Alpi Retiche occidentali, Val Masino
Summary
Escursione di:
Anna Dal Zotto, Anna Tusini, Elisa Sedoni, e Valeria Vola (dal 17 al 21 luglio 2022)
Storia
‘Una sorta di eremitaggio, da rifugio a rifugio, da valle a valle, nel cuore delle Alpi Retiche’ con queste parole si apre un lungo e curato approfondimento proprio sul Sentiero Roma ad opera di G. Miotti sul numero di Meridiani Montagne dedicato al Pizzo Badile.
Ma il Roma non è solo questo: con i suoi 54 km ed altitudini per lo più comprese tra i 2.500 e i 3.000 m, al cospetto delle maestose pareti del Pizzo Badile, del Cengalo e del Disgrazia, è annoverata tra le Alte Vie più belle d’Italia. L’altisonante nome con cui oggi lo conosciamo, fu assegnato nel ventennio fascista ad un percorso che in realtà già esisteva e collegava la Val Porcellizzo alla Valle di Preda Rossa. Nel 1928 questo attraversamento per lo più conosciuto da cacciatori, pastori e animali, fu tracciato e in qualche punto semplificato dai giovani della sezione CAI di Milano, ispirati dal nazionalistico invito a ‘conoscere le loro montagne per saperle difendere’. Fu solo successivamente che a tale percorso furono annessi prima il Sentiero Risari (che collega la Valle dell’Oro alla Val Porcelizzo) e poi il tratto che farebbe partire l’intero Sentiero da Novate Mezzola.
A tal proposito, merita spendere qualche parola in più sul ruolo svolto proprio dalla Val Codera nella Resistenza al Fascismo. Questa storia si intreccia inestricabilmente con quella dello Scoutismo italiano. Con la presa del potere da parte del partito fascista, infatti, ci fu un iniziale tentativo di soffocare qualunque associazione giovanile non accettasse di uniformarsi o confluire nell’Opera Nazionale Balilla (ONB). E, se in un primo momento le organizzazioni scout riuscirono a preservare una qualche forma di autonomia grazie soprattutto all’intercessione da parte delle autorità ecclesiastiche, con l’avvento delle Leggi Fascistissime nel 1926 fu sancito lo scioglimento dei reparti scout nei centri con meno di 20.000 abitanti e l’obbligo da parte dei rimanenti ad uniformarsi all’ONB.
Come questi eventi si inseriscano nella storia del nostro racconto è presto detto: fu proprio la Val Codera (romanticamente definita ‘il paradiso perduto’) ad ospitare clandestinamente tra il 1941 e il 1942 i campi estivi di quelle che si fecero chiamare le Aquile Randagie: una ventina di ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ispirati dai valori dello scoutismo e per lo più appartenenti alle sezioni scout di Milano e Monza. Tra questi, il più noto fu forse Andrea Ghetti (conosciuto ai più con il nome di Baden) che svolse un ruolo centrale nella nascita, a seguito dell’invasione tedesca, dell’O.S.C.A.R. (organizzazione per il soccorso, collocamento, assistenza ricercati) allo scopo di aiutare ebrei, renitenti alla leva e ricercati politici ad arrivare in Svizzera, proprio grazie alla conoscenza di queste montagne ed al sostegno e protezione da parte delle autorità ecclesiastiche locali. Sull’argomento è stato recentemente girato un film, Aquile Randagie (2019) appunto, ma uno degli aspetti che personalmente ho trovato più interessante è stato il dibattito interno in seno a questi gruppi scout sull’atteggiamento da assumere nei confronti delle ingiustizie politiche e sociali, ben consapevoli che un valore cardine dello scoutismo è l’obbedienza (“noi non spariamo, noi non uccidiamo… noi serviamo!“).
Accesso/rientro:
Noi abbiamo preferito spostarci in treno per comodità (sia di provenienza sia legata al fatto che, essendo il giro ad anello, avremmo comunque dovuto servirci di mezzi per tornare alla macchina lasciata il primo giorno). Riportiamo il tragitto qualora potesse risultare utile ad altri (n.b. abbastanza laborioso il rientro: da quanto riferitoci, per poter anche solo attraversare con la macchina la strada che da San Martino arriva al parcheggio di piano Preda Rossa passando per il rif. Scotti, è necessario un lasciapassare a pagamento, in mancanza del quale l’unica possibilità è servirsi di taxi poichè il sistema di navette è stato recentemente eliminato).
Nostra partenza:
- Modena – Milano Centrale (treno)
- Milano Centrale – Colico (treno)
- Colico – Novate Mezzola (treno)
Nostro rientro:
- Parcheggio piano Preda Rossa – rif. Scotti (autostop)
- Rif. Scotti – Morbegno (taxi)
- Morbegno – Colico (pullman sostitutivo)
- Colico – Milano Centrale (treno)
- Milano Centrale – Modena (treno)
Variante iniziale:
E’ possibile accorciare il percorso se si hanno a disposizione solo 4 giorni, partendo da Bagni di Masino e risalendo per il rif. Omio (viceversa, questa può costituire una ‘via di fuga’ dopo il primo giorno in caso di inconvenienti di varia natura).
Variante finale:
Dal rif. Allievi è possibile rientrare direttamente al Preda Rossa (per quanto la tappa diventerebbe davvero lunga) oppure fermarsi al Ponti e, il giorno dopo, invece che scendere per il Preda Rossa percorrere un tratto dell’Alta Via della Valmalenco scendendo a Chiesa Valmalenco (960 m).
Acqua:
Soltanto il primo giorno sono presenti fontane lungo il tragitto (parcheggio Novate Mezzola, Codera, rif. Brasca).
Difficoltà:
Per quanto non sia un percorso alpinistico in senso stretto (i passi di arrampicata, per lo più II°, sono quasi sempre protetti), richiede un’ottima preparazione fisica per i dislivelli presenti in quasi tutte le tappe, un passo sicuro essendo il percorso spesso su lastre più o meno stabili di granito e dimestichezza con l’alta quota per le esposizioni e per la capacità di orientamento, specie in caso di scarsa visibilità (noi abbiamo trovato non intuitiva la segnaletica nel tratto dal rif. Brasca al Passo del Ligoncio).
Materiale:
Oltre a quanto previsto per un trekking di più giorni in un ambiente di ‘alta’ montagna, casco, imbrago e kit da ferrata possono essere utili (…necessari in caso di bagnato!) per affrontare più serenamente alcuni tratti attrezzati. Inoltre, consigliamo di contattare i rifugisti per conoscere esattamente le condizioni dell’innevamento e quindi valutare se portare ramponi.
Periodo:
Estate: per esigenze personali, abbiamo affrontato il cammino nel mese di luglio. Se in passato era fortemente raccomandato di evitare l’inizio stagione per l’entità e le condizioni dell’innevamento, ad oggi -ahimè- questo problema passa decisamente in secondo piano. Per la nostra esperienza il caldo e la reperibilità di acqua sono pesati ben di più che i problemi derivanti dalla poca neve rimasta, presente sul sentiero soltanto ai piedi della salita alla Bocchetta Roma, e facilmente aggirabile.
Tabella tappe:
Tappa | Partenza | Arrivo | Dislivello (m) | Sviluppo (km) | Tempistiche |
1 | Novate Mezzola (212 m) | Rif. Brasca (1304 m) | +1475/-400 | 13.8 | 5h (con pause) |
2 | Rif. Brasca (1304 m) | Rif. Gianetti (2534 m) | +2200/-1000 | 13.3 | 10.15h (con pause) |
3 | Rif. Gianetti (2534 m) | Rif. Allievi (2395 m) | +700/-840 | 12.6 | 7.45h (con pause) |
4 | Rif. Allievi (2395 m) | Rif. Ponti (2559 m) | +1300/-1140 | 12.3 | 10h (con due pause lunghe) |
5 | Rif. Ponti (2559 m) | Piano di Preda Rossa (1955 m) | -600 | 6.5 | 1.40h |
tot | +5675/-3980 | 58.5 |