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Piccole Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente

Stefani Bertolotti

Torre Luca Franceschini 1730m

Monte Cornetto – Sengio Alto (TN)

E’ metà marzo e sono a pestare neve e qualche primula avvicinandomi alla torre Bovental che già al sole ci invita ad essere salita. Sono insieme a Marco, Alice ed Andrea ma son rimasto indietro cercando qualche scorciatoia dal sentiero, che come sempre si manifesta come la scelta sbagliata.
Siamo soli, anzi no.
Davanti a noi due alpinisti salgono veloci ed io mi stupisco di come questa via sia già presa dall’assalto a marzo, quando al Campogrosso ci avevano detto eravamo i primi arrampicatori a transitare da loro.
Ben presto però vedo cambiano itinerario, non ci presto caso e mi spiego saliranno magari la Soldà al Cornetto.
Poco dopo in sosta sento il mio nome ma la voce non mi pare dei miei compagni, mi guardo attorno ma vedendo nulla penso ad un riverbero.
Scendiamo soddisfatti e sereni al Campogrosso e mentre divido il materiale intravedo due ceffi scuri che si avvicinano un po’ piegati al rifugio.
Uno mi pare di conoscerlo, l’altro no, anzi pure l’altro mi ricorda qualcosa.
Abbozzo un nome … è lui.
Le facce sono sporche e strinate, gli occhi gonfi e le mani la sommatoria di ciò che è scritto sopra.
Sono brasati ma contenti.
Qui han fatto qualcosa di bello e tosto, oggi c’è aria di alpinismo a Campogrosso e la poca gente ci permette di respirarne di più, di aria.
Si siedono con noi, parliamo, ci raccontiamo ed in breve il tavolo si riempie di soppressa, formaggio e sei immancabili birre.
Noi abbiamo fatto nulla e siamo stanchi, chissà loro!
Ed invece qualche forza la tiriamo fuori tutti.
Si ride, si scherza, si sogna, si fanno promesse che non verranno forse mai mantenute, ma poco importa.
C’è voglia di stare insieme e condividere un frangente di vita, senza che questo divenga “reale” solo perchè qualcuno ne ha fatto un selfie.
Ed in effetti una volta a casa mi accorgo ho più di cento foto di via e nessuna di quei momenti.
Che belli i momenti che si ricordano solo, senza le briglie degli occhi.

16 marzo 2019 durante la nostra ripetizione del Bellavista a fianco si chiudeva questo itinerario per merito di Matthias e Matteo.

Apritori:

Matthias Stefani e Matteo Bertolotti ( 16 marzo 2019 dopo 2 tentativi invernali)


Accesso :

da SUD:

Dal Rifugio Campogrosso (link) 1443m seguire il comodo sentiero 170 E5 verso la “Forcelletta N/O” e “Passo degli Onari”, dapprima attraverso un bosco di faggi e poi per prati. Prima della Malga Bovental 1435m (chiamata anche Boffetàl) si prende il 170 in direzione N verso il Passo degli Onari. Da qui sono facilmente riconoscibili la Torre Bovental, il Monte Cornetto e, alla sua base, la Torre Luca Franceschini.

da NORD:

Giungere a Pian delle Fugazze (link) 1162m e P, prendere la “strada delle Sette Fontane” e poi il comodo 173 verso malga Boffetal. Oltrepassata si prende a sx il 170 in direzione N verso il Passo degli Onari. Da qui sono facilmente riconoscibili la Torre Bovental, il Monte Cornetto e, alla sua base, la Torre Luca Franceschini.


Attacco:

Attraversare i prati e continuare lungo il sentiero entrando nel bosco fino a quando, proprio in mezzo al sentiero, si nota una evidente radice.
Poco oltre, sulla sinistra, si trova un faggio con due segnavia CAI molto vicini. Pochissimi metri dopo, sulla destra, si stacca la traccia che conduce alla base della parete (continuando si raggiunge il bivio – ometto – per lo Spigolo Bellavista alla Torre Bovental o la Placca delle Lumache).

Salire zigzagando (numerosi ometti) e guadagnare una zona con dei grossi massi oltre la quale, attraverso un corridoio tra mughi, si perviene al ghiaione basale.

Portarsi verso sinistra alla base dell’evidente diedro/camino dove si trova l’attacco (visibile chiodo rosso in alto)


Relazione:

Zona MontuosaPiccole Dolomiti
Sottogruppomonte Cornetto
Settore / Parete / CimaTorre Luca Franceschini
Località di PartenzaRifugio Campogrosso, 1460m (VI) o Pian delle Fugazze, 1163m (TN)
Sentieri170 e 176
Punti d’appoggioRifugio Campogrosso, 1460m (VI) o Pian delle Fugazze, 1163m (TN)
Acquarif. Campogrosso
Dislivello avvicinamento da Campogrosso [m]+ 250 m
Dislivello avvicinamento da Pian Fugazze [m]+ 450 m
Dislivello itinerario [m]120 m circa
Sviluppo itinerario [m]165 m
Quota partenza [m]1.600
Quota arrivo [m]1.730
Cartografia utilizzataCartina TABACCO 056 PASUBIO Piccole Dolomiti Campogrosso Sengio Alto
Tipologia itinerariovia classica in ambiente su dolomia
Difficoltà su rocciadal III al VI con 1 passo di VI+ (VI obbl)
Qualità rocciaDa buona ad ottima, solo qualche tratto friabile
ProteggibilitàR3
Sostechiodi e mughi
ImpegnoII
Numero di tiri di corda6
Difficoltà globaleTD+
Pericoliprestare attenzione ad alcuni tratti instabili nel quarto tiro
MaterialeNdA, 8 rinvii, serie friends e nuts. Martello e chiodi per ogni evenienza
Esposizione prevalenteSW
Data gitasabato 29 giugno 2019
Tempo impiegato salita3,5 h
Tempo impiegato discesa30 min
Libro di vettaSi.
Giudizio8,5
ConsigliataSi. Una delle più belle che abbia salito in Piccole e non solo.
Link utiliSassBaloss

Tracciato via:


Schizzo via:

Su gentile concessione di Matthias Stefani


Descrizione:

tiromdifficoltàdescrizione
L125V (1 p.sso V+)Parte subito su placchetta verticale a dx(1ch) che presto diviene sinuoso “camino del verme”. Singolo passo strapiombante (1ch poco visibile all’esterno del bordo sx del camino) e poi dentro alle viscere della montagna per divenire un “verme” (si passa solo senza zaino). Dopo diversi minuti di catartica perdita di dignità, si perviene più facilmente ad un comodo pulpito con 3 CH di sosta.
L220V+,VI+, VI, VAlzarsi subito con decisione a prendere l’invitante fessura di sx che serpeggia dritta e netta (1 CH all’inizio). Proteggersi poi esclusivamente con ottimi friends o nuts vincendo un breve passo tecnico (VI+) che richiede sensibilità di piede. Più semplicemente ora fino alla fine del diedrino e poi munirsi di decisione e sangue freddo per affrontare un breve traverso a dx (1 CH) su verticale muro con piccole tacchette (V+). Presa l’altra fessura parallela (1 CH) si sale più facilmente fino alla comodissima sosta a 3 CH in una nicchia. Tiro magnifico, uno dei più belli delle Piccole e non solo.
L335VI-(A0), IV+, V+,IIScendere brevemente a dx una gobbosità (1 CH) e poi su terreno all’apparenza friabile traversare orizzontalmente proteggendosi con ottimi friend ed 1 CH prima di una placca compatta. Superare la placca nera che con splendida arrampicata ma sprotetta (R3) si lascia vincere (V/V+). Dopo per terreno facile ma esposto (3 CH) si perviene alla comoda ed estetica sosta su mugo.
L425II, IV-Traversare a dx su terreno elementare (ometto) ma instabile fino a rimontare un grosso masso precario, salire una rampa ascendente verso dx su buona roccia (1 CH) fino a pervenire in un comodo ballatoio con a fianco la sosta su 2 CH alla base di un diedro-camino.
L530IV, 1 P. IV+,IIISalire direttamente il bel camino di ottima roccia fino ad un mugo con cordone, poi un singolo passo strapiombante (IV+) permette di uscire dal camino. Continuare per uno spigoletto verso dx (puntare al chiodo in alto a dx) e superare un ultimo breve risalto raggiungendo la sosta a sx (1ch+1cl) alla base delle placchette finali
L630III, 1p. IVRimontare la sosta con passo un po ostico ma ben ammanigliato e continuare per placche appoggiate su splendida dolomia bianca e lavorata, per percorso non obbligato si cercano due clessidre con cordone fino alla spianata sommitale dove su mugo si recupera il compagno. Libro di via
sviluppo170m 
gradazione VI+, VI, V
(VI obbl.)
TD+, R2/R3, II

Compagni:

Mephisto


Discesa:

  • Dalla cima della “Torre Franceschini” portarsi sul versante N e scendere 3m per trovare un mugo attrezzato per una doppia da 40m. Lanciarla stando attenti ai mughi ed alla direttiva di discesa che deve portare nei pressi della sella del sentiero.
    Da lì a ritroso per il sentiero di avvicinamento.
    30/45 min circa.

Cartina:


GPS:


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Note:

  • Superbo itinerario dalla logica esemplare, intelligenza alpinistica e roccia che sa regalare ad ogni tiro qualcosa di diverso ed unico.
  • Per cordate agguerrite raggiungere l’attacco tramite la concatenazione prima della Placca delle Lumache e del Pilastro Stenghel così da ricavarne 13 tiri dallo stile di arrampicata molto eterogenei.
  • Se ancora non si è sazi concatenare dopo la Via degli Ometti compiendo la “Concatenamento sud/ovest del Cornetto”, che con i suoi 700m di arrampicata effettiva e difficoltà media di IV/V con passi fino al VI+ porta direttamente in vetta al Cornetto con una arrampicata di sicuro impegno e soddisfazione!

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Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente via Dolomitica

Spigolo Abram

Piz Ciavazes, 2828 m

gruppo del Sella, Sottogruppo delle Mésules (TN)

Le mie arrampicate sono andate sempre benino, qualche bivacco di emergenza era la norma.
Una volta sono caduto sulla Livanos alla Grande di Lavaredo.
Cinque o sei chiodi sono saltati; solo i chiodi della sosta hanno per fortuna tenuto. Nella caduta, la corda mi ha raschiato il braccio fino all’osso.
Quando sono tornato a casa mio padre mi ha chiesto ironicamente se mi faceva male; forse pensava che non mettevo la stessa passione in altre attività.
Ma, se andava bene, incassavi tutto e zitto!
Faceva parte dell’esperienza alpinistica.
Arrampicando si deve avere anche fortuna.
Queste vie dovrebbero essere ripetute dagli arrampicatori moderni non perché siano per loro difficili, anzi, ma per farsi una esperienza generale sull’arrampicata in montagna.

….

Dopo il K2 sono tornato ancora con la voglia di andare in montagna e ho continuato ad arrampicare, ma ho preso anche il brevetto di volo, prima dell’aereo poi dell’elicottero.
Con il Piper sono stato bloccato al Rifugio Casati sommerso dalla neve per 14 giorni.
In quei tempi il Soccorso Alpino si faceva con questi piccoli e maneggevoli aerei. Abbiamo recuperato uno sciatore sulla Croda da Lago atterrando su una valanga.
Il Piper era come una Volkswagen, mai sentito che si sia fermato un motore.
Con l’elicottero una volta mi sono incendiato in volo.

Erich Abram da “Erich Abram, un alpinista bolzanino“, agosto 2012, Intervista a cura di Ermanno Filippi ed Augusto Golin

Apritori:

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Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

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Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:


Descrizione

Spigolo dalla estetica slanciata e che pare volgere lo sguardo sui due versanti opposti non appena viene interrotto dalla cengia dei Camosci.
Anche se la via prosegue fino in cima con difficoltà inferiori è solitamente percorso fino alla cengia dove le cordate possono trovare facile scappatoia e ricongiungersi alla discesa dalla I torre del Sella.


Accesso:

Da Nord:

Giungere al Passo Sella e da lì scendere in direzione Canazei

Da Sud:

Risalire tutta la Val di Fassa tramite la statale 48. Seguire le indicazioni per il Passo Sella. Alla biforcazione per il Passo Pordoi tenere la strada di sinistra (statale 242) che conduce al Sella.

Per entrambe gli accessi:
Dopo vari tornanti si giunge al cospetto della parete sud del Piz Ciavazes

ed ad una altitudine di 2100 m circa parcheggiare in una delle varie piazzole a bordo della strada.

Link P


Avvicinamento:


Dalla strada partono diversi sentieri che in circa 15 minuti conducono alla base della parete.
La via corre lungo lo spigolo destro della parete (S-E) e l’attacco è circa 15m a sinistra dello stesso (clessidra con cordino).

Tot: 20 min


Foto tracciato:


Schizzo usato:

Noi abbiamo usato il Bernardi che è sempre una garanzia e di cui consiglio caldamente l’acquisto delle ottime guide.

© Arrampicare in Val Gardena e dintorni – Mauro Bernardi – 2009

Discesa:

Dall’ultima sosta salire per percorso non obbligato verso l’alto e SX (viso monte) fino alla evidente Cengia dei Camosci che si percorre su traccia elementare ma esposta fino a tratti attrezzati ed un caratteristico tunnel.
Giunti vicino alla base della parete la traccia si ricongiunge con la discesa dalle prime due torri del Sella. Qui occorre o disarrampicare (II/III esposto) oppure effettuare una doppia su soste ad anello attrezzate allo scopo.
Alla base della parete dirigersi decisamente a E (sx viso valle) ed in breve si arriverà al P.

Tot: 45/75 min a seconda del passo e del fare o meno doppie


Note:

  • Il tiro chiave è abbondantemente chiodato e passabile in A0 ( a patto di fidarsi di cunei in legno e cordini consunti) mentre i due tiri sotto richiedono il V senza esitazioni ed anche sopra mi pare ricordare qualche passo degno di nota.
  • La seconda parte gira e non è quasi mai in spigolo ma in parete cercando diedri e pulpiti. Acuire il senso di orientamento per la via pena andare su varianti più difficili (come è successo a noi).
  • Valutare preventivamente ad inizio stagione o dopo nevicate la percorribilità della cengia del Camosci.
  • Purtroppo nella seconda parte della via abbiamo avuto un leggero incidente che ha comportato un notevole rallentamento delle manovre e progressione delle già lente nostre 2 cordate.
    Un plauso speciale a Michele che ha tenuto duro senza mai lamentarsi ed a Mirko, sverginato alla sua prima via dolomitica con 10 ore in parete !

Cartina consigliata:

Tabacco 006-Val-di-Fassa-e-Dolomiti-Fassane-Catinaccio-Marmolada-Monzoni


Ripetizione del 17/07/2010

Compagno: Mirko Razzaboni

Cordata amici: Michele Bartarelli ed Andrea Clò


Bigliografia:


Meteo:

GPS:


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