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Alpi Centrali Pilastri Rogno relazioni rock climbing Sport Climbing

Gorby Ronnie

Pilastro dei Pitoti (graffiti) 530m
Rogno (BG)

Se non fosse per la vicinanza delle costruzioni e rumore antropico parrebbe essere sulle placche della Sbarua o di Arnad. Veramente notevole il grip e la roccia, almeno su questa via.
L’arrampicata non è mai di forza ma piuttosto impone un corretto uso e fiducia dei piedi, come dovrebbe essere sempre in questa disciplina.


Apritori:

Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

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Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:


Accesso:

Parcheggiare nel comodo ed ampio spazio del cimitero del paese (link al P) ed imboccare il sentiero che sale alla sinistra per prato ed entra nel bosco. In breve si è ai piedi delle strutture rocciose.
Il primo settore che s’incontra è la Piramide di Cheope.
Percorrere la traccia principale che sale diagonalmente verso destra (viso monte) seguendo le indicazioni per il Corno Pagano e poco dopo si raggiunge la placca basale del Pilastro dei Pitoti.
La prima via sulla sx è la Pastasciutta e Scaloppine, a seguire la Anestesol sublime e poi la nostra linea che attacca all’estrema destra della placconata, con scritta sbiadita gialla Gorby Ronnie e primo fix a 5m da terra!

Tot: 15/20 min

Total distance: 1762 m
Max elevation: 531 m
Min elevation: 213 m
Total climbing: 364 m
Total descent: -363 m
Total time: 07:23:46
Download file: Pilastri.Rogno-via.Gorby.Ronnie_2023-04-29.gpx

Foto tracciato:


Schizzo:


Descrizione dei tiri:

L1:

salire la placca lungo una larga fessurazione tenendo sempre a mente i fix artigianali da seguire (ignorare spit a sx).
In verticale per un diedro sino a raggiungere la comoda e larga terrazza (! detrito) dove si trova la sosta a dx su un masso triangolare staccato dalla parete (2 spit + catena e cordone + anello calata). Volendo si può usare la più comoda sosta di Anestesol sublime.
40 m, 5a, 6 spit (integrato con 1 nut medio + friend #2)

L2:

obliquare a destra sotto ad un largo diedro sormontato da un tetto triangolare. Traversare bassi a destra (proteggersi con friend #2 o #3) sotto al tetto e poi per placca prima a destra e poi a sinistra con passo tecnico (6a su vena di quarzo). Se le corde scorrono male conviene fare sosta ad una cengetta quando ad altezza occhi si ha una evidente vena di quarzo e si riesce ad unire, con un lungo cordino, un fix artigianale con quello superiore in inox omologato. (vedi foto)
30 m, 5b, 1 passo 6a, 5 spit (integrato con 2 friend )

L2b:

(! si è reso necessario per l’attrito delle corde anche se sfalsate):

Salire la vena e poi uno strapiombino sino alla sosta (1 spit+1 spit con anello).
15 m, 5c, 3 spit.

L3:

obliquare leggermente a destra e poi dritti per placca sino a raggiungere il terrazzino con sosta (1 spit+1 spit con anello).
35 m., 4c, 5b, 3 spit.
Più a sinistra si trova una cengia con altre due soste di Pastasciutta e Scaloppine ed Anestesol sublime che useremo per le doppie. 

L4:

rimontare il pilastrino sopra la sosta e proseguire su bellissima placca quasi verticale stando sulla destra ed usando fessurazioni, sino a raggiungere la terrazza sommitale e sostare (1 spit+1 spit con anello scomodi).

25 m., 5a/b, 3 spit.

Da qui, volendo, è consigliabile concatenare altre 2 vie appena sopra la via delle Capre e la Top Gun

L5 – Via delle Capre:

“Aperta da Romele Facchinetti, A. Lenzi e D. Conti nel 1984”:
Dritti per placca facile fino ad uno tecnico strapiombino, poi sosta ad una larga terrazza con piante (pianta con cordone+maglia rapida).
45 m, 4c, 4 spit.

L6 – Via Top Gun:

“Aperta da Romele Facchinetti e L. Ducoli nel 1986”:
Seguire la terrazza erbosa obliquando a sinistra sino a raggiungere la successiva placca.
Salire dritti e poi spostarsi leggermente a destra, in un tratto più verticale, fino all’ultima sosta (2 spit, uno con anello).

