Prima di Arco svoltare a dx per Bolognano. Seguire qualche tornante e poi P qui (maps link) Pochi posti auto e stare attenti a non invadere la carreggiata e lasciare posto ad altri climber.
si esce dalla via e pochi metri a sx più in alto si intercetta una traccia che traversa verso W e poi scende riportandosi sul sentiero che divide le due parti e quindi in breve a ritroso si torna al P. Tot: 20/30 min
Note:
via plaisir ma che richiede comunque il sapersi muovere e proteggere sul V.
Si possono concatenare anche altre vie superiori nella parete del Pezol, che rimane 5 min ad W.
Ripetizione:
compagni: Alberto Gasparini, Johnathan Lami, Anna Tusini.
Cartina:
GPS:
Total distance: 1487 m Max elevation: 500 m Min elevation: 383 m Total climbing: 161 m Total descent: -180 m Total time: 03:17:57
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parete della Mandrea, 600 m circa – valle del Sarca (TN)
Quinta via per me alla Mandrea e forse una delle più belle ripetute.
D’inverno pochi posti in Valle del Sarca offrono tanto in termini di puro piacere arrampicatorio. Il sole spesso bacia queste pareti e nella conca di Laghel si forma un microclima a se stante che riscalda non solo le verticali rupi ma pure le ossa di chi vi si immerge. Gli occhi sono appagati sia durante la salita sia durante la discesa da una lussureggiante vegetazione, le orecchie spesse volte non odono altro che la voce di un compagno, della vostra cordata o di qualche altra vicino.
Descrizione:
Via abbastanza sostenuta sul grado, presenta diversi tiri dove per il primo occorre sapersi muovere agevolmente vicino all’obbligatorio. Atletica in sezioni, alcune pure tecniche. Presenta: placche, diedri, traversi e strapiombi. Non ci si annoia, anzi. Roccia perlopiù ottima, solo L10 necessita di piede leggero.
discesa per sentiero: all’uscita della via tenere tracce direzione W che in falsopiano conducono alla vicina strada asfaltata. Trovata questa scendere in direzione S (Padaro-Arco) passando alcune belle abitazioni, fino a che sulla sx si stacca il sentiero 408 che scende dapprima parallelo alla strada e poi si dirige chiaramente verso sx (E). In corrispondenza di un bivio tenere a sx e risalire per pochi metri ad una cava che si aggira a dx. In breve poi si perviene ad un grosso traliccio da cui torna visibile la splendida vallata di Laghel. Giunti in prossimità della Bocchetta di Padaro 418m, tenere la sx e scendere ripidamente fino alla strada percorsa la mattina la quale risalita conduce al classico parcheggio.
Note:
via molto appagante dal punto di vista arrampicatorio, abbastanza atletica nelle sezioni “dure” ma ottimamente protetta tanto da azzardare qualche passo anche se si possiede solo il 6a a vista.
il 6c dell’ultimo tiro l’ho trovato più semplice dei passi obbligati di L1 e soprattutto L3 (unico A0 della giornata)
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Vedo quasi di sfuggita una foto del grande Matteo impegnato con Luca, nell’ormai inossidabile cordata, sotto a questo tetto e con lo sfondo una soleggiata e ridente Valle del Sarca. Od almeno mi pare perchè da quella angolatura ogni riferimento con il castello, le placche di Baone, la Mandrea e Padaro mi paiono fuori asse. Da dove sarà mai stata scattata quella bella immagine?
Dopo pochi giorni esce la relazione e tutto diviene chiaro: il monte Brione, una pinna calcarea incastonata proprio in mezzo alla valle del Sarca, un coltello a lama bassa ma affilata che doveva tagliare in due la quaternaria lingua glaciale o forse solo stuzzicarne il palato. Sicuramente lame più affilate hanno insanguinato in tempi più recenti questo baluardo di osservazione, controllo e quindi disputa di guerra. Ora noi veniamo in auto a divertirci nelle mezze stagioni, ma qui i nostri nonni ci hanno lasciato la pelle, combattendo in rigidi inverni per difendere queste pareti e pendi che a malapena stanno insieme, friabili se paragonate al loro coraggio, valore ma ahimè anche impotenza e vacuità delle azioni.
L’A1 dichiarato dagli apritori diviene più giustamente corretto in A2 dai SassBaloss, mi trovo d’accordo. Tutti i chiodi e fix sono nella giusta posizione ma senza una buona tecnica sulle staffe quella “mansarda” di 15m può divenire un originale girone di espiazione delle colpe.
I tiri scorrono discontinui ed ammetto occorre essere amanti del genere per provare un puro piacere che queste vie possono offrire, ma prese dal verso giusto, solo e vero “plaisir”.
Di sicuro non le troverete affollate, ecco quello penso i ripetitori ve lo possano confermare.
Arrivare a piacere da Riva o Nago e parcheggiare qui su strada Monte Brione. Dirigersi verso S passando alcune case fino a che sulla DX si intravede una costruzione in cemento ed un sentiero accennato. Salire per percorso non obbligato e non segnato per il bosco, superare una rete paramassi in corrispondenza di una apertura e poi arrivare nei pressi di un muro a secco con una scala metallica. Lì non oltrepassare ma anzi abbassarsi un poco ed andare a dx (viso monte) con illogico ma proficuo traverso per aggirare un contrafforte di roccia dubbia. Il tetto è in vista ormai e seguendolo da sotto in traverso verso N si arriva alla base della parete, si oltrepassa una recinzione scardinata e finalmente si giunge all’imbocco di una grotta fortificata per la Grande Guerra.
Attacco appena a sx, su rocce gialle e cordino penzolante.
2 doppie: la prima sui 20m da S5 a S4, la seconda di 50m da S4 a terra (48m nel vuoto 😉
discesa per sentiero (non sperimentato)
Note:
linea un po’ tortuosa ma logica nella parte in libera ed audace nelle parte in artificiale. La modesta quota e vicinanza con la civiltà non deve però farla sottovalutare, ogni ritirata intrapresa L4 diviene problematica, cvd.
Abbiamo strappato un chiodo a pressione ad anello su L3, penso sia uno di quelli ridondanti ma in ogni caso forse meglio portarsi un perforatore e 2 spit-rock per ogni evenienza. Ci scusiamo.
Fermarsi al Tetley’s pub dopo potrebbe essere già buon motivo per essere qui in prossimità della via
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