Categorie
Alpi Orientali beginner climbing Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente via Dolomitica

normale Cimon della Pala

Cimon della Pala, 3184 m
gruppo Pale di San Martino, Dolomiti Occidentali (TN)


Un po’ di storia:

Pur spettando all’adiacente Cima Vazzana con i suoi 3192 metri il primato di vetta più alta del gruppo delle Pale di San Martino, innegabilmente il Cimon della Pala risulta la più iconica, tanto per il suo profilo così spesso fotografato dalla frequentatissima Baita Segantini in Val Venegia, quanto per il suo versante sud-ovest con cui domina il vicino abitato di San Martino di Castrozza.


La sua fama, persino oltre Alpe, si fa emblematicamente risalire a metà circa dell’Ottocento quando gli inglesi Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill, rapiti dall’eleganza del suo profilo roccioso raffigurato in un quadro appeso all’interno di una locanda, decisero di recarvisi di persona. Solo pochi anni dopo, nel 1868, fu un altro straniero, il naturalista e alpinista francese John Ball, ad affidarle l’appellativo che la rende tuttora celebre: quello di ‘Cervino delle Dolomiti’.


Risale ad un anno dopo, il 1869, il primo tentativo noto di conquistarne la vetta: l’austriaco Paul Grohmann tentò la salita partendo dallo spallone detritico che parte in prossimità dell’attuale bivacco Fiamme Gialle, ma fu ben presto costretto alla ritirata, fermandosi alla vicina torre che oggi ne prende il nome.


Si deve invece all’inglese Edward Robson Whitwell, alle guide Santo Siorpaes e Christian Lauener il primo effettivo raggiungimento della vetta. Era il 1870 e dopo un primo tentativo fallimentare seguendo il tracciato di Grohmann, il britannico ritenta solo pochi giorni dopo legandosi alla guida svizzera e quella ampezzana, ma soprattutto affrontando la salita dal più impervio versante nord, dove sorge il ghiacciaio del Travignolo.


Nonostante negli anni seguenti tale via fu ripetuta diverse volte, venne poi progressivamente abbandonata a partire dal 1889, quando fu battuta la linea dell’attuale via normale sul versante sud-est ad opera di Ludwig Darmstädter, Johann Niederwieser (detto Stabeler) e Luigi Bernard. Essi riuscirono a superare la torre in cui sia Grohmann che Whitwell e Tuckett si fermarono, aggirandola grazie ad una esposta cengia

Consiglio di leggere più estesamente il resoconto della prima ascensione da parte di Whitwell consultando il seguente documento (pag 75-79):

Per maggiori informazioni o curiosità sulla storia (o meglio, le storie!) che aleggiano attorno a questa celebre montagna clicca questo link

Apritori:

, ,

Difficoltà:

Obbligatorio:

,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

, ,

Bellezza:



Descrizione

Salita tecnicamente semplice (max III+), specie ora che le soste sono state attrezzate con resinati, anelli di calate e numerosi bolli rossi che sommati alle nuove protezioni segnano la via di salita, con la conseguenza forse di averla almeno in parte banalizzata (nel 2006 solo alcuni chiodi).
Si è comunque immersi in un ambiente maestosamente severo ed aperto che richiede passo sicuro e confidenza, specie nei tratti in cui non si procede assicurati.


Accesso:

Parcheggio presso gli impianti di Col Verde a San Martino di Castrozza:

  • P2 pubblico (appena sotto ma meno frequentato e spesso disponibile):

Avvicinamento:

La prima possibilità – quella da noi percorsa – è di salire da San Martino di Castrozza al Rif. Rosetta ‘Pedrotti’ (2581 m) mediante gli impianti di Col Verde (cabinovia prima e funivia successivamente).
Si raggiunge in questo modo l’altopiano del Rosetta e da qui, percorrendo il sentiero n. 701, in pochi minuti si arriva all’omonimo rifugio.

Dal rifugio, seguendo il sentiero n. 716, si raggiunge facilmente il Passo Bettega (2667 m), per poi continuare sullo stesso sentiero in discesa fino ad entrare nella solitaria Val dei Cantoni. La si percorre in salita seguendo ometti e bolli rossi con qualche breve tratto attrezzato e superando possibili depositi nevosi (a settembre 2021 erano pochi e facilmente superabile ma specie ad inizio stagione potrebbero essere di entità più considerevole e non così facilmente aggirabili senza un’attrezzatura congrua).

