare il sentiero che sale alla sinistra per prato ed entra nel bosco. In breve si è ai piedi delle strutture rocciose. Il primo settore che s’incontra è la Piramide di Cheope. Percorrere la traccia principale che sale diagonalmente verso destra (viso monte) seguendo le indicazioni per il Corno Pagano e poco dopo si raggiunge la placca basale del Pilastro dei Pitoti. La prima via sulla sx è la Pastasciutta e Scaloppine, a seguire la Anestesol sublime e poi la nostra linea che attacca all’estrema destra della placconata, con scritta sbiadita gialla Gorby Ronnie e primo fix a 5m da terra!
Tot: 15/20 min
Total distance: 1762 m Max elevation: 531 m Min elevation: 213 m Total climbing: 364 m Total descent: -363 m Total time: 07:23:46
salire la placca lungo una larga fessurazione tenendo sempre a mente i fix artigianali da seguire (ignorare spit a sx). In verticale per un diedro sino a raggiungere la comoda e larga terrazza (! detrito) dove si trova la sosta a dx su un masso triangolare staccato dalla parete (2 spit + catena e cordone + anello calata). Volendo si può usare la più comoda sosta di Anestesol sublime. 40 m, 5a, 6 spit (integrato con 1 nut medio + friend #2)
L2:
obliquare a destra sotto ad un largo diedro sormontato da un tetto triangolare. Traversare bassi a destra (proteggersi con friend #2 o #3) sotto al tetto e poi per placca prima a destra e poi a sinistra con passo tecnico (6a su vena di quarzo). Se le corde scorrono male conviene fare sosta ad una cengetta quando ad altezza occhi si ha una evidente vena di quarzo e si riesce ad unire, con un lungo cordino, un fix artigianale con quello superiore in inox omologato. (vedi foto) 30 m, 5b, 1 passo 6a, 5 spit (integrato con 2 friend )
L2b:
(! si è reso necessario per l’attrito delle corde anche se sfalsate):
Salire la vena e poi uno strapiombino sino alla sosta (1 spit+1 spit con anello). 15 m, 5c, 3 spit.
L3:
obliquare leggermente a destra e poi dritti per placca sino a raggiungere il terrazzino con sosta (1 spit+1 spit con anello). 35 m., 4c, 5b, 3 spit. Più a sinistra si trova una cengia con altre due soste di Pastasciutta e Scaloppine ed Anestesol sublime che useremo per le doppie.
L4:
rimontare il pilastrino sopra la sosta e proseguire su bellissima placca quasi verticale stando sulla destra ed usando fessurazioni, sino a raggiungere la terrazza sommitale e sostare (1 spit+1 spit con anello scomodi).
25 m., 5a/b, 3 spit.
Da qui, volendo, è consigliabile concatenare altre 2 vie appena sopra la via delle Capre e la Top Gun
L5 – Via delle Capre:
“Aperta da Romele Facchinetti, A. Lenzi e D. Conti nel 1984”: Dritti per placca facile fino ad uno tecnico strapiombino, poi sosta ad una larga terrazza con piante (pianta con cordone+maglia rapida). 45 m, 4c, 4 spit.
L6 – Via Top Gun:
“Aperta da Romele Facchinetti e L. Ducoli nel 1986”: Seguire la terrazza erbosa obliquando a sinistra sino a raggiungere la successiva placca. Salire dritti e poi spostarsi leggermente a destra, in un tratto più verticale, fino all’ultima sosta (2 spit, uno con anello).
40 m, 5a, 4 spit.
Compagni:
ripetizione del 29/04/2023 con Riccardo Pittino e Mirco Prandini
Cordata amici vicino: Alessandro Magnani e Fabio Scaglioni
Discesa:
DOPPIE: Scendere la via Delle Capre e Top gun ognuna con la propria doppia tornando sulla cima del Pilastro dei Pitoti al termine di Gorby Ronnie o Anestesol sublime. Ora si può:
scendere con altre 3 doppie dalla via Anestesol Sublime (attenzione all’ultima sulla terrazza che ha molto attrito)
oppure scendere sul sentiero inizialmente attrezzato con corde fisse che si intravede sulla sommità del pilastro alla sx. (soluzione non testata).
