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Campanile di Val Montanaia

via normale al

Campanile di Val Montanaia, 2173 m

Spalti di Toro, dolomiti dei Monfalconi (PN)

da In Alto, 1988. Disegno di A. Merlo

Primi salitori: V.W. von Glanvell e K.G. von Saar il 17 settembre 1902 ma solo grazie alle precise indicazioni di

Può succedere che la meta di un viaggio divenga il pretesto per vivere un’esperienza senza la quale non si sarebbe svolta. Come può succedere che una cima una volta calpestata non trasmetta quel senso di compimento agognato ma ci si accorga che era quasi superflua rispetto ai passi compiuti per conquistarla. Così si può andare in Val Montanaia per cercare di scalare quell’ “Urlo pietrificato di un dannato” che da più di un secolo è un simbolo dell’alpinismo e trovarsi appagati ed in pace con se stessi ancor prima di metter mano al primo appiglio.

Gli ingredienti c’erano tutti si intende: la notte tiepida e calma dei primi di settembre, un anfiteatro di roccia divenuta sanguinea al tramonto e che in pochi minuti ha virato verso un bianco lunare, un bivacco accogliente e fresco di ristrutturazione, un pentolino di fagioli fumanti, un fuoco che ha preso vita quasi per miracolo da un solo piccolo tovagliolo di carta, la compagnia di un amico fidato, le stelle e la luna che hanno fatto dimenticare le frontali, le nubi basse ai nostri piedi che facevano da tappo al vociare inutile della pianura, la totale assenza di suoni.

Con queste premesse lo spirito si innalza, il tetto del bivacco è ormai un ricordo e presto te lo senti lassù già di fianco alla campana, lui però ben si guarda dal muoverla per non rovinare quel momento.

Di quel momento non so se di magia sia stato plasmato ma so solo che

non l’avrei barattato per nessuna cima al mondo.

Nicola B. dopo il bivacco.

Un po’ di storia

Sulla vetta si trova una campana di bronzoche fu portata in cima il 19 settembre 1926 da 22 alpinisti veneti. La campana reca inciso il motto
“Audentis resonant per me loca muta triumpho”
(a trionfo di chi osa, luoghi silenziosi per merito mio risuonano).

Molte le definizioni per descrivere la sua arditezza: “La pietrificazione dell’urlo di un dannato” (Compton), “Il monte più illogico” (Cozzi), “Il Santuario delle Alpi clautane” (Hubel).

Napoleone Cozzi e
Alberto Zanutti

che avevano superato dieci giorni prima il tratto più difficile dell’ascensione, la famosa “fessura Cozzi”

ora gradata V ma si erano poi dovuti arrendere di fronte agli insuperabili strapiombi siccome non erano riusciti ad intuire il minuto ma facile traverso

scappatoia seguito ora dalla normale.


Apritori:

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Difficoltà:

Obbligatorio:

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Sviluppo:

Quota:

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Esposizione:

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Ubicazione:

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Tipo terreno:

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Bellezza:


Descrizione

È una guglia di bellezza spettacolare e selvaggia, alta quasi 300 metri e con una base di 60 metri. Si staglia contro il cielo al centro della valle, in una posizione considerata unica al mondo perché nettamente separata dalle vicine guglie dolomitiche costituenti un perfetto anfiteatro naturale. La roccia in via è ormai solida siccome ripulita dalle migliaia di ripetizioni ma comunque occorre prestare attenzione a non andare fuori via o muovere sassi soprattutto nelle doppie, siccome non sarete i soli lungo la via. I passaggi obbligati ormai sono lucidati dalle ripetizioni ed oppongono un grado “psicologico” da non sottovalutare anche se ben protette da materiale incastrato. Soste tutte molto buone, alcune su golfari.


Accesso:

Da Longarone (BL), dirigersi verso Erto (PN) e poi Cimolais (PN). Da Cimolais imboccare la strada per la Val Cimoliana e percorrerla direzione parcheggio Rifugio Pordenone (1205m). È possibile percorrere la strada a piedi ma sono 13 km ed occorre poi aggiungere altre 3h 30 al già lungo avvicinamento, oppure in auto con piccoli guadi a fondo ghiaioso (attenzione al pedaggio nel periodo estivo). Parcheggiare qui.

Dal Rifugio Pordenone (1249 m) per sentiero n° 353 in circa 2 ore di buon passo si è alla base del Campanile. Per i facili gradoni e cenge erbose della parete est, ci si porta al centro della parete sud, alla base di una evidente fessura-camino (chiodo). L’attacco è posto a circa 1970m a 200m dalla cima.


Relazione salita:

  • L1 = 25m, III+, IV-, 2 cl. S1= Anello Cementato
  • L2 =35m, IV, III, 1 ch, 1 cl. S2= Anello Cementato
  • L3 = 45m, IV, III, 1 ch, 1 cl. S3= Anello Cementato
  • L4 = 30m, III, II. S4= Anello Cementato
  • L5 = 10m, fessura Cozzi. V, IV, 1 friend inc, 1 nut inc. S5= Chiodi
  • L6 = 25m, III-, 2 cl, 2ch. S6= Anello Cementato
  • L7 = 35m, strapiombo in fessura Saar e poi camino Glanvell. IV+, III. 1 ch, 1 friend inc. S7= Anello Cementato
  • L8 = 35m, V, IV, 1 ch, 1 cl. S8= Anello Cementato
  • L9 = 60m, III,II,I, 1 cl. S9= Anello Cementato
290 m, 9L,  III,IV, passo di V, AD+, R2, II imp.

Schizzi:

Discesa:

Tramite doppie direttamente dalla cima e su ottimi anelli cementati:

D1 = 30m, leggermente verso N
D2 = 20m, si arriva al ballatoio della S7
D3 = 40m, la famosa calata Piaz che doposita sulle rocce basali
tramite facili rocce gradinate abbassarsi lato N fino ad una evidente spaccatura
D4 = 25m

Note:

  • trovare il bivacco vuoto e godersi la notte con l’ombra del campanile che vegliava sulle lamiere, è stato un dono prezioso che ci ha portato ad amare ancora più questi luoghi.
  • La via presenta un arrampicata relativamente facile sia come grado che orientamento, però alcuni passi obbligati ormai unti riservano un pò di ingaggio e decisione per essere superati. Cercare di proteggersi adeguatamente durante gli stessi è un vostro diritto e dovere anche nei riguardi delle cordate che seguono.
  • Prestare attenzione alle prime due doppie il cui lancio potrebbe investire chi sta salendo.

Cartina consigliata:

021 – Dolomiti di Sinistra Piave

GPS



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Ripetizione del 02 e 03/09/2006

compagno: Marco Bulgarelli


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