Continuando a salire, nella seconda metà più faticosamente, si può apprezzare sulla destra l’elegante spigolo sud del Nuvolo, su cui sale l’elegante via Scalet. Poco prima di arrivare al Passo del Travignolo (2925 m), si stacca sulla sx una traccia (anch’essa segnata da ometti e bolli rossi) che conduce sullo spallone roccioso oltre il quale finalmente si apre la conca dov’è situato il bivacco Fiamme Gialle (3005 m).

L’alternativa, probabilmente più lunga e faticosa, consiste nel salire al bivacco Fiamme Gialle percorrendo la via ferrata Bolver-Lugli (circa 3/3.30 h).


Foto tracciato:

Schizzo salita:


Relazione salita:

Volgendo le spalle al bivacco, viso a valle, seguire una traccia che stacca verso dx (non quella che sale dietro al bivacco) e attraversa uno spallone detritico a mezza costa.
Salendo verso l’estremità sx di questo pendio, con passi di facile arrampicata si seguono gli ometti fino ad intravedere due forcelle: ignorare quella più evidente a ‘U’ sulla sx e dirigersi verso quella di dx segnata appena dopo con un bollo rosso.

Valutare se legarsi: scendendo dalla forcella, si attraversa verso sx viso a monte fino a raggiungere un’evidente grotta* (bollo rosso con un resinato), al termine della quale si esce non proprio agilmente attraverso uno stretto foro che prende il nome di Bus del Gat.

Una volta rialzati in piedi, si percorre una cengia che conduce ad un canale abbastanza friabile e con possibili depositi di neve.

Lo si risale aiutandosi con la paretina rocciosa di dx, sulla quale poi ci si sposta in corrispondenza di un bollo rosso.

Seguendo un’esile traccia si attraversa la parte terminale del canalino orizzontalmente puntando all’attacco del tratto attrezzato.

Lo si percorre fino ad una sosta attrezzata alla base di un caratteristico diedro, che rappresenta le prime vere difficoltà.

*si può evitare il caratteristico passaggio, aggirando la grotta esternamente (III non verificato).


Descrizione tiri:

L1 = III, 10 m:

Salire con passo atletico il diedro-camino (1 resinato). Appena sopra, le difficoltà calano e spostandosi sulla parete sx (1 resinato) si raggiunge in breve la sosta (catena resinata con bollo rosso).

L2 = III+, 30 m:

Portarsi a dx e rimontare lo spigolo sx dell’evidente diedro su ottima roccia appigliata. Inizialmente verticale, in breve le difficoltà calano fino a raggiungere la sosta (nuova catena resinata e vecchio fittone con chiodi e cordini). Questo caratteristico tiro prende il nome di Mulèt.

L3 = II, 15 m:

Salire verso l’evidente forcella tra la vetta e la torre Grohmann, sosta sulla sx (anello cementato).

Da S3 si può procedere in conserva protetta ottimamente da numerosi resinati, seguendo i bolli rossi che quasi sempre si mantengono sulla dx del filo di cresta. Si incontrano alcune soste (da utilizzarsi poi per le calate) fino a scendere ad un’ultima terrosa forcella, superata la quale si raggiunge la croce di vetta (anticima). La vera e propria cima si trova più avanti, ma il tratto da percorrere per raggiungerla non è agevole a causa di una roccia piuttosto friabile.


Discesa:

Si procede a ritroso in conserva protetta fino all’anello di calata di S4 (in cresta sopra la forcella tra le due torri).
Da qui in corda doppia ci si cala:

  1. S4 -> S2 (20 m)
  2. S2 -> S0 (30 m)*
  3. S0 -> forcella dove parte il cavo metallico (30 m)
  4. Fittone rosso sulla forcella -> canalino friabile prima del Bus del Gat (30 m, facoltativa)

*Per la 2° calata (almeno per come qui descritta e percorsa), bisogna scendere verticalmente sotto S2, mirando al centro dell’evidente diedro, in modo da così escludere una ulteriore sosta situata su S1 che si lascia sulla sx viso a monte (nulla vieta di servirsi anche di questa sosta suddividendo la seconda calata in due brevi calate).