Note:
Spittattura artigianale distante, mal posizionata e di dubbia tenuta (foto) obbligano ad avere ben saldo l’obbligatorio e comunque saper integrare ove possibile con friends e nuts che quando “vanno giù” però danno a volte più sicurezza che questo tipo di datata chiodatura.
Se non fosse per la vicinanza delle strutture e rumore antropico parrebbe essere sulle placche della Sbarua o di Arnad. Veramente notevole il grip e la roccia, almeno su questa via.
L’ultima doppia che deposita a terra dalla terrazza delle prime soste è soggetta a bloccaggi dati dall’attrito ed il posizionamento delle stesse.
Simpatici aneddoti sulle aperture in uno scritto di Will dei Sassbaloss di cui consiglio la lettura 🙂
La genesi del nome rimane un mistero. Sarà dovuta ai due capi di stato in piena guerra fredda: Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, oppure ad uno sconosciuto 45 giri ?
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Sulle scoscese propaggini del monte Calvario, nei pressi di Montefiorino, nelle verdi colline della provincia modenese, una alpinista di lunga esperienza, piede fermo e delicato si muove con disinvoltura sia di giorno che di notte. La si è solita vedere in ogni momento della settimana, non c’è festivo che tenga e durante i feriali pare diminuire la sua misantropia e sovente la si può scorgere da ancora più vicino.
Anche se scala in completa arrampicata libera, in solitaria slegata per la precisione, è alquanto refrattaria ad ogni complimento. Se vi dovesse udire, anzi, alzate le gambe in velocità perché forse il vostro deretano cercherà.
Ma al termine di una delle salite qui, quando vi starete chiedendo chi ve lo ha fatto fare di essere su un rottame così, potete stare sicuri che si girerà ed un compiaciuto accenno vi porgerà. Tra capicordata ci si intende senza parole. Ed in effetti anche ora, non vi serviranno. I ricordi si imprimono su tavolette di argilla quando le emozioni ne scavano i solchi, così come si dissolvono nell’etere quando le parole si ammassano, senza cura per le stesse.
Da N: Arrivare a Montefiorino (MO)e dirigersi verso Frassinoro sulla SP486R. All’altezza del caseificio di Casola scendere a SX sulla via Cerratello (fontana d’acqua poco dopo) e seguire la stretta strada passando la località Lago. Dopo poco più di 1 km P in grande spiazzo sulla dx, appena prima dell’ingresso nel parco. P qui (link)
Da S: Da Piandelagotti o Pievepelago (MO) arrivare a Sassatella sulla SP486R e proseguire verso Montefiorino (MO). All’altezza della via Medola scendere a DX e seguire la strada passando la bella località omonima (ottima visione sul Parco delle Ofioliti e parete). Dopo poco P in grande spiazzo sulla sx, appena dopo dell’ingresso nel parco. P qui (link)
Attacco:
Tramite la strada asfaltata dirigersi verso S e non appena un sentiero sale verso dx prenderlo fino ad un ampio anfiteatro di terriccio rosso. Prendere una flebile traccia che sale alla sx (ometto) ed inoltrarsi nel bosco con andamento orario a semicerchio, proprio sul ciglio dell’anfiteatro di cui prima (alcuni bolli rossi ed ometti). Si sale per tracce verso N ed poco dopo un breve diedrino si punta ad una nera costola rocciosa, alla cui base della parete, una targhetta (foto) e 2 fix identificano l’attacco della via. Tot: 10÷15 min dal P
Descrizione generale:
Via dal spiccato sapore alpinistico ed esplorativo che sale alla vetta del monte Calvario cercando le pareti con la roccia od estetica migliore. Purtroppo la qualità e precarietà generale non consente di piazzare efficaci protezione veloci o tradizionali, con sufficienti margini di sicurezza, se non in sporadici casi. Si è reso quindi indispensabile l’adozione di spit-fix e resinati alle soste più delicate. Anche se l’apertura è stata condotta tutta in artificiale dal basso (a parte l’ultimo tiro) la chiodatura presuppone esperienza alpinistica per gestire sia i run-out che i diversi allunghi di rinvio, resi necessari per scovare il piazzamento più ben sonante.