40 m, 5a, 4 spit.


Compagni:

ripetizione del 29/04/2023 con Riccardo Pittino e Mirco Prandini

Cordata amici vicino: Alessandro Magnani e Fabio Scaglioni


Discesa:

DOPPIE:
Scendere la via Delle Capre e Top gun ognuna con la propria doppia tornando sulla cima del Pilastro dei Pitoti al termine di Gorby Ronnie o Anestesol sublime.
Ora si può:

  • scendere con altre 3 doppie dalla via Anestesol Sublime (attenzione all’ultima sulla terrazza che ha molto attrito)
  • oppure scendere sul sentiero inizialmente attrezzato con corde fisse che si intravede sulla sommità del pilastro alla sx. (soluzione non testata).

Note:

  • Spittattura artigianale distante, mal posizionata e di dubbia tenuta (foto) obbligano ad avere ben saldo l’obbligatorio e comunque saper integrare ove possibile con friends e nuts che quando “vanno giù” però danno a volte più sicurezza che questo tipo di datata chiodatura.
  • Se non fosse per la vicinanza delle strutture e rumore antropico parrebbe essere sulle placche della Sbarua o di Arnad. Veramente notevole il grip e la roccia, almeno su questa via.
  • L’ultima doppia che deposita a terra dalla terrazza delle prime soste è soggetta a bloccaggi dati dall’attrito ed il posizionamento delle stesse.
  • Simpatici aneddoti sulle aperture in uno scritto di Will dei Sassbaloss di cui consiglio la lettura 🙂
  • La genesi del nome rimane un mistero. Sarà dovuta ai due capi di stato in piena guerra fredda: Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, oppure ad uno sconosciuto 45 giri ?

Bigliografia:


Meteo:


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Alpi Orientali beginner climbing Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente via Dolomitica

normale Cimon della Pala

Cimon della Pala, 3184 m
gruppo Pale di San Martino, Dolomiti Occidentali (TN)


Un po’ di storia:

Pur spettando all’adiacente Cima Vazzana con i suoi 3192 metri il primato di vetta più alta del gruppo delle Pale di San Martino, innegabilmente il Cimon della Pala risulta la più iconica, tanto per il suo profilo così spesso fotografato dalla frequentatissima Baita Segantini in Val Venegia, quanto per il suo versante sud-ovest con cui domina il vicino abitato di San Martino di Castrozza.


La sua fama, persino oltre Alpe, si fa emblematicamente risalire a metà circa dell’Ottocento quando gli inglesi Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill, rapiti dall’eleganza del suo profilo roccioso raffigurato in un quadro appeso all’interno di una locanda, decisero di recarvisi di persona. Solo pochi anni dopo, nel 1868, fu un altro straniero, il naturalista e alpinista francese John Ball, ad affidarle l’appellativo che la rende tuttora celebre: quello di ‘Cervino delle Dolomiti’.


Risale ad un anno dopo, il 1869, il primo tentativo noto di conquistarne la vetta: l’austriaco Paul Grohmann tentò la salita partendo dallo spallone detritico che parte in prossimità dell’attuale bivacco Fiamme Gialle, ma fu ben presto costretto alla ritirata, fermandosi alla vicina torre che oggi ne prende il nome.


Si deve invece all’inglese Edward Robson Whitwell, alle guide Santo Siorpaes e Christian Lauener il primo effettivo raggiungimento della vetta. Era il 1870 e dopo un primo tentativo fallimentare seguendo il tracciato di Grohmann, il britannico ritenta solo pochi giorni dopo legandosi alla guida svizzera e quella ampezzana, ma soprattutto affrontando la salita dal più impervio versante nord, dove sorge il ghiacciaio del Travignolo.


Nonostante negli anni seguenti tale via fu ripetuta diverse volte, venne poi progressivamente abbandonata a partire dal 1889, quando fu battuta la linea dell’attuale via normale sul versante sud-est ad opera di Ludwig Darmstädter, Johann Niederwieser (detto Stabeler) e Luigi Bernard. Essi riuscirono a superare la torre in cui sia Grohmann che Whitwell e Tuckett si fermarono, aggirandola grazie ad una esposta cengia

Consiglio di leggere più estesamente il resoconto della prima ascensione da parte di Whitwell consultando il seguente documento (pag 75-79):

Per maggiori informazioni o curiosità sulla storia (o meglio, le storie!) che aleggiano attorno a questa celebre montagna clicca questo link

Apritori:

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Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:



Descrizione

Salita tecnicamente semplice (max III+), specie ora che le soste sono state attrezzate con resinati, anelli di calate e numerosi bolli rossi che sommati alle nuove protezioni segnano la via di salita, con la conseguenza forse di averla almeno in parte banalizzata (nel 2006 solo alcuni chiodi).
Si è comunque immersi in un ambiente maestosamente severo ed aperto che richiede passo sicuro e confidenza, specie nei tratti in cui non si procede assicurati.


Accesso:

Parcheggio presso gli impianti di Col Verde a San Martino di Castrozza:

  • P2 pubblico (appena sotto ma meno frequentato e spesso disponibile):

Avvicinamento:

La prima possibilità – quella da noi percorsa – è di salire da San Martino di Castrozza al Rif. Rosetta ‘Pedrotti’ (2581 m) mediante gli impianti di Col Verde (cabinovia prima e funivia successivamente).
Si raggiunge in questo modo l’altopiano del Rosetta e da qui, percorrendo il sentiero n. 701, in pochi minuti si arriva all’omonimo rifugio.

Dal rifugio, seguendo il sentiero n. 716, si raggiunge facilmente il Passo Bettega (2667 m), per poi continuare sullo stesso sentiero in discesa fino ad entrare nella solitaria Val dei Cantoni. La si percorre in salita seguendo ometti e bolli rossi con qualche breve tratto attrezzato e superando possibili depositi nevosi (a settembre 2021 erano pochi e facilmente superabile ma specie ad inizio stagione potrebbero essere di entità più considerevole e non così facilmente aggirabili senza un’attrezzatura congrua).

Continuando a salire, nella seconda metà più faticosamente, si può apprezzare sulla destra l’elegante spigolo sud del Nuvolo, su cui sale l’elegante via Scalet. Poco prima di arrivare al Passo del Travignolo (2925 m), si stacca sulla sx una traccia (anch’essa segnata da ometti e bolli rossi) che conduce sullo spallone roccioso oltre il quale finalmente si apre la conca dov’è situato il bivacco Fiamme Gialle (3005 m).

L’alternativa, probabilmente più lunga e faticosa, consiste nel salire al bivacco Fiamme Gialle percorrendo la via ferrata Bolver-Lugli (circa 3/3.30 h).


Foto tracciato:

Schizzo salita:


Relazione salita:

Volgendo le spalle al bivacco, viso a valle, seguire una traccia che stacca verso dx (non quella che sale dietro al bivacco) e attraversa uno spallone detritico a mezza costa.
Salendo verso l’estremità sx di questo pendio, con passi di facile arrampicata si seguono gli ometti fino ad intravedere due forcelle: ignorare quella più evidente a ‘U’ sulla sx e dirigersi verso quella di dx segnata appena dopo con un bollo rosso.

Valutare se legarsi: scendendo dalla forcella, si attraversa verso sx viso a monte fino a raggiungere un’evidente grotta* (bollo rosso con un resinato), al termine della quale si esce non proprio agilmente attraverso uno stretto foro che prende il nome di Bus del Gat.

Una volta rialzati in piedi, si percorre una cengia che conduce ad un canale abbastanza friabile e con possibili depositi di neve.

Lo si risale aiutandosi con la paretina rocciosa di dx, sulla quale poi ci si sposta in corrispondenza di un bollo rosso.

Seguendo un’esile traccia si attraversa la parte terminale del canalino orizzontalmente puntando all’attacco del tratto attrezzato.

Lo si percorre fino ad una sosta attrezzata alla base di un caratteristico diedro, che rappresenta le prime vere difficoltà.

*si può evitare il caratteristico passaggio, aggirando la grotta esternamente (III non verificato).


Descrizione tiri:

L1 = III, 10 m:

Salire con passo atletico il diedro-camino (1 resinato). Appena sopra, le difficoltà calano e spostandosi sulla parete sx (1 resinato) si raggiunge in breve la sosta (catena resinata con bollo rosso).

L2 = III+, 30 m:

Portarsi a dx e rimontare lo spigolo sx dell’evidente diedro su ottima roccia appigliata. Inizialmente verticale, in breve le difficoltà calano fino a raggiungere la sosta (nuova catena resinata e vecchio fittone con chiodi e cordini). Questo caratteristico tiro prende il nome di Mulèt.

L3 = II, 15 m:

Salire verso l’evidente forcella tra la vetta e la torre Grohmann, sosta sulla sx (anello cementato).

Da S3 si può procedere in conserva protetta ottimamente da numerosi resinati, seguendo i bolli rossi che quasi sempre si mantengono sulla dx del filo di cresta. Si incontrano alcune soste (da utilizzarsi poi per le calate) fino a scendere ad un’ultima terrosa forcella, superata la quale si raggiunge la croce di vetta (anticima). La vera e propria cima si trova più avanti, ma il tratto da percorrere per raggiungerla non è agevole a causa di una roccia piuttosto friabile.


Discesa:

Si procede a ritroso in conserva protetta fino all’anello di calata di S4 (in cresta sopra la forcella tra le due torri).
Da qui in corda doppia ci si cala:

  1. S4 -> S2 (20 m)
  2. S2 -> S0 (30 m)*
  3. S0 -> forcella dove parte il cavo metallico (30 m)
  4. Fittone rosso sulla forcella -> canalino friabile prima del Bus del Gat (30 m, facoltativa)

*Per la 2° calata (almeno per come qui descritta e percorsa), bisogna scendere verticalmente sotto S2, mirando al centro dell’evidente diedro, in modo da così escludere una ulteriore sosta situata su S1 che si lascia sulla sx viso a monte (nulla vieta di servirsi anche di questa sosta suddividendo la seconda calata in due brevi calate).

La 3° e 4° calata non sarebbero necessarie ma possono risultare comode e veloci. Sono tutte attrezzate con anelli di calata e fattibili con una sola mezza.

Dalla fine delle doppie si attraversa nuovamente il Bus del Gat, questa volta in discesa, e si ripercorre a ritroso il sentiero di andata fino al bivacco Fiamme Gialle.

Dalla cima al bivacco: 1÷1.30 h.

Da qui si aprono le seguenti possibilità:

1. Percorrere la Valle dei Cantoni

per poi risalire al Passo Bettega (1.30 h dal bivacco). Si scende sul versante opposto del passo, continuando inizialmente a seguire il sentiero n.716 fino ad un bivio:

1A. prendendo la sinistra (spalle a monte) si segue il sentiero n.716 che risale all’altopiano e porta agli impianti del Rosetta che chiudono alle 17.00. Come per la salita ma a ritroso: funivia e bidonvia fino a San Martino di Castrozza.

1B. si supera il bivio continuando a scendere. Ci si trova a percorrere una traccia segnata con ometti e qualche segno rosso abbastanza verticale su gradoni rocciosi.
Prima ci si porta sulla sinistra orografica di un canalone poi si traversa sulla destra (tratto attrezzato non mantenuto) fino a ricongiungersi al sentiero n.701, qualche centinaio di metri prima dell’arrivo della cabinovia di Col Verde (1965 m).
Da qui, si scende più dolcemente a San Martino di Castrozza seguendo le piste da sci oppure il percorso del Rosetta Verticale Trail Run (più veloce seppur più verticale).
Dal passo Bettega al parcheggio 2.30 h.

Tot: 4÷5 h

2. Scendere per la ferrata Bolver-Lugli

(sconsigliato scendere negli orari di maggiore frequentazione)


Note:

  • Pasticceria consigliata per la colazione: Pasticceria Lucian a Mezzano (TN)
  • Basterebbe una ‘mezza’ da 60 m (anche per le calate), noi abbiamo preferito portarne due per maggiore sicurezza
  • Nonostante l’arrampicata sia facile, può fare comodo portarsi dietro oltre alle scarpe da avvicinamento anche le ‘scarpette’ soprattutto per risalire i primi metri di L1
  • Il Bus del Gat regala finalmente qualche soddisfazione a chi non supera il metro e cinquantacinque di altezza…e mi sento di dire che era poi anche ora!

Cartina consigliata:

Tabacco 022 – Pale di San Martino

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via Dolomitica 13 13Dolomiti 17 17
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Appennino beginner borghi da riscoprire relazioni rock climbing Sasso Tignoso via arrampicata ambiente

Cresta Tignosa

Sasso Tignoso, 1469 m

Pievepelago (MO)

Per alcuni alpinisti sarà come un ripido sentiero da farsi in scarpette da avvicinamento, per altri escursionisti forse uno dei percorsi più ingaggiosi e verticali mai percorsi in Appennino.
Per tutti spero però che sia una piacevole mezza giornata trascorsa all’aria aperta in un contesto ambientale unico del nostro Appennino.
La posizione dominante e con una notevole prominenza dalle valli circostanti, dona a questo affioramento ofiolitico una splendida visuale su tutta la catena montuosa: dalle cime del bolognese come il Corno alle Scale, passando per il Cimone che è sempre in primo piano ed il Cipolla, Prado e Cusna che chiudono l’anfiteatro. Sull’altro versante la est della Pietra di Bismantova è in bella evidenza con le tributarie valli del Dolo e Dragone che verdi serpeggiano verso la pianura.

Ottima per cordate neofite o fresche di corsi che vogliono cimentarsi nelle manovre e progressione in conserva protetta senza l’ingaggio ed esposizione di una vera parete.


Monte Tignoso.
Montagna caratteristica di origine vulcanica, formata da scuri basalti alterati, in cui si riconoscono le forme tondeggianti dei cuscini di lava repentinamente raffreddata.
La vetta, segnata da una croce, concede un vasto panorama sul
crinale dal Monte Cusna al Monte Cimone, e sul medio Appennino reggiano e modenese.
Emerge prepotente lungo la boscosa dorsale che divide la Val Dragone
(bacino del Fiume Secchia) dalla Valle Scoltenna (bacino del Fiume Panaro).

da TCI Appennino Ligure e Tosco-Emiliano | di Marco Salvo, Daniele Canossini | 2006

Apritori:

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Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:



Accesso:

da Nord:
  • da Montefiorino, Frassinoro su provinciale SP486R direzione Passo delle Radici. Appena passato Piandelagotti alle indicazioni a dx per Civago e Prati di San Gemignano, svoltare a sx ed abbassarsi in un strada senza nome che in breve conduce ad una falegnameria. Scendere sul greto del torrente con bella vista sul Sasso del Corvo e poi passato il ponte risalire quindi sulla via comunale per Roccapelago. Quando questa si immette in un tornante tenere a SX per Sasso Tignoso. Salendo il Sasso diviene visibile e si parcheggia dopo poche centinaia di metri nei pressi dell’oratorio Giovannoni a 1300m slm. Link al P con google maps.
da altri versanti:
  • Giungere sulla via Comunale per Roccapelago e poi imboccare la strada per Sasso Tignoso ed Oratorio Giovannoni.
    Salendo il Sasso diviene visibile e si parcheggia dopo poche centinaia di metri nei pressi dell’oratorio Giovannoni a 1300m slm. Link al P con google maps.

Attacco:

Dall’oratorio Giovannoni salire verso N in falsopiano sul sentiero CAI 579 (via Vandelli) fino a che questo di biforca. Tenere quindi la SX sul sentiero 565 ma abbandonarlo vicino al limite boschivo ad una quota di circa 1350m (grosso ometto) e preferirgli una carrareccia verso SX che costeggia la base dell’affioramento.
Nel punto di maggior sviluppo della cresta Sud, appena sopra ad un cono detritico, si trova l’attacco in un diedrino con visibile 1 chiodo con cordino nero e la targhetta.


Link al GPS dell’attacco.

Tot: 15/20 min


Scheda:

RELAZIONE (ITA) 
Itinerariovia Cresta Tignosa
Zona MontuosaAppennino Tosco Emiliano
SottogruppoPievepelago
Settore / Parete / CimaSasso Tignoso
StatoItaly
ParcheggioOratorio Giovannoni 1300m (MO)
Sentieri utilizzativia Vandelli, 579, 565
Acquasì, fonte segnalata qui
Dislivello avvicinamento [m]+ 60 m
Dislivello itinerario [m]135 m
Sviluppo itinerario [m]300 m
Quota partenza [m]1360 m
Quota arrivo [m]1469 m
Tipologia itinerarioCresta rocciosa a balze in ambiente collinare
Difficoltà su rocciaI, II, passi III.
Qualità rocciaOfiolite da discreta a mediocre
ProteggibilitàR2
SosteDa attrezzare su spuntoni, alberi o fessure.
Impegno1
Numero di tiri di cordavariabili
Difficoltà globaleF+
Pericolofriabilità in alcuni tiri
MaterialeNDA, friend #0.5-#1-#2, nuts e cordini
Esposizione prevalenteS
Discesasentiero 575
Tempo avvicinamento20 min
Tempo salita1/1.5 h
Tempo discesa30 min
Libro di viaNO
Giudizio6 (media tra ambiente 8 ed arrampicata 4)
ConsigliataOttima per iniziare vie di più tiri ed esercitarsi nella progressione in conserva.

Schizzo via (PDF scaricabile):

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Descrizione:

L1 = 40m, II, I (1 ch+ 1 fix) Sosta su alberi

attaccare nel punto più basso della cresta Sud in corrispondenza di un accennato e corto diedro ( II, 1ch con cordino nero + targhetta).
Appena sopra il terreno si abbatte e si cerca quindi di salire sugli affioramenti più consistenti su, stranamente, solida roccia chiara (1 fix + 1 albero) fino ad un gruppo di grossi lecci alla base della successiva parete, dove si attrezza la sosta.

L2 = 60m, III, II, I (1 spit) Sosta su 1 fix o friends #1 e #2

attaccare la paretina su placca inizialmente verticale (III) puntando ad uno Spit Roc ma proteggendosi prima con un friends (da #0.25 a 0.5)
Salire altri pochi metri friabili e delicati fino a che la pendenza cala e procedere camminando quasi sul filo di cresta per balze, erba e massi.
Attrezzare la sosta alla base della successiva paretina, nei pressi del filo di cresta su un fix od usando una fessura verticale ove di attrezza la sosta su friends.

L3 = 40m, II, I Sosta su spuntone.

Portarsi leggermente a dx ed entrare nell’accennato canale dai molti spuntoni chiari affioranti.
Salire proteggendosi con cordini e quando il terreno diviene orizzontale attrezzare la sosta attorno ad un grosso e caratteristico masso squadrato con licheni e muschio bianco, proprio sul filo di cresta e con bella visuale sui pinnacoli della cresta W.
Ora per terreno elementare e senza percorso obbligato stare sul filo di cresta e scendere di 2m ad una sella e poi risalire fino alla base di roccette più verticali. 70m circa di conserva protetta.

L4 = 10m, II + 80m cresta elementare.

Salire l’ultimo pinnacolo con 10m di arrampicata elementare (II) e poi

proseguire in conserva e con qualche saliscendi fino alla croce di vetta.


Difficoltà:

I, II, p.ssi III

300m, RS2, F+, 1 imp.


Discesa:

a) Per sentiero 565

Scendere dalla croce ed imboccare indifferentemente il sentiero 565 sul versante N oppure la “direttissima” sul versante S. In breve si ritorna al P nei pressi dell’oratorio.

TOT: 30 min circa

b) Anello panoramico sotto alle 4 torri


E’ possibile scendere per anello panoramico sotto alle 5 torri della cresta W prendendo il 565 a N ed abbandonando non appena questo svolta ad E (lato DX viso valle). Seguire poi delle tracce tra le roccette ed il limite boschivo che con percorso antiorario portano alla base delle caratteristiche 5 torri dall’aspetto bizzarro e caratteristico.
TOT: 45 min

le 4 torri della cresta W del Sasso Tignoso

Compagni:

Riccardo Pittino


GPS:

Total distance: 3791 m
Max elevation: 1469 m
Min elevation: 1277 m
Total climbing: 211 m
Total descent: -208 m
Total time: 05:47:10
Download file: RK_gpx%20_2020-06-06_1023.gpx

Note:

  • La via è una “brutta via” ma penso possa donare a cordate neofite o fresche di corsi la possibilità di cimentarsi su alcuni facili tiri di corda e soprattutto la progressione in conserva su cresta, tanto importante quando poi ci si sposta su vere montagne d’alta quota.
  • Qui ci si muove sul facile ma friabile. Il tutto in un contesto di pace ed isolamento che si fatica a trovare in molti ambienti “alpini”
  • Prestare attenzione a qualche blocco instabile e tacca, occorre acuire la sensibilità di piedi e mani su questa roccia ma questa esperienza diverrà impagabile e merce preziosa nel bagaglio di ogni neofita alpinista.

Bibliografia:


Meteo:

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