La 3° e 4° calata non sarebbero necessarie ma possono risultare comode e veloci. Sono tutte attrezzate con anelli di calata e fattibili con una sola mezza.

Dalla fine delle doppie si attraversa nuovamente il Bus del Gat, questa volta in discesa, e si ripercorre a ritroso il sentiero di andata fino al bivacco Fiamme Gialle.

Dalla cima al bivacco: 1÷1.30 h.

Da qui si aprono le seguenti possibilità:

1. Percorrere la Valle dei Cantoni

per poi risalire al Passo Bettega (1.30 h dal bivacco). Si scende sul versante opposto del passo, continuando inizialmente a seguire il sentiero n.716 fino ad un bivio:

1A. prendendo la sinistra (spalle a monte) si segue il sentiero n.716 che risale all’altopiano e porta agli impianti del Rosetta che chiudono alle 17.00. Come per la salita ma a ritroso: funivia e bidonvia fino a San Martino di Castrozza.

1B. si supera il bivio continuando a scendere. Ci si trova a percorrere una traccia segnata con ometti e qualche segno rosso abbastanza verticale su gradoni rocciosi.
Prima ci si porta sulla sinistra orografica di un canalone poi si traversa sulla destra (tratto attrezzato non mantenuto) fino a ricongiungersi al sentiero n.701, qualche centinaio di metri prima dell’arrivo della cabinovia di Col Verde (1965 m).
Da qui, si scende più dolcemente a San Martino di Castrozza seguendo le piste da sci oppure il percorso del Rosetta Verticale Trail Run (più veloce seppur più verticale).
Dal passo Bettega al parcheggio 2.30 h.

Tot: 4÷5 h

2. Scendere per la ferrata Bolver-Lugli

(sconsigliato scendere negli orari di maggiore frequentazione)


Note:

  • Pasticceria consigliata per la colazione: Pasticceria Lucian a Mezzano (TN)
  • Basterebbe una ‘mezza’ da 60 m (anche per le calate), noi abbiamo preferito portarne due per maggiore sicurezza
  • Nonostante l’arrampicata sia facile, può fare comodo portarsi dietro oltre alle scarpe da avvicinamento anche le ‘scarpette’ soprattutto per risalire i primi metri di L1
  • Il Bus del Gat regala finalmente qualche soddisfazione a chi non supera il metro e cinquantacinque di altezza…e mi sento di dire che era poi anche ora!

Cartina consigliata:

Tabacco 022 – Pale di San Martino

Ritieni utile la relazione?

Un sito come questo costa circa 250€ all’anno di solo hosting, antivirus ed aggiornamenti plug-in. Il tempo e passione non li monetizzo certo ma questo sito è online da 20 anni circa e quindi i conti sono facili.
Dona per lo sviluppo del sito e permettermi di togliere questa odiosa pubblicità.
Anche un caffè fa la differenza, mi fa capire che apprezzi il mio lavoro.
G r a z i e
!




Un caffè5€10€

Gallery


Ti potrebbero anche interessare:

via Dolomitica 13 13 Dolomiti 17 17
Categorie
Appennino Appennino Modenese beginner borghi da riscoprire relazioni rope solo Sassomorello

Via il Bucato

SassoMorello 670m

Prignano sul Secchia (MO)