Nel complesso una salita esplorativa e discontinua che però permette qualche tiro di corda interessante ma soprattutto passare una mezza giornata in un contesto ambientale unico e severo, malgrado la quota e la lussureggiante flora.
Foto Parete :
Schizzo via:
Descrizione tiri:
L1 = 20m, 6a, S1 (11 fix):
Dalla targhetta alzarsi qualche metro verso sinistra su placca verticale con atletica arrampicata facilitata da qualche presa migliorata. Seguire la fessura a banana verso SX standone sotto e salendo alla sosta non appena è possibile. Sosta comoda su 2 fix con cordone.
Trasferimento 1 = 50m:
Traversare a dx (1 fix) e rimontare sulla cresta invertendo il senso fino ad un albero ove recuperare il compagno/i. Attraversare il canale detritico e portarsi nell’altra parete nera alla base di un diedro, qualche metro a dx di una evidente vena bianca, in una nicchia con 1 fix.
L2 = 30m, 6a, S2 (9 fix ):
Dalla sosta (1 fix) alzarsi a sx per un friabile pilastrino (utile friend #1) e poi per placca fino ad un comodo terrazzino. Da qui con determinazione vincere la nera placca sovrastante usando una bella fessura a sx per degli inconsueti incastri di dita (utile friend #0.5 o #0.75). Appena sopra le difficoltà calano e si rinvia una insolita clessidra se si ha un cordino appresso. Ancora per fessura fino ad un ristabilimento su detrito e sosta su pianta con cordoni e maillon.
Trasferimento 2 = 25m:
Traversare a sx puntando alla base del caratteristico gendarme roccioso con orecchia. Sosta su 1 fix alla base dell’orecchia (tenersi un poco lunghi sulla sosta in modo da spostarsi dentro all’orecchia al bisogno 😉
L3 = 20m, 6a, S1 (9 fix ):
Alzarsi verticalmente alla sosta aiutandosi in sostituzione sull’orecchia o con più difficoltà in placca a sx (attenzione a quello che si scarica che finisce in sosta sotto). Ad un certo punto si deve andare in piena placca sotto ad un breve strapiombino che si vince leggermente a sx, usando una rovescia in una rientranza e con buoni appigli netti ma di difficile lettura (2m di 6a). Sopra il terreno diviene elementare ma terroso (1 fissa), quindi si esce sulla dx su cresta esposta fino ad un albero con catena di sosta.
(Il tiro originale traversava a sx ed entrava nel diedro camino che si forma tra i due gendarmi rocciosi. Questo tiro è sconsigliato per via della pessima qualità della roccia.)
Trasferimento 3 = 40m:
Traversare per tracce di sentiero puntando alla forcella che si forma tra la cima principale e la cresta ove poggiamo i piedi. Allestire sosta nei pressi della forcella su 2 resinati, oppure se si vuole interrompere la scalata uscire per sentiero attrezzato sulla dx e che conduce alla croce in vetta (5 min).
Salire su terreno facile ma detritico alla base del tetto a banana con andamento verso sx. Traversare poi per cengia accennata su detrito, erba e terra fino a doppiare lo spigolo con un passo delicato (5a). Ora per roccia delicata seguire i resinati fino ad una nicchia alla base di un pilastrino (se tirano le corde possibilità di allestire una sosta intermedia su 1 resinato + 1 friend #2 in buco). Salire il pilastrino e poi per terreno più facile traversare sotto lo strapiombo della cima fino alla sosta inox omologata (libro di via).
Tiro facile ed alpinistico che regala una bella visione dei pillows, vene di quarzo e formazioni magmatiche però si svolge su pessima roccia lasciata intenzionalmente poco ripulita per dare modo ai ripetitori di “intuire” il terreno di gioco di chi apre le vie.
Discesa:
Dalla cima le difficoltà sono finite e si può scendere per sentiero fino all’eremo e da li si imbocca sulla sx la traccia che scende per il “parco delle ofioliti” fino al greto di un torrente. Ora in breve si è sul ponticello di legno e si sbuca sulla strada asfaltata e quindi al P. Tot: 15/20 min
discesa in doppia sconsigliata ma attrezzata e possibile da S1, S2 ed S3. Dopo risulta alquanto laboriosa e comunque è molto più agevole e veloce uscire in vetta usando, nel caso, la traccia per bosco a dx dell’ultimo tiro.
Malgrado la fitta spittatura e l’opera di pulizia sui primi 3 tiri la salita riserva comunque un certo “ingaggio psicologico” soprattutto per chi non è abituato a muoversi su terreni friabili. Il tatto e sensibilità che si può maturare su queste rocce vi sarà però di prezioso ausilio su ben altre strutture e gruppi montuosi 😉
utili ma non indispensabili qualche friends medio grande #1, #2 ed un cordino per integrare ove possibile.
roccia “indimenticabile” e spazi aperti contestualizzano questa salita destinata ad alpinisti “classici” che prediligono l’assoluta tranquillità ed isolamento rispetto ad itinerari più divertenti ma inflazionati
Terzo tempo a Montefiorino in uno dei due bar, uno con bella visuale sul Cusna l’altro sul Cimone, a voi la scelta.
Il nome pare derivi da un voluto doppio senso che mette in discussione la poca curiosità e fantasia dei moderni alpinisti, tutti intenti a mettersi in coda agli attacchi delle vie più blasonate o di moda sui social, ma completamente ignoranti delle infinite possibilità che la fantasia ed un sano spirito esplorativo, possono portare nella loro vita.
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Altra linea del prolifico Gigi Pinamonte a cui c’è da rendere merito di confezionare sempre itinerari plaisir per noi “alpinisti della domenica” con quella spittatura generosa che consente calde salite, senza stress, pure nell’inverno della val d’Adige. Fra le sue aperture una delle più belle, almeno per me. I primi 5 tiri sono uno più bello dell’altro ed anche se la linea è corta alla fine ne esce una soddisfacente mezza giornata.
Uscita Affi seguire le indicazioni per Verona-Trento-Valpolicella. Passato il cavalcavia Rivoli, Caprino Veronese e successivamente per Spiazzi. Prima di raggiungere la frazione si nota sulla destra il ristorante “La Baita” e subito dopo una strada in discesa con indicazioni per Ca’ Scala, Broieschi, Porcino. Solitamente si seguiva la strada per circa 1 km fino a che sul lato sinistro della strada si individuava un piccolo slargo e si parcheggiava qui (link) ma sono stati segnalati numerosi furti.
Ora conviene lasciare le auto sulla strada principale appena dopo “La Baita”link al P (! Lasciare liberi gli accessi e pensare ad anche gli altri climber)
Quindi scendere per la strada in direzione SUD per circa 600 m fino a che, dopo le recinzioni, sul lato sinistro si intravede una traccia che sale nel bosco. Costeggiare per un po’ la strada poi scendere per il sentiero nella boscaglia che perde velocemente quota in direzione E-SE. In breve si arriva ad un bivio con palina CAI in legno. Qui andare a sinistra (N) imboccando un marcato sentiero con bella vista sulla val d’Adige e dopo poco sulla solare parete di Castelpresina.
