Ortles, 3905m
via del Coston di Dentro
La cresta ideale per iniziare a cavalcare le Alpi
“Destro, sinistro, prima uno e poi l’altro”
Il mio respiro si stagliava netto nell’aria fresca di un mattino di fine luglio.
I passi li sentivo leggeri.
Sotto di me la solita tanta voglia si salire.
Dietro un amico che non mi perdeva di vista.
A fianco le prime luci scoprivano il vuoto che ci circondava.
La sensazione di essere nel posto giusto mi aveva già permeato, era un po’ che non la percepivo così viva.
Quella pala ghiacciata alla sinistra, il Gran Zebrù, ora mi indicava chiaramente che anche il momento era quello giusto.
Dopo mesi in cui mi sembrava di non riuscir più vedere, ho colto netta la sensazione dell’orizzonte.
La mente è sgombra finalmente, l’unica cosa è mettere avanti il piede sinistro, poi il destro ed ancora, il sinistro.
Ritmo semplice, onesto nella sua successione, mai banale o scontato però.
Così come è chiaro che ogni salita, dalla più semplice alla più complessa, è composta da piccoli passi ora mi era chiaro che l’unica cosa era seguirne l’alternarsi,prima uno e poi l’altro.
Mi giro dietro e vedo Marco, fidato custode delle mie orme mi segue e nel nostro lento ma costante intercalare di destra e sinistra, intravedo la forza di una profonda unione.
D’altronde solo pochi giorni prima la mia idea di venire qui lo aveva solleticato ed incuriosito, senza opporre resistenza, aveva confermato la piena comunione di intenti.
Questa salita me la ricordo bene, è chiara in me di una consapevolezza che faticavo a percepire da tempo.
Si respira aria di alpinismo storico quassù, mi immagino ancora sul finire dell’ottocento questi cacciatori che si avventurano su linee ardite, veri esploratori animati dalla antropomorfa e primigenia ricerca del non conosciuto.
Sorrido e comprendo quanta distanza e rispetto dobbiamo a quegli Alpinisti nel considerare che solo qualche ora prima avevo scaricato da casa le previsioni meteo a quattro giorni e mi pregustavo la cima da una webcam sullo Stelvio.
Ora però la vetta appare solo come la probabile fine di questa poderosa montagna.
Nella cresta che pestiamo e nel continuo susseguirsi di roccia, neve, vuoto, intuiamo di quanta materia è composto un quasi quattromila metri.
Eppure la stessa materia appare un attimo dopo fragile ed effimera.
In equilibrio precario con la sua stessa esistenza, minacciata da continue scariche e distacchi, alcuni dei quali difficilmente immaginabili se non ci si trova nelle vicinanze e si percepisce, nel tremore della roccia sotto le mani, la vastità del crollo.
Tuttavia lei è ancora lì.
Si avvicina ma non si raggiunge.
Si cammina, si scala, si arrampica, si tira fiato.
L’aria ormai ha preso il ritmo dei passi, la cadenza è la stessa,il sinistro …
un respiro …
il destro …
un respiro.N.Bertolani
Un respiro, un respiro, un respiro, la cima è nostra…
si ma solo per il tempo di un respiro.
Prima salita:
Johann e Michael Hell, con Joseph Pichler e un cacciatore di camosci di Langtaufers, luglio 1805
Relazione di salita 29-30 luglio 2006
Salita (in rosso):
La montagna appare da subito poderosa, maestosa e complessa nelle sue creste.
Dal rifugio del Coston 2660m, raggiungibile tramite da Solda tramite funivia (0.40-1 ora) o sentiero (2 ore), la cresta del Coston o Hinter-Grat appare come una successione di quattro punte l’ultima delle quali, il Signalkopf (3725 m), è il limite massimo da cui rientrare in caso di maltempo o scarsa visibilità.
Infatti la salita si svolge per facili pendii sul lato sinistro della cresta, fino alla terza punta rocciosa di 3466 m; da qui, per un’ampia sella nevosa, si raggiunge il Signalkopf (3725 m), un’alta torre rocciosa da aggirare sul lato sinistro (Sud Ovest).
Qui si trova il passaggio chiave della salita (5m di fessura di IV grado , consumato ma con alcuni chiodi nel passaggio). Una successiva selletta porta a due salti di roccia ove noi abbiamo trovato un altro tratto di III (leggero strapiombo con 1 chiodo, utile 1 friend) , intervallati da altrettante creste nevose moderatamente affilate che conducono in vetta appena sotto la soglia dei quattromila (3905m).
Prevedere 5-7 ore a seconda dell’innevamento e dei tiri di corda stesi. Noi abbiamo impiegato circa 8 ore facendo 3 tiri in progressione protetta ed altrettanti di conserva.
Valutazione AD.
Discesa (in verde):
Per la discesa, dalla cima seguire la via normale del versante Nord, attenzione con scarsa visibilità data la modesta pendenza ed i numerosi crepacci alcuni dei quali si superano su ponti un po’ precari.
Alla fine del ghiacciaio sommitale si trova il Biv. Lombardi (3316 m, inagibile). Da qui perdere quota di qualche metro traversando a sx, faccia a valle, fino a trovare cordini per discesa in doppia da effettuarsi con celerità visto le frequenti scariche dai seracchi dell’imminente Eisrinne.
Ora scendere nel centro del ghiacciaio fino alla fine della cresta rocciosa che ci segue a dx. Traversare orizzontalmente verso dx (Est) per morena instabile ed a tratti ghiacciata con passo deciso visto la frequenza di scariche pietrose.
Ora si è giunti sulla cresta della Tabaretta da scendere con 2 doppie od arrampicata non banale (III grado, grande esposizione) Un’altra ora di sentiero con qualche tratto attrezzato e si è al ormai agognato Rif. Payer (3029 m).
Se le gambe tengono scendere in direzione N e poi NE oltrepassando il Rif. Tabaretta (2256 m) e quindi a Solda (1800m).
Complessivamente 4 ore per raggiungere il rif.Payer più 3 per arrivare a Solda ed accorgersi di aver salito 1300m e scesi 2100m.
Le vostre ginocchia vorranno divorziare al parcheggio ma con lo spirito sarete ancora verso i quattromila metri.
Valutazione PD+/AD-
Scheda salita
Difficoltà : | AD, passi di III, 1 di IV, canali nevosi sui 35°-40° il tutto concentrato nell’ultima porzione di cresta. |
Impegno : | III |
Tipologia itinerario : | via in alta quota, non difficile ma su terreno friabile che richiede attenzione. Cresta vera e propria solo l’ultimo 1/3. |
Relazione : | ottima la Guada dei Monti d’Italia, TCI (vedi sotto) |
Dislivelli : | +1300m circa dal rifugio alla cima 3905m, – 2100m circa per tornare a Solda. |
Punto partenza : | Soldà |
Punto arrivo massima elevazione: | monte Ortles, 3905m |
Materiale: | NDA, 1 piccozza classica, ramponi da misto, un friends 0.5 ed 1, qualche nuts, 1 mezza corda 60m doppiata. |
Consigli: | Ad inizio stagione quando la neve e ghiaccio consentono la progressione con ramponi per la maggior parte dell’itinerario, od almeno sulle difficoltà.
Non sottovalutare la discesa per la normale, in caso di scarsa visibilità potrebbe essere più sicuro ripercorrere a ritroso la via di salita. |
Dislivelli/sviluppo:
+1300m circa dal rifugio alla cima 3905m
– 2100m circa per tornare a Solda
Punti di appoggio:
rifugio del Coston
rifugio Payer
rifugio Tabaretta
Cartina con tracciati:
Foto del tracciato:
GPS :
dal rifugio Coston.
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G r a z i e !
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dal min 1
FOTO
I giorno : Soldà -> rifugio Coston
II giorno : rifugio Coston -> Ortles -> rifugio Payer -> Soldà
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