Ci sono quelle volte che vai così di fretta che cerchi di tagliare.
Tagliare la strada, tagliare una conversazione, tagliare con i perditempo, tagliare con le persone che in quel momento senti non ti stanno ridando ma solo prendendo, tagliare con gli affetti anche se non te ne rendi conto.
Tagli, sforbici ed usi l’accetta e se non stai attento arrivi fino alla base, fino alle radici e lì cadi.
Questa vietta è forse nata per questo. Mi trovavo a correre, in ritardo come sempre nella mia vita, cercando una scorciatoia, mi sono infilato in un budello solo all’apparenza più corto.
La strada in breve ha perso la comoda pavimentazione, è divenuta sterrata e poi piena di buche, ha imposto di rallentare.
Solo allora si riesce ad alzare la testa, a guardare oltre il ciglio.
Si osserva e si riesce a vedere ciò che prima era solo scontato passare e che esistesse in quella posizione.
La vista si può aprire.
Una vallata verde e rigogliosa che nel suo movimento di dilatazione a due braccia ti accoglie ed invita a percorrerla camminando, non correndo.
Il Sassomorello mi è apparso così, una promessa di roccia, una croce, una rocca ed annesso borgo su uno sperone di tetro ma invitante serpentino, qualche rimbalzo sotto e lussureggiante verde. Tanto verde, troppo verde per ogni rocciatore ed alpinista che si rispetti.
A casa il pensiero ha lavorato e quando mi ritrovavo a riprenderne la memoria mi accorgevo che il taumaturgico e sedativo effetto mi permeava, se correvo, dopo rallentavo.
Quella bella sensazione doveva avere un seguito, per me ma soprattutto per altri.
E’ una bella via? No.
Penso possa essere utile però.
Anzi a ben pensarci è completamente inutile, come è giusto sia inutile l’alpinismo.
Se si abbandona ogni velleità ed ambizione, che nell’alpinismo e non solo sfociano in breve nella maniacale pratica monotematica, ecco se si abbandona tutto e si decide di salire per il puro gusto di farlo si troverà un terreno che accoglie con “semplicità” e non “difficoltà”.
Ecco allora spero possiate rivivere quello che ho vissuto io.
Giornate inutili.
Giornate che vale la pena vivere.

N.B.

Apritori:

Difficoltà:

, , ,

Obbligatorio:

,
,

Sviluppo:

Quota:

,

Esposizione:

,

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:



Accesso:

dal BASSO:

da Nord:

Sulla Provinciale 21 tra Serramazzoni e Prignano (MO) scendere per una stretta svolta sulla via Casina tenendo indicazioni per agriturismo Sant’Anna. Dopo qualche tornante tenere a dx la via Bertoni e parcheggiare appena prima di una svolta a sx di 90° e di un ponticello. Link al P con google maps.

da SUD:

(consigliato per i romantici siccome regala una bella visione d’insieme della parete dal basso)
Indicazioni Gombola (MO), passato il bel paese con vista sul borgo (fermatevi) si tiene la via Valrossenna fino al bivio nei pressi dellabbandonato ponte romano Cervaro (link)
Lì imboccare la via Badaglia tenendo indicazioni per agriturismo Sant’Anna. Dopo qualche tornante diviene via Bertoni e la vista si apre su una magnifica vallata con ruderi e la rocca del Sassomorello che domina in alto.
Parcheggiare appena dopo una svolta a 90° che passa su un ponticello. Link al P con google maps.
Dal P: 5 min tot.

dall’Alto:

(consigliato se dopo si vuole concatenare con Antenna 1 Rock station, provare alcuni monotiri od anche solo rinfrescarsi e mangiare qualcosa all’ombra su comode panchine).

Parcheggiare nel borgo di Sassomorello tra la chiesa di San Bartolomeo (link approfondimento) ed i cassoni della differenziata. (link a P su google maps).
Seguire per 30m verso S la strada principale via Don Luigi Spallanzani che diviene strada bianca e scende verso W.
Percorrerla con vista sulle pareti ed il bel borgo di Sassomorello sempre in bella mostra, fino al limite di una casa ove una palina CAI indicherà andare sulla dx (direzione SUD).
In falsopiano seguire una traccia che poi scende fino ad una zona paludosa (palina CAI) ed in breve si è sotto alla parete principale ove si passa un rigagnolo di fonte (attacco via Maschera della Morte Rossa). Stare sul sentiero e poco dopo si lascia sulla sx la via Chi Trova un Amico trova un Tesoro. Poco dopo un allevamento di api si sale per sentiero fino alle altre vie (ometti) Il Bucato, Colpo di Calore, Tramonto Inaspettato.
Dal P: 15/20 min tot.


Attacco:

Risalire per esile traccia il prato a sx del torrente (viso a monte) puntando ad una catasta di sassi che si aggira appena a sx (ometto). Risalire per percorso non obbligato ma dettato da qualche tronco secco che da la direttiva, fino alla base di uno speroncino roccioso. Targhetta (foto) e tronchi orizzontali alla base ne identificano l’attacco. 5 min


Scheda:

Itinerariovia Il Bucato
prima salita1+6 giugno 2019: Nicola Bertolani dal basso
Zona MontuosaAppennino Tosco Emiliano
Settore / Parete / CimaSassomorello
Località di PartenzaCà Bertoni
Punti d’appoggiobar pizzeria Katia (link)
AcquaSi, vicino alla chiesa
Dislivello avvicinamento [m]+ 30 m
Dislivello itinerario [m]+ 60 m circa
Sviluppo itinerario [m]200 m circa
Quota partenza [m]580
Quota arrivo [m]670
Tipologia itinerarioRS1 via misto sportivo/classico in ambiente collinare
Difficoltà su rocciaII, III, III+
Qualità rocciaOfiolite da buona a mediocre
ProteggibilitàRS1
SosteLa maggior parte su spit-fix ø10×100 in inox 316
Impegno1
Numero di tiri di corda6
Difficoltà globalePD
Pericolifriabilità in alcuni tiri
MaterialeNDA
Esposizione prevalenteS
Discesasterrato + sentiero
Tempo impiegato avvicinamento5 min
Tempo impiegato salita1,5 h
Tempo impiegato discesa20 min
Libro di viaSi.
Giudizio6
ConsigliataSì per principianti. Ottima per iniziare vie di più tiri. Direi la più facile in Appennino e non solo.

Foto Parete :

visione d’insieme della bella parete solare del SassoMorello

Schizzo via:

Loader Loading…
EAD Logo Taking too long?

Reload Reload document
| Open Open in new tab

Download [633.63 KB]


Descrizione:

TiromdifficoltàDescrizione
L120III, IAttaccare la paretina su roccia delicata (III, 3 spit), Proseguire su terreno appoggiato (1 spit) fino ad una fascia strapiombante sotto la quale si trova la sosta su 2 spit con cordino (attenzione a non smuovere sassi). 20m, III, I, 4 spit + 2 spit di sosta (cordino per calata, non usare per sosta)
L220IITraversare a sx (viso a monte) su rampa ascendente (I, 2 spit in alto). Proseguire qualche metro a sx e risalire verso dx al di sopra dello strapiombo aggirandolo (1 ch). Proseguire poi su terreno appoggiato ma delicato (II, 1 ch).  20m, I, II, I, 2spit, 1ch + 2 spit di sosta (cordino per calata, non usare per sosta).
Variante:  All’altezza del secondo spit è possibile rimontare direttamente lo strapiombino fin sopra ad una piccola grotta, passo 4c, 1 spit immediatamente sopra lo strapiombo.
L330I, II, ITraversare orizzontalmente a dx (viso a monte) su terreno detritico fino ad una compatta paretina nera, risalirla nella sua parte dx (II, 1 ch) e proseguire poi camminando fino alla sosta in una evidente fessura su fascia rocciosa nera a dx di una caratteristica grotta. 30m, I, II, I, 1ch, 1 spit+1ch di sosta
L435II, IAlzarsi 1m e traversare a sx, prima orizzontalmente poi appena al di sopra della grotta (II, 2 spit). Proseguire camminando e superando alcuni alberi e massi fino alla sosta alla base ed a sx di un evidente diedro. 35m II, I 2 spit + 2 spit di sosta
L510III+Rimontare sopra la sosta e spostarsi a dx nel diedro salendo su un terrazzino (III+, passo chiave, 1 spit). Aggirare a dx lo spigolo dove si trova la sosta su 1 spit + 1ch. 10m, III+, 1 spit, 2 spit di sosta (libro di via)
trasferimento60 Trasferimento. Camminare su pendio erboso superando alcuni alberi uno con cordino rosa alto penzolante. Dopo alcuni facili affioramenti rocciosi stare alla sx degli ormai evidenti “filari del bucato” fino alla base di un piccolo promontorio lichenoso con a dx un albero (possibilità di sosta su albero), 60m su terreno elementare, procedere di conserva.
L615III, IRisalire il piccolo promontorio con andamento verso dx su roccia molto friabile e sporca (III, 1 spit, 1ch). Traversare a dx su terreno erboso fino alla sosta su 2 spit e catena ed ormai con la croce in bella evidenza. Volendo dopo il primo spit si può salire più a sx (1 spit) e raggiungere la sosta deviando poi verso dx. 15m, III, 1spit, 1 ch, sosta su 2 spit.
sviluppo130m 
gradazione II, III, RS1, PD, 1

Discesa:

  • Scendere dalla croce e passare per il piccolo borgo (! proprietà privata, evitare schiamazzi).
    Dopo poche decine di metri in direzione della strada principale, appena dopo un rudere parte una strada bianca a sx, via Don Luigi Spallanzani.
    Percorrerla scendendo fino ad una casa. Sulla dx vi si trova una palizzata come traccia di una antica carrozzabile (bollo CAI). Ora si è in vista della parete W con sempre il borgo di Sassomorello in bella mostra. Scendere ancora fino a che al termine dei paletti di recinzione si incrocia una carrareccia abbandonata e spesso paludosa (palina CAI). Qui girare a sx in direzione N ed in vista della base della parete. In breve la strada diviene sentiero, passiamo prima un rigagnolo di fonte (attacco via Maschera della Morte Rossa) e dopo un allevamento di api. In breve ci riconduce alla strada del P.
    20min tot.
  • discesa in doppia sconsigliata ma possibile da S1 ed S2. Dopo conviene finire la via od uscire per le numerose vie di fuga.

Compagni:

Gianluca Bulgarelli (1a ripetizione)


GPS:

Total distance: 836 m
Max elevation: 622 m
Min elevation: 584 m
Total climbing: 32 m
Total descent: -49 m
Total time: 00:22:10
Download file: Sassomorello.San.Pellegrinetto.gpx

Note:

  • La via è una “brutta via”, anzi forse come l’ha chiamata simpaticamente qualcuno: “la via più brutta d’Italia!”, ma penso possa donare a cordate neofite o fresche di corsi la possibilità di cimentarsi su 6 tiri di corda, una progressione in conserva, muoversi sul facile ma friabile ed il tutto in un contesto di pace ed isolamento che si fatica a trovare in molti ambienti “alpini”
  • Prestare attenzione a qualche blocco instabile e pilastro staccato, soprattutto sul quinto tiro non tirare l’invitante lama.
  • La variante è il passo usato nel primo giorno di apertura ma che per omogeneità della via penso sia meglio aggirare a sx.
  • il nome della via è un gioco di parole. E’ quello che ogni apritore non vorrebbe mai trovare sulla propria linea ma che pure ogni ripetitore dovrebbe auspicare:
    “Prego tirate via il bucato, sennò non passo !”
    Questa la dice lunga sull’esposizione ed ingaggio della via 🙂

Bibliografia:


Ritieni utile la relazione?

Un sito come questo costa circa 250€ all’anno di solo hosting, antivirus ed aggiornamenti plug-in. Il tempo e passione non li monetizzo certo ma questo sito è online da 20 anni circa e quindi i conti sono facili.
Dona per lo sviluppo del sito e permettermi di togliere questa odiosa pubblicità.
Anche un caffè fa la differenza, mi fa capire che apprezzi il mio lavoro.
G r a z i e
!




Un caffè5€10€


Ti potrebbero anche interessare:

Sassomorello 6 6 Appennino 32 32

Gallery:


Progetto di Valorizzazione dell’Appennino Tosco Emiliano

I borghi dimenticati da riscoprire:

Alcune salite proposte in questi borghi:

borghi da riscoprire 13 13
Categorie
Alpi Centrali Alta Quota Racconti di Montagna relazioni

cresta Hintergrat

Ortles, 3905m

via del Coston di Dentro


La cresta ideale per iniziare a cavalcare le Alpi

“Destro, sinistro, prima uno e poi l’altro”

Il mio respiro si stagliava netto nell’aria fresca di un mattino di fine luglio.
I passi li sentivo leggeri.
Sotto di me la solita tanta voglia si salire.
Dietro un amico che non mi perdeva di vista.
A fianco le prime luci scoprivano il vuoto che ci circondava.
La sensazione di essere nel posto giusto mi aveva già permeato, era un po’ che non la percepivo così viva.
Quella pala ghiacciata alla sinistra, il Gran Zebrù, ora mi indicava chiaramente che anche il momento era quello giusto.
Dopo mesi in cui mi sembrava di non riuscir più vedere, ho colto netta la sensazione dell’orizzonte.
La mente è sgombra finalmente, l’unica cosa è mettere avanti il piede sinistro, poi il destro ed ancora, il sinistro.
Ritmo semplice, onesto nella sua successione, mai banale o scontato però.
Così come è chiaro che ogni salita, dalla più semplice alla più complessa, è composta da piccoli passi ora mi era chiaro che l’unica cosa era seguirne l’alternarsi,

prima uno e poi l’altro.


Mi giro dietro e vedo Marco, fidato custode delle mie orme mi segue e nel nostro lento ma costante intercalare di destra e sinistra, intravedo la forza di una profonda unione.
D’altronde solo pochi giorni prima la mia idea di venire qui lo aveva solleticato ed incuriosito, senza opporre resistenza, aveva confermato la piena comunione di intenti.
Questa salita me la ricordo bene, è chiara in me di una consapevolezza che faticavo a percepire da tempo.
Si respira aria di alpinismo storico quassù, mi immagino ancora sul finire dell’ottocento questi cacciatori che si avventurano su linee ardite, veri esploratori animati dalla antropomorfa e primigenia ricerca del non conosciuto.
Sorrido e comprendo quanta distanza e rispetto dobbiamo a quegli Alpinisti nel considerare che solo qualche ora prima avevo scaricato da casa le previsioni meteo a quattro giorni e mi pregustavo la cima da una webcam sullo Stelvio.
Ora però la vetta appare solo come la probabile fine di questa poderosa montagna.
Nella cresta che pestiamo e nel continuo susseguirsi di roccia, neve, vuoto, intuiamo di quanta materia è composto un quasi quattromila metri.
Eppure la stessa materia appare un attimo dopo fragile ed effimera.
In equilibrio precario con la sua stessa esistenza, minacciata da continue scariche e distacchi, alcuni dei quali difficilmente immaginabili se non ci si trova nelle vicinanze e si percepisce, nel tremore della roccia sotto le mani, la vastità del crollo.
Tuttavia lei è ancora lì.
Si avvicina ma non si raggiunge.
Si cammina, si scala, si arrampica, si tira fiato.
L’aria ormai ha preso il ritmo dei passi, la cadenza è la stessa,

il sinistro …
un respiro …
il destro …
un respiro.


Un respiro, un respiro, un respiro, la cima è nostra…
si ma solo per il tempo di un respiro.

N.Bertolani

Prima salita:

Johann e Michael Hell, con Joseph Pichler e un cacciatore di camosci di Langtaufers, luglio 1805


Relazione di salita 29-30 luglio 2006

Salita (in rosso):

foto storica del percorso Hintergrat da TCI Guida dei Monte d’Italia – Touring Club e CAI

La montagna appare da subito poderosa, maestosa e complessa nelle sue creste.
Dal rifugio del Coston 2660m, raggiungibile tramite da Solda tramite funivia (0.40-1 ora) o sentiero (2 ore), la cresta del Coston o Hinter-Grat appare come una successione di quattro punte l’ultima delle quali, il Signalkopf (3725 m), è il limite massimo da cui rientrare in caso di maltempo o scarsa visibilità.

Infatti la salita si svolge per facili pendii sul lato sinistro della cresta, fino alla terza punta rocciosa di 3466 m; da qui, per un’ampia sella nevosa, si raggiunge il Signalkopf (3725 m), un’alta torre rocciosa da aggirare sul lato sinistro (Sud Ovest).

Qui si trova il passaggio chiave della salita (5m di fessura di IV grado , consumato ma con alcuni chiodi nel passaggio). Una successiva selletta porta a due salti di roccia ove noi abbiamo trovato un altro tratto di III (leggero strapiombo con 1 chiodo, utile 1 friend) , intervallati da altrettante creste nevose moderatamente affilate che conducono in vetta appena sotto la soglia dei quattromila (3905m).

Prevedere 5-7 ore a seconda dell’innevamento e dei tiri di corda stesi. Noi abbiamo impiegato circa 8 ore facendo 3 tiri in progressione protetta ed altrettanti di conserva.

Valutazione AD.


Discesa (in verde):

Rosso = Hintergrat Bianco = Marletgrat Verde = normale per il Payer

Per la discesa, dalla cima seguire la via normale del versante Nord, attenzione con scarsa visibilità data la modesta pendenza ed i numerosi crepacci alcuni dei quali si superano su ponti un po’ precari.

Alla fine del ghiacciaio sommitale si trova il Biv. Lombardi (3316 m, inagibile). Da qui perdere quota di qualche metro traversando a sx, faccia a valle, fino a trovare cordini per discesa in doppia da effettuarsi con celerità visto le frequenti scariche dai seracchi dell’imminente Eisrinne.

Ora scendere nel centro del ghiacciaio fino alla fine della cresta rocciosa che ci segue a dx. Traversare orizzontalmente verso dx (Est) per morena instabile ed a tratti ghiacciata con passo deciso visto la frequenza di scariche pietrose.

Ora si è giunti sulla cresta della Tabaretta da scendere con 2 doppie od arrampicata non banale (III grado, grande esposizione) Un’altra ora di sentiero con qualche tratto attrezzato e si è al ormai agognato Rif. Payer (3029 m).

Se le gambe tengono scendere in direzione N e poi NE oltrepassando il Rif. Tabaretta (2256 m) e quindi a Solda (1800m).

Complessivamente 4 ore per raggiungere il rif.Payer più 3 per arrivare a Solda ed accorgersi di aver salito 1300m e scesi 2100m.
Le vostre ginocchia vorranno divorziare al parcheggio ma con lo spirito sarete ancora verso i quattromila metri.

Valutazione PD+/AD-


Scheda salita

Difficoltà :AD, passi di III, 1 di IV, canali nevosi sui 35°-40° il tutto concentrato nell’ultima porzione di cresta.
Impegno :III
Tipologia itinerario :via in alta quota, non difficile ma su terreno friabile che richiede attenzione. Cresta vera e propria solo l’ultimo 1/3.
Relazione :ottima la Guada dei Monti d’Italia, TCI (vedi sotto)
Dislivelli :+1300m circa dal rifugio alla cima 3905m,  – 2100m circa per tornare a Solda.
Punto partenza : Soldà
Punto arrivo massima elevazione:monte Ortles, 3905m
Materiale:NDA, 1 piccozza classica, ramponi da misto, un friends 0.5 ed 1, qualche nuts, 1 mezza corda 60m doppiata.
Consigli:Ad inizio stagione quando la neve e ghiaccio consentono la progressione con ramponi per la maggior parte dell’itinerario, od almeno sulle difficoltà.

 

Non sottovalutare la discesa per la normale, in caso di scarsa visibilità potrebbe essere più sicuro ripercorrere a ritroso la via di salita.


Dislivelli/sviluppo:

+1300m circa dal rifugio alla cima 3905m

– 2100m circa per tornare a Solda


Punti di appoggio:

rifugio del Coston
rifugio Payer
rifugio Tabaretta

Cartina con tracciati:

Cartina TCI Ortles Zebrù Buscaini

Foto del tracciato:

Rosso = Hintergrat Bianco = Marletgrat Verde = normale per il Payer
Panoramica da bivacco Cantù su Ortles

GPS :

dal rifugio Coston.


Visualizza mappa ingrandita

Ritieni utile la relazione?

Un sito come questo costa circa 250€ all’anno di solo hosting, antivirus ed aggiornamenti plug-in. Il tempo e passione non li monetizzo certo ma questo sito è online da 20 anni circa e quindi i conti sono facili.
Dona per lo sviluppo del sito e permettermi di togliere questa odiosa pubblicità.
Anche un caffè fa la differenza, mi fa capire che apprezzi il mio lavoro.
G r a z i e
!




Un caffè5€10€


Video

dal min 1

FOTO

I giorno : Soldà -> rifugio Coston

II giorno : rifugio Coston -> Ortles -> rifugio Payer -> Soldà