Con breve discesa su placche si raggiunge la base della parete. Passare tutta la zona degli strapiombi e risalire, poi quando il sentiero si abbassa proseguire ignorando gli attacchi di Ciao Sic, Prosciutto Cotto di Parma, Instabilità Emotiva, ecc.. La nostra parte 5m a sx di Evitando el Frio, alla base di un vago diedro appoggiato. Attacco con scritta.
Total distance: 1955 m Max elevation: 684 m Min elevation: 520 m Total climbing: 210 m Total descent: -267 m Total time: 00:40:56
L1: su dritti per il muro, con prese piccole o un po’ stondate, sino una rientranza della parete. Salire pochi metri il diedro e uscire a destra raggiungendo il pulpito sul quale si sosta (2 fix+catena+anello calata). 35 m. 6a+ oppure 6a e A0, 5c, 14 fix.
L2: alzarsi fino un minuscolo tettino. Spostarsi alla sua destra e proseguire in placca fino un secondo tettino. Superarlo direttamente e sostare appena sopra (2 fix+catena+anello calata). 15 m. 5c, 6b oppure A0, 5a, 7 fix.
L3: alzarsi sulla placca con piccole fessure fino alla roccia gialla. Qui spostarsi decisamente a sinistra e poi riprendere a salire su placca lavorata. La sosta (3 fix+catena) si trova alla base del diedro giallo che sale obliquo verso destra. 35 m. 6a, 10 fix, 1 clessidra con cordone.
L4: seguire il diedro fino al suo termine. Superare ora il muro aggettante fino a quando si appoggia leggermente. Tendere leggermente a sinistra raggiungendo la sosta (3 fix+catena+maglia rapida, sosta a pochi metri da Instabilità Emotive). 30 m. 5a, 6b oppure A0, 5b, 16 fix, 1 gruppetto di clessidre con cordone e anello di calata.
L5: non salire dritti sopra la sosta ma obliquare a destra fino uno strapiombino. Superarlo e continuare sulla placca tecnica con minuscole gocce fin sotto un tettino con lama rovescia. Spostarsi a destra e alzarsi sfruttando delle prese nascoste sulla destra. Ritornare 2 metri a sinistra e sostare (3 fix+catena) su esposto pulpito. 25 m. 6a, 6b+ oppure A0, 6a, 10/11 fix.
L6: Alzarsi pochi metri sulla sinistra (! friabile) e raggiungere la penultima sosta di Instabilità Emotive. Passando alla sua sinistra si prende l’uscita di Instabilità emotive su roccia migliore e con qualche fix di protezione 20 m. III, 1 p.sso 4c, 5 fix.
Compagni:
Ivan de Iesu
Discesa:
Usciti dalla via riprendere evidenti tracce di sentiero che prima salgono verso NW ed intercettano il sentiero per la Sgrenza e poi si abbassano (targhette metalliche S4) fino al greto di un ruscello, per poi risalire verso S riportando al P sulla strada per Porcino. TOT: 20/25 min
Usciti dalla via riprendere evidenti tracce di sentiero che prima salgono verso NW ed intercettano il sentiero per la Sgrenza, non abbassarsi ma stare alti ed una traccia ad W su calcare bianco (ometti) che in breve porta ad un grosso castagno proprio al centro del tornante dove si è P. ! Attenzione: anni fa questo accesso era stato vietato per disguidi con il proprietario del fondo. TOT: 5/10 min
Note:
Tra le “facili” una delle più belle.
Soste e piastrine artigianali, prese cementate, vicinanza a pochi metri da altre linee. Lasciate al parcheggio il rigore alpinistico e così godrete di una bella giornata in parete senza assilli e stress. Che è poi il motivo per cui siete qua e non sulla ovest del Civetta 😉
Un sito come questo costa circa 250€ all’anno di solo hosting, antivirus ed aggiornamenti plug-in. Il tempo e passione non li monetizzo certo ma questo sito è online da 20 anni circa e quindi i conti sono facili. Dona per lo sviluppo del sito e permettermi di togliere questa odiosa pubblicità. Anche un caffè fa la differenza, mi fa capire che apprezzi il mio lavoro. G r a z i e !
