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normale Sassolungo

Sassolungo – Langkofel, 3181 m

gruppo Sassolungo, Val Gardena (BZ)

Apritori:

Per il Canalone basso: Paul Grohmann, F.Innerkofler e P.Salcher, 1869
Parte finale: L.Bernard e G.Davarda, 1892
Cengia dei Fassani: G.Mayer e militari austriaci, 1917
la “variante delle Guide” al Canalone Basso: M. Bernardi e K. Unterkircher, 1999


Descrizione

Lunga e complessa salita che si snoda su più versanti e pieghe della montagna.
Tecnicamente non difficile siccome non raggiunge mai il IV grado e si svolge su roccia sempre ottima, non è però da sottovalutare. Richiede una buona esperienza ed orientamento per annusare la traccia più proficua oltre ad una certa disinvoltura con la corda, pena dilatarsi i tempi a dismisura od ancora peggio trovarsi fuori via, con difficoltà superiori e roccia friabile.
Il tutto viene però ripagato con delle magnifiche vedute che cambiano prospettiva e scenari più volte nell’arco della salita e discesa, rendendo questa normale forse la più completa ed appagante dell’intero arco Dolomitico.


Accesso:

P al passo Sella, nei pressi dalla stazione telecabine Gondelbahn per la Forcella del Sassolungo (link al P gratuito)


Avvicinamento:

Giunti al passo Sella 2180m si sale o per mezzo della cabinovia o tramite il sentiero 525 fino al rifugio Toni Demetz 2681m situato sulla forcella del Sassolungo. Da lì si scende sul versante opposto, sempre sul 525, in direzione rif.Vicenza perdendo circa 100m di quota fino a che nei pressi di un tornante si stacca una evidente traccia a destra che punta all’altrettanto evidente Cengia dei Fassani, in piena parete SW del Sassolungo.


Foto tracciato:

Versante SW del Sassolungo dalla Torre Innerkofler (it.Mistica, dic 2013)

Schizzo salita:


Eccellente come sempre il Bernardi di cui ho ripreso e rivisto lo schizzo e consiglio l’acquisto (link guida)


Relazione salita:

RELAZIONE (ITA)
Itinerariovia normale al Sassolungo
prima salita2 settembre 1946 – Otto Eisenstecken, F. Rabanser e J. Sepp
Zona MontuosaDolomiti
SottogruppoSassolungo
Settore / Parete / CimaSassolungo
StatoItaly
Località di PartenzaPasso Sella (BZ)
Parcheggiogratuito sulla strada presso il passo Sella
Sentieri525
Punti d’appoggiorif. Toni Demetz , ev. rif. Vicenza
Acquaal rifugio, all’inizio della cengia dei Fassani ed alla base del Canalone Basso
Dislivello avvicinamento [m]+500m circa -100m ( -100m con seggiovia )
Dislivello itinerario [m]700m circa
Sviluppo itinerario [m]2 km circa
Quota partenza [m]2138m (2681 m con cabinovia)
Quota arrivo [m]3181m
Cartografia utilizzataTabacco 006 – Val di Fassa e Dolomiti Fassane. 1 a 25000
Difficoltà su rocciaII con qualche tiro di III (passi di III+)
Qualità rocciaDal buono all’eccellente. Attenzione a non uscire dalla via.
ProteggibilitàR2
SosteLa maggior parte su chiodi o fittoni resinati.
ImpegnoIII
Difficoltà globalePD+/AD
MaterialeNDA, + qualche cordino
Esposizione prevalenteW, SW, N, NE
Discesaper lo stesso itinerario
Data gitasabato 23 luglio 2021
Tempo impiegato avvicinamento20 min (cabinovia)
Tempo impiegato salita6 h
Tempo impiegato discesa5 h
Libro di vettaSI
Giudizio9
ConsigliataSi. Una classica da non mancare.

Difficoltà:

II, III, p.ssi III+
PD+ , R2
700m dislivello, 2000m sviluppo, 3 imp.


Descrizione tiri:

Dato lo sviluppo e complessità ma anche bassa difficoltà della via, la progressione potrebbe essere molto diversa a seconda della cordata. Alcuni non troveranno mai l’esigenza di legarsi, altri lo faranno fin troppo presto.
Per tale motivo si è diviso la salita in 3 macro gruppi A, B, C dando indicazioni per ognuno di questi.
Esplorando diversi versanti ed esposizioni le condizioni possono variare molto e rendere il tutto molto più impegnativo e delicato, informarsi bene prima di attaccare.
Con condizioni ottimali, tipicamente estive e dopo periodi soleggiati la salita si può dividere in 3 fasi:

A = La Cengia dei Fassani fino alla Seconda Forcella.

Lasciato dopo pochi metri il sentiero 525 ci si abbassa di 10m su una rocciosa schiena inclinata che permette l’ingresso alla Cengia dei Fassani tramite una fenditura (1 resinato ad U, 1 p.sso III, spesso neve).
Ora si percorre la larga e comoda cengia dapprima lasciando sulla destra la cascata che scende dallo Spallone (acqua potabile) poi salendo in falsopiano su roccette e detriti fino ad un grande canalone con grossi blocchi sul fondo.
Qui conviene legarsi e procedere in conserva media all’esterno sulla parete su una cengia accennata, senza alzarsi troppo fino a che si perviene su un comodo ballatoio sopra il quale parte un diedro fessurato, con andamento da destra e sinistra (1 cordino).
Salire il diedro o la parete immediatamente a sinistra (III) per una ventina di metri e fare sosta su un bel anello cementato che useremo poi anche in discesa per l’ultima doppia.
Ora il percorso si fa meno evidente ed obbligato quindi occorre cercare la traccia migliore per salire e puntare alla prima piccola forcella, che non è quella più evidente in basso a ridosso di un gendarme, bensì è in alto preceduta da un tetro grottino.
Passata questa Ia Forcella scendere alcuni metri sul versante W e seguendo alcuni ometti e bolli rossi si attacca il tratto attrezzato che, orizzontalmente, ci porta in un umido camino da passare con spaccata. Visibile un chiodo sotto ad un antro color ocra.
Salire la breve verticale fessura a sinistra (III) e poi sempre per percorso da ricercare puntare alla IIa forcella preceduta da qualche passo di III (targa D. Tomaselli + 1 ch).

B = Il ghiacciaio, il Canalone Basso fino alla forcella con l’anfiteatro

Passata la seconda forcella scendere qualche metro e procedere con andamento orizzontale in piena parete N su percorso facile (qualche passo di II) ma esposto. Passati due ancoraggi resinati ad U siamo alla base di un breve strapiombino (III) sopra il quale si trova un altro ancoraggio e la discesa al ghiacciaio superstite diviene evidente.
Abbassandosi di qualche metro si mette piede su quel poco che è rimasto e tagliando la sua lingua inferiore si punta alle rocce appena a sinistra, del ora evidente, Canalone Basso.
Una volta si usava salire la dura neve trasformata nel canalone con i ramponi e piccozza, ora quasi tutte le cordate preferiscono mantenersi sulla sua sponda di sinistra per una variante, ormai classica, tutta rocciosa e parzialmente attrezzata (M. Bernardi e K. Unterkircher, 1999).
Salire quindi per percorso non obbligato ma dettato dalla logica e qualche fittone ad U, la sponda del canalone stando quasi sempre a sinistra dello spigolo su buona roccia (passi di III, 1 p.sso III+).
Giunti sotto ad una parete verticale salirla con l’aiuto di 9 pioli metallici fino a sbucare su un tratto attrezzato con fune metallica che, con andamento orizzontale, deposita sulla terrosa sella da cui ha origine il canalone stesso.

C = l’Anfiteatro, la Gola delle Guide, il Bivacco, la torre Gialla e la cima principale

Scendere qualche metro oltre la forcella del Canalone Basso fino all’Anfiteatro che è un’ampia cengia detritica che taglia orizzontalmente la soprastante parete, denominata Gola delle Guide.
Percorrerla quasi completamente fino ad un grosso ometto di pietra che delimita la congiunzione con la normale dal rif. Vicenza (ormai abbandonata).
Qui alzarsi sulla parete in opposta direzione (verso dx viso monte) e salire il largo canale roccioso per percorso non obbligato seguendo alcuni cordini e chiodi ma stando anche a destra dei gialli strapiombi, puntando ad un grosso masso adagiato alla torre Piramidale che a destra occlude lo sbocco (1 resinato per doppia).
Doppiato il masso salire per roccette sulla parete di sinistra e stando sul bordo di destra in bella esposizione in breve si giunge alla forcella del bivacco Giuliani a 3100m.
Dal retro del bivacco portarsi a ridosso della torre Gialla (o Rossa in alcune guide) e traversare qualche metro a destra per portarsi in piena parete alla base di un diedro verticale (1 p.sso III+ 1 ch, esposto). Salirlo per 25m fino alla sommità della torre (ignorare sosta intermedia su 1 ch+ fix) e quindi fare sosta su resinati (sarà la nostra prima doppia al ritorno).
Ora si è sulla facile ma esposta cresta sommitale in vista della croce di legno e della cima principale, ancora ben distante.
Passare in rassegna tutte le torri stando in falsopiano sul lato di sx delle stesse (versante W, NW) fino alla anticima da cui si scende qualche metro per poi portarsi sulla ultima cuspide sommitale.
Ora sarete sulla cima principale a 3181m.
Targa e libro di via ed una magnifica visuale a 360° su tutto l’arco alpino.

Tