Prima di Arco svoltare a dx per Bolognano. Seguire qualche tornante e poi P qui (maps link) Pochi posti auto e stare attenti a non invadere la carreggiata e lasciare posto ad altri climber.
Schizzo:
Discesa:
si esce dalla via e pochi metri a sx più in alto si intercetta una traccia che traversa verso W e poi scende riportandosi sul sentiero che divide le due parti e quindi in breve a ritroso si torna al P. Tot: 20/30 min
Note:
via plaisir ma che richiede comunque il sapersi muovere e proteggere sul V.
Si possono concatenare anche altre vie superiori nella parete del Pezol, che rimane 5 min ad W.
Ripetizione:
compagni: Alberto Gasparini, Johnathan Lami, Anna Tusini.
Cartina:
GPS:
Total distance: 1487 m Max elevation: 500 m Min elevation: 383 m Total climbing: 161 m Total descent: -180 m Total time: 03:17:57
Un sito come questo costa circa 250€ all’anno di solo hosting, antivirus ed aggiornamenti plug-in. Il tempo e passione non li monetizzo certo ma questo sito è online da 20 anni circa e quindi i conti sono facili. Dona per lo sviluppo del sito e permettermi di togliere questa odiosa pubblicità. Anche un caffè fa la differenza, mi fa capire che apprezzi il mio lavoro. G r a z i e !
Pilone Ventrale del Sassofratto (o Sprone di Monte Prado) 1956 m
Civago (RE)
Via intitolata e dedicata alla giovane Elisabetta Magnani che ci ha lasciato a soli 18 anni. Siamo sicuri che questa vietta, salita in compagnia del papà Alessandro ed i fratelli Gioele ed Ester, le sarebbe piaciuta tanto.
Anna e Nicola, 2022
Via esplorativa in un contesto di grossi affioramenti sedimentari a lame stratificate che denotano il versante settentrionale del monte Prado e Cipolla, nell’appennino Reggiano al confine con la Toscana. Il nome Sassofratto deriva probabilmente proprio da questa peculiarità osservabile non solo dal rifugio Segheria bensì già vicino all’abitato di Civago. In effetti la quota è fra le più elevate dell’appennino e regala alla salita quel sapore di “alto” che permette allo sguardo di perdersi nell’orizzonte assai ampio. La via è corta e riservata ad amanti di una arrampicata che solo sulla carta è plaisir. In equilibrio precario su una liscia ma rugosa placca a pochi passi dal comodo canale, e poi su, dentro ad un regolare camino delimitato dal taglio netto della montagna. Quando si entra nelle sue viscere ci si sente quasi protetti, compressi in un abbraccio dalla pelle anziana si cerca di sgusciare verso l’alto ove un macigno appoggiato alle due pareti pare attenderci prima di staccarsi. Decisamente una arrampicata fuori moda ma anche per questo unica nel suo genere, soprattutto in appennino.
Apertura
A.Tusini, N. Bertolani, 4 giornate dal basso giugno-ottobre 2022 (prima salita certa).
Accesso:
Giungere al rifugio Segheria 1410m tramite il sentiero 605 da P case Civago (1100m) oppure più brevemente tramite il sentiero 681 nei pressi del P prima della sbarra sopra al Rio Lama (1500m circa).
Attacco:
Dal rifugio Segheria imboccare il sentiero 605 verso il rifugio Battisti ma abbandonarlo a quota 1500m circa quando si prende a SX la deviazione per il 605B “Olinto Pincelli” (fonte del Dolo sul tragitto). Si passa una radura di vegetazione palustre e poco dopo si prende a sx il 633 SPP per Bocca di Massa. Salire ancora per sentiero, ora più esposto, fino a quota 1700m circa ove all’uscita dal bosco nei pressi di un grosso ometto sulla sx si abbandona il sentiero principale per salire a dx, su una frana, per tracce di sentiero segnate da ometti e bolli rossi. Su per prati, dapprima per crinale e poi con direzione antioraria, si giunge presto l’attacco della via ove è visibile la targhetta.
Salire il vago diedrino a sx della targhetta fino alla verticale balza tagliata orizzontale da due accennate cenge, conquistare la seconda e traversare verso destra su sempre più poveri appoggi e sempre più tecnica placca. Delicato passo chiave finale in leggera discesa (6b facilmente A0-abile). Sosta comoda alla base del camino.
L2 = 25m, 5a, 1 p.sso 5c (8 fix) Sosta su 2 fix
Su per il camino, aggirandolo inizialmente sulla dx. ma appena possibile entrandoci con convinzione e schiena salda. Dopo due rinviate riportarsi sulla gobbosità di dx tagliata da una fessura che termine presto e ci impone tornare nel camino. Altro faticoso passo e poi le pareti si allargano e divengono più lavorate permettendo un facile arrivo alla sosta appesi su 2 fix (più cordone per eventuale doppia). Sosta comoda ma con agghiacciante macigno come spada di Damocle.
Ancora più convintamente nel camino dapprima sfruttando una bella fessurazione (proteggibile con friend #0.5 ed #1), e poi ad incastro cercando di estendersi oltre i primi due ostici fix. Superati il camino si apre su terreno più facile ma detritico (! non muovere sassi), si tiene quindi la sx rinviando vicino ad una estetica lama e poi su diedrino muschioso che in breve porta alla sosta in coma su due fix con anello. Corda fissa appena prima per evitare di smuovere sassi. Sosta comoda su cengia erbosa e libro di vetta in grottino.
Difficoltà:
5b, 5c, passo di 6a e 6b (5b obbl.)
3L, 70m, S1, D+, 2 imp.
Discesa:
Con 2 doppie a soste attrezzate (30m + 20m) oppure una unica da 50m si torna nei pressi dell’attacco. A ritroso fino al rif. Segheria.
TOT: 60 min circa fino al rifugio.
GPS:
Total distance: 2939 m Max elevation: 1862 m Min elevation: 1416 m Total climbing: 655 m Total descent: -212 m Total time: 03:10:48
Salita resa possibile anche grazie all’ottima disponibilità ed accoglienza del rifugio Segheria, che ci ha ospitati per due notti e rifocillato a dovere con ottimo cibo e vino. Grazie Sara, Marcello e tutto il giovane staff.
Arenaria macigno ci così pregevole fattura si trova raramente dalle nostre parti, a volte pare più essere su granito o fortunato gneiss. L’uscita e qualche lama instabile però riporta alla realtà, è richiesta quindi sensibilità e tatto alpinistico soprattutto al primo di cordata e si sconsigliano più cordate in fila.
Con nostra somma sorpresa e completa ignoranza, abbiamo scoperto la via era già stata tentata siccome abbiamo trovato un chiodo a lama con rinvio abbandonato databile anni ’90. Da una ulteriore indagine si scoprì che il tentativo fu di P. Tamagnini ed A.Montanari (Sturno) in invernale nel 1986! Questo il chiodo piegato trovato con il rinvio che ha subito pure un cospicuo volo, ora visionabile presso il rifugio Segheria.
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Vietta simpatica ed ottimamente protetta, con esposizione favorevole alle mezze stagioni e non solo. Permette un graduale e sicuro approccio alla dolomia delle Piccole Dolomiti.
Si divide in due sezioni distinte e diverse. Se i primi tre tiri sono su bella e solida placca compatta ottimamente protetta a fix resinati, segue una seconda dal sapore alpinistico ove le protezioni e soste sono ancora a prova di bomba ma la distanza è nettamente superiore ed impone qualche integrazione. Non è raro uscire poi in cima sulla torre nel momento in cui le tipiche nebbie si diradano, e questo dona un sapore particolare.
Peccato solo gli ultimi tiri perdano di bellezza e divengano un po’ vegetati, ma danno alla salita quel senso alpinistico sennò sportiva.
D’altronde se non avete mai rinviato o fatto sosta su un basso pino mugo, vuol dire allora non avete mai arrampicato da queste parti!
Accesso:
Parcheggiare al Rifugio Campogrosso o nei 3 posti auto sulla slargo vicino la malga omonima (attenzione multe alla sbarra!). Prendere la strada sentiero del Re verso E e passare in rassegna il Baffelan, Primo e Terzo Apostolo. Dopo poco imboccare il sentiero 175A Bruno Peruffo (ex: sentiero della Loffa ) fino all’evidente boale che scende dal passo delle Giare Bianche (scritta rossa su sasso). Lasciare il sentiero per salire sul bianco greto del vajo che tramite tracce, qualche salto roccioso e roccette conduce alla base di un pendio boscoso. Salirlo tagliando verso SX (viso monte ) e sopra a questo in direzione opposta traversare in falsopiano, fino sotto alla I torre delle Giare Bianche (via le Ricette di Elena ed Alba Nueva). Traversare ancora a DX (faccia monte) ed in breve si arriva alla base della parete su una bella ed evidente placca grigia. 2 fix con scritta alla base (molto tenue) segnano l’attacco. Tot: 45′ / 60′ dal Rifugio Campogrosso.
Accesso possibile anche da Malga Cornetto e con un diversi sentieri alcuni dei quali evitano pure il ponte Avis.
Su per bella e solare placca appoggiata con singolo più tecnico appena sotto la sosta. Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati.
L2
25m 5b(1.passo 5c) 7 fix
Sempre per placca ma più verticale e con alcuni movimenti tecnici prima della sosta. Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati
L3
25m 5b 8 fix
Verticalmente sulla sosta a rinviare (allungare) poi breve traverso a sx con tecnici movimenti. Su per placca che verticalizza man mano si sale e con alcuni punti friabili. Uscita originale afferrando uno naso strapiombante su comodo terrazzino di sosta. Sosta 2 golfari + 1 fix, tutti resinati
L4
20m III+, III 3 fix
Fine delle difficoltà, su spigolo rotto e con protezioni più distanti. Sosta 2 golfari, tutti resinati
L5
25m IV-, III 2 fix
Su per pilastro facile ma esposto. Attenzione quando si abbatte a traversare in zone rotte a fianco di pilastrini fessurati. Sosta 2 golfari, tutti resinati.
L6
30m III, II 1 fix
Tra mughi e rocce rotte si traversa sotto la cuspide della torre fino alla sua base (2 golfari x eventuale sosta), quindi si risale puntando leggermente a DX al canalino mugoso (1 fix). Nel canale si trovano mughi a cui assicurarsi (2 vecchi cordoni in loco) uscendo sulla DX su comoda ed esposta sosta su 2 golfari. Ignorarla e proseguire in verticale per rocce rotte fino alla larga cuspide su piano inclinato (2 golfari)
discesa con 4 doppie. Le prime 3 soggette ad incastri consiglio tenerle corte a 30m poi da S3 si raggiunge la base con una unica doppia filante da 55m (od una da S3->S1 + un’altra da S1 a terra). A ritroso poi al luogo di partenza ( rif. Campogrosso o Malga Cornetto) Tot: 1.5-2 h a seconda della doppie
dalla vetta ci si cala con una doppia da 15m dal versante opposto alla salita e tenendo la DX (viso monte) fino alla forcella tra le due torri. Si prosegue direzione W sulla gengiva mugosa che collega la I torre delle Giare Bianche 1743m ( ! esposto) seguendo bolli rossi ed ometti, fino ad incontrare il sentiero di arroccamento 149 nei pressi di una galleria, vicino al Passo delle Giare Bianche 1675m. Da lì tiene direzione S oltrepassando il passo del Baffelan (sconsigliata la discesa) fino al Passo delle Gane 1704m ove si svalica sull’altro versante ed in breve si torna al rif. Campogrosso oppure, con tracce, al P vicino la malga omonima. Tot: 1 h Vedi foto:
Ripetizione del:
2020/08/22: Giulia Gualdi, Marcello Fabbri e Dario Manzini
2011/10/01:Paolo Dante Gatti, Marco Bulgarelli
Note:
Prestare attenzione alle ultime 3 lunghezze friabili ma che danno il sapore alpinistico alla salita, compresa l’uscita in vetta da non farsi mancare.
Via non sostenuta e che permette un approccio graduale e sicuro alla particolare dolomia delle Piccole.
Malgrado due ripetizioni ancora oggi non saprei di preciso come congiungermi dalla cima al sentiero di arroccamento. Ho testato una doppia sul versante NW ma senza successo.
Via sconsigliata agli aracnofobici.
Cartina:
GPS
Total distance: 3988 m Max elevation: 1703 m Min elevation: 1419 m Total climbing: 537 m Total descent: -400 m Total time: 11:24:16
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Un caffè
5€
10€
Bibliografia:
Massiccio del Pasubio |Cesco Zaltron | Ed. CAI Thiene, 1976
Guida dei Monti d’Italia – Piccole Dolomiti – Pasubio | Gianni Pieropan, Ed. CAI TCI | 464 pagine |anno 1978