A PROPOSITO DELLA VIA “IL LADRO DI BAGHDAD”
Nelle ultime pubblicazioni inerenti le vie di roccia in Val d’Adige, ed in modo particolare quelle sul Cimo, i primi salitori della via “Il Ladro di Baghdad” risultano essere B. Vidali, E. Cipriani, I. Micheletti ed E. de Bastiani.
Non è vero.
O meglio: non è corretto, né sul piano storico né sul piano, diciamo così, filologico.
Mi spiego ed approfitto per raccontare, a chi si interessa di storia dell’alpinismo nostrano, come andarono effettivamente le cose.
Nella primavera del 1993 sulla grande placconata “a gocce” del Sass de Mesdì esistevano le seguenti vie (qui elencate da sinistra a destra guardando la parete): “Tarzan nel regno dei buchi” (arrampicatori parmensi di cui al momento non ricordo il nome), “Desiderio sofferto + variante diretta della Vigilia” (S. Coltri e C. Laiti), “Otto bastano” (E. Cipriani e M. Lugoboni) e “Moby Dick” (A. Rampini & Co.), tutte risalenti al decennio precedente. Conoscevo bene la parete anche per aver ripetuto assieme a Sergio Coltri, nel 1984 pochi mesi dopo la sua apertura ad opera dello stesso Coltri, la via “Desiderio sofferto con variante della Vigilia” ed ero rimasto colpito dalla bellezza dell’arrampicata e dalla “tipicità” di quella placca, un’immensa e, in caso di volo, pericolosissima “grattugia”. Mi ero riproposto di aprire, a ragionevole distanza dalla “Desiderio sofferto”, una via autonoma più diretta, meglio protetta e altrettanto bella. Come secondo di cordata e compagno di avventura in questa non difficile ma pericolosa intrapresa (ripeto, in caso di volo, la “grattugia” non perdona e si rischia di uscirne scorticati!) avevo trovato il simpatico, esuberante ed istrionico Edoardo De Bastiani. Munito di qualche (inutile) chiodo da roccia, di una dozzina di fix e di un pesantissimo trapano Hilti che, a seconda dell’umidità presente nell’aria, non mi consentiva di fare più di 12-15 buchi (stiamo parlando di batterie con una tecnologia di 25 anni or sono!), affrontai la placca ovviamente dal basso (altrimenti dove sarebbe stata l’Avventura?) e realizzai inizialmente tre tiri e mezzo, per un totale di 80 metri abbondanti di sviluppo. Poi la batteria finì e, forse, assieme ad essa finirono anche le mie forze, almeno per quel giorno.
Tornai qualche settimana dopo, questa volta assieme a quello che, dopo essere stato mio compagno di classe alle elementari, era allora il mio abituale compagno di cordata: Beppe Vidali. Come consuetudine fra noi in quel periodo, lui salì da primo l’itinerario sino al punto massimo da me raggiunto. Poi, dove bisognava tornare a “far cantare” il trapano, tornai in testa alla cordata (solo molti anni dopo Beppe diventerà a sua volta un trapanatore: inizialmente era un “liberista” puro).
Al termine del quarto tiro, che piegava a destra, la via poteva dirsi praticamente conclusa. Traversando qualche metro raggiungemmo la prima delle calate della “Desiderio sofferto” e tornammo alla base. Così strutturato l’itinerario risultava essere proprio quello che avevo sperato che fosse, vale a dire una via alternativa alla “Desiderio sofferto”, più rettilinea, altrettanto bella e di quasi uguali difficoltà. Difficoltà che allora valutai V\V+ abbastanza omogeneo con qualche passaggio leggermente più difficile.
Certamente era meglio protetta della “Desiderio sofferto” che, nella versione originale e cioè prima delle richiodature sistematiche operate alla fine degli Anni Novanta, era una tipica via “alla Coltri”, vale a dire molto alpinistica.
E’ da sottolineare, per verità storica, che secondo i parametri attuali anche la chiodatura originaria della mia “Ladro di Baghdad” sarebbe sembrata molto alpinistica: venti fix, soste comprese, su 100 metri di percorso non erano tanti, ma allora sembrava già una via “plaisir”!
Questa era la vera via “Ladro di Baghdad”, realizzata quindi nella primavera del 1993 (non nel 1997) da me con la collaborazione dapprima di Edoardo de Bastiani e, nell’ultimo tiro, di Beppe Vidali. Ai quali rinnovo il mio grazie per la loro disponibilità.
Che cosa c’entri tale I. Micheletti che appare nelle guide fra gli apritori di questa via, che cosa c’entri il 1997 e, soprattutto, che cosa c’entrino due tiri finali di 6c+ (il quarto) e 7a\A0 (il quinto) proprio non so.
Non lo so perchè:
A) I. Micheletti non so chi sia, né che faccia abbia;
B) nel 1997 io mancavo dal Cimo già da tre anni;
C) “Appiccicare” su un percorso di difficoltà contenute e, soprattutto, omogenee due tiri sproporzionatamente difficili è una cosa che io non mi sarei neppur lontanamente sognato di fare in quanto fuori da quella che è la mia logica alpinistica.
Non so se Micheletti abbia tracciato la sua variante d’uscita calandosi dall’alto o compiendo prodezze dal basso. E non so nemmeno se questi due tiri siano belli oppure meno. Probabilmente sono bellissimi. Mi auguro che lo siano! Io non lo saprò mai perché non ho più l’età per superare un 7a (non mi vergogno ad ammetterlo, anzi, me ne frego) e certo non vado a ripetere quei due tiri “tirandomi” disperatamente ai chiodi e staffando pur di sapere come sono. Ho un ricordo troppo bello della prima salita della “Ladro di Baghdad” in versione originaria per andare ad insudiciarlo con una goffa ripetizione.
Tenevo molto, però, a mettere le cose in chiaro. Sino ad oggi mi ero lasciato colpevolmente sfuggire l’occasione. Il post di Bee climber me l’ha offerta e, questa volta, non me la sono lasciata scappare.
Concludo questa mia nota storica ringraziando anzitutto l’amministratore della pagina per l’ospitalità, in secondo luogo l’autore del post per avermi involontariamente incentivato a scrivere queste precisazioni storiche. Infine ringrazio tutti coloro che hanno apprezzato ed apprezzeranno in futuro questo itinerario, sia nella “facile” versione originaria che in quella “spuria” ma più impegnativa.
P.S.: perché chiamai la via “Il ladro di Baghdad?”
E’ una vicenda molto divertente che coinvolge alcuni nomi noti del mondo dell’arrampicata veronese di allora. Vede quindi differenti protagonisti muoversi da posizioni diverse intorno sostanzialmente a due “malefatte”. Ma questa è un’altra storia…
Eugenio Maria Cipriani da un post su FB
(var. uscita Micheletti) ultimi 2 tiri da I. Micheletti e B. Zanini che si calarono dall’alto il 17 giugno 1999
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