La recente quarta via nata su questa torre del Sengio Alto, in Piccole Dolomiti, risulta essere sicuramente la più alpinistica e probabilmente la più bella. Partenza in comune su Alba Nueva e poi con intuito alpinistico gira sul versante settentrionale della torre puntando all’estetico pilastro Nord/Est di ottima dolomia che migliora man mano si sale. Le difficoltà rimangono classiche, generalmente continue sul IV/IV+dolomitico, anche se da sotto sembrano maggiori, ma necessita in alcuni punti di auto-proteggersi sulle numerose solide clessidre o regolari fenditure. Ogni tiro ha il suo da dire e si presenta diverso da quello prima. Fin troppo presto si è sul finale del pilastro che richiede decisione ed un tocco di intuito per passare il singolo duro movimento. Sui mughi sommitali si trova la gavetta con libro di vetta che descrive la nostra come già la quinta ripetizione. Anche per questo scommetto bottiglia di Amarone che nella prossima stagione estiva diverrà una classica delle Piccole, tra le più belle e ripetute. Come sempre un plauso all’apritore.
Accessi:
Accesso da S (rif. Campogrosso)
Parcheggiare al Rifugio Campogrosso (dal 2022 a pagamento 🙁 ) Imboccare la strada del Re e passare in rassegna il Baffelan e il Primo Apostolo. Dopo poco imboccare sulla sx il sentiero 175A Bruno Peruffo (ex: sentiero della Loffa ) e oltrepassare il Terzo Apostolo fino all’evidente boale che scende dal passo delle Giare Bianche (scritta rossa su sasso). Lasciare il sentiero per salire sul bianco greto del vajo che tramite tracce, qualche salto roccioso e roccette conduce alla base di uno sbarramento roccioso (attacco via Stella Cometa). Aggirarlo sulla sx (viso monte ) risalendo la traccia nel pendio boscoso e sopra a questo andare in direzione opposta traversando in leggera discesa fino sotto alla I torre delle Giare Bianche (canalino d’attacco della via le Ricette di Elena). Dopo un’altra decina di metri si giunge alla alla base di un canale detritico ove sulla placca di DX c’è un golfare e piastrina artigianale, segno dell’attacco di Alba Nueva che è in comune con la nostra via. Tot: 45′ / 60′ dal Rifugio Campogrosso.
Accesso da N (passo Pian delle Fugazze)
Lasciare l’auto a Malga Cornetto o nel P a pagamento poco dopo e imboccare la strada del Re. Passare il ponte Avis e raggiunto l’ultimo tornante prima di transitare sotto al Primo Apostolo imboccare sulla dx il sentiero 175A Bruno Peruffo (ex: sentiero della Loffa ). Oltrepassare il Terzo Apostolo fino all’evidente boale che scende dal passo delle Giare Bianche (scritta rossa su sasso). Lasciare il sentiero per salire sul bianco greto del vajo che tramite tracce, qualche salto roccioso e roccette conduce alla base di uno sbarramento roccioso (attacco via Stella Cometa). Aggirarlo sulla sx (viso monte ) risalendo la traccia nel pendio boscoso e sopra a questo andare in direzione opposta traversando in leggera discesa fino sotto alla I torre delle Giare Bianche (canalino d’attacco della via le Ricette di Elena). Dopo un’altra decina di metri si giunge alla alla base di un canale detritico ove sulla placca di DX c’è un golfare e piastrina artigianale, segno dell’attacco di Alba Nueva che è in comune con la nostra via. Tot: 60′ / 75′ da Malga Cornetto..
TRACCIATO:
Materiale:
NDA, friend medio-piccoli, cordini per le numerose clessidre.
Descrizione dei tiri:
L1: 50m, IV con p. IV+
Superare il risalto detritico (fix Alba Nueva) e dopo un breve ghiaione attaccare l’evidente colata nera sulla dx (chiodo ad anello all’attacco) seguendo poi in verticale placchette di ottima roccia bianca lavorata, fino ad un ballatoio sulla dx con 2 golfari (calate dal canale delle vie Alba Nueva/Mission), che si sfruttano per la sosta.
Protezioni: 1 fix della via Alba Nueva, 1 altro fix (della variante Spanevello), 1 chiodo e 4/5 clessidre.
L2: 35m, IV+ sostenuto
Rimontare la sosta e per facile placchetta (clessidra) traversare verso sx fino a raggiungere la bella placconata grigia di roccia ottima sulla sx del canalino. Attaccarla e traversare 2/3metri verso sx (ben visibili cordini in clessidra). Segue un breve passo tecnico e poi verticalmente su bella colata nera. Raggiunta una buona clessidra in alto traversare un paio di metri a dx e quindi di nuovo verticalmente su belle tacche (chiodo), rimontando infine una cengetta. Un’ultima breve paretina accompagna verso dx alla comoda sosta su 4 chiodi uniti con cordoni.
Protezioni: 1 chiod0, 5/6 clessidre.
L3: 25, IV con un breve tratto di V
Traversare verso dx per 3/4 metri (chiodo all’inizio), poi in verticale per un paio di metri puntando ad un chiodo ad anello, raggiunto il quale si traversa ancora 2 metri a dx fino a rimontare uno speroncino alla base di un diedro-camino nascosto. Salirlo e superare la strozzatura con un passo strapiombante ma ben ammanigliato (ottime fessure per friend). Superato lo strapiombo non proseguire lungo il solco ma traversare subito sulla bella placca di sx che dopo 3/4 metri porta ad un pulpito sospeso, dove si sosta su una grossa clessidra attrezzata con diversi cordoni.
Protezioni: 2 chiodi, 2/3 clessidre, utili friend medio-piccoli per il diedro-camino.
L4: 25, IV-
Salire verticalmente appena a dx della sosta per 4/5m su ottima roccia molto lavorata fino a raggiungere una grossa clessidra con cordone. Da quest’ultima compiere un traverso orizzontale verso dx puntando ad un cordino ben visibile una quindicina di metri a destra. Raggiunto il cordino abbassarsi un metro e appena dietro lo spigoletto si trova la sosta (non visibile durante il traverso) su 4 chiodi uniti da cordini in un ballatoio sospeso.
Protezioni: 4/5 clessidre e un grosso spuntone a metà traverso
L5: 30, IV sostenuto
Bellissima lunghezza: rimontare la sosta per vago diedrino ricco di fessure e puntare direttamente ad un cordino in clessidra su bella parete verticale di ottima roccia scura lavoratissima. Continuare fino ad una piccola cengetta e poi continuare leggermente verso sx, sempre su roccia ottima e lavorata, fino ad uscire su di una grande cengia erbosa che sorregge il verticale pilastro finale. Comodissima sosta su enorme clessidra con cordoni.
Protezioni: molte clessidre e 1 nut incastrato
L6: 35m, V- con 1 p.V+
Attaccare il pilastro a sx della sosta per una breve fessurina da dita, superare uno strapiombino (clessidra con cordone) fino ad una piccola nicchia gialla. Spostarsi a destra della nicchia (chiodo) e vincere un breve passo strapiombante. Continuare quindi in verticale verso dx (chiodo) fino al culmine del pilastro nei pressi di un piccolo mugo. Da qui una crestina di rocce rotte (elementare ma detritica) porta all’ultimo facile muretto sulla sx che si supera in traverso (chiodo) e permette in breve di guadagnare la sommità della torre. Sosta su mugo con cordone e Libro di via.
*E’ possibile salire anche a sx della nicchia vincendo un breve passo tecnico (VI) di difficile intuizione e da proteggere (via originale).
Protezioni: 3 chiodi, 1 clessidra con cordone, 1 nut incastrato.
2022/10/08: Anna Tusini, Mephisto (V rip.) cordata amici: Luca Lanzoni ed Anna (IV rip.)
Ritorno:
In comune:
Dalla vetta si scende per tracce di sentiero verso NW circa una ventina di metri, fino ad un masso con 2 golfari di calata predisposti (presente un ulteriore golfare in un masso appena sotto la vetta). Doppia da 25m fino alla forcella tra le due torri. Si risale (direzione W) il pendio mugoso di fronte alla torre per una cinquantina di metri per facili risalti erbosi (bolli rossi) fino ad incontrare il sentiero di arroccamento 149 nei pressi di una galleria, vicino al Passo delle Giare Bianche 1675m.
Ritorno a passo Campogrosso (traccia GPS sotto):
Passo delle Giare Bianche si tiene direzione S verso il Baffelan e Passo delle Gane 1704m ove si svalica sull’altro versante ed in breve si torna al rif. Campogrosso Tot: 1 h
Ritorno a malga Cornetto (traccia GPS sotto):
a) Dal sentiero di arroccamento 149 si prosegue verso N in direzione forcella m.Cornetto 1795m e fino al passo sella dell’Emmele 1702m ove si scende rapidamente per tornanti il sentiero 175 fino ad intercettare nuovamente la strada del Re e quindi al P. Tot: 1/1.5 h
b) Dal vicino passo delle Giare Bianche si tiene direzione S verso il passo del Baffelan ove, in corrispondenza di una palina CAI, si scende nel boale del Baffelan fino a giungere alla briglia di contenimento tra il Baffelan ed il I Apostolo. Breve tratto attrezzato con catena e si torna sulla strada del Re appena più a S rispetto all’avvicinamento. Quindi a ritroso sulla strada fino al P. Tot: 1/1.5 h
Note:
Stefani ha lasciato la via chiodata (8 chiodi lungo i tiri e 8 di sosta) e successivamente sono stati lasciati alcuni spezzoni in clessidra per segnalare il percorso ma è consigliato comunque portare una serie di friend e diversi cordini per le numerose clessidre che la roccia offre.
Roccia generalmente ottima, a tratti molto lavorata: prestare però attenzione alla crestina detritica finale ed a non smuovere sassi che finirebbero alle cordate delle 3 vie sotto.
Via non difficile ma sostenuta sul grado, che richiede sapersi proteggere per integrare. Non adatta a neofiti o cordate alle prime armi! Anche la gradazione appare, nello stile dell’apritore, più corretta ed allineata con le valutazioni dolomitiche rispetto alla altre vie vicine, che appaiono al confronto decisamente sovragradate.
La prima sosta si attrezza su 2 golfari appartenenti alle calate in doppia nel canale in comune alle vie Alba Nueva e Mission. Poco prima dei golfari è presente anche un fix infisso da Spanevello di un suo tiro che parte dalla sosta di Alba Nueva e traversa entrando nel camino di destra, terminando sopra nel canalone. Sembra quindi possibile ed attrezzata la discesa in doppia nel canale tra la I e II torre. Siccome non è stata percorsa personalmente questa soluzione non la consiglio.
La soluzione più veloce, anche se sulla carta pare la discesa con 6 doppie attrezzate dalla via Alba Nueva, non è facilmente percorribile siccome dalla cima alla prima doppia ci sono diversi ed infidi metri. Sconsigliata a meno di sapere esattamente dove girano le doppie ed avere buona dimestichezza con calate improvvisate sui mughi sommitali ed il relativo detrito che cadrà nel recupero.
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Bibliografia:
Massiccio del Pasubio |Cesco Zaltron | Ed. CAI Thiene, 1976
Guida dei Monti d’Italia – Piccole Dolomiti – Pasubio | Gianni Pieropan, Ed. CAI TCI | 464 pagine |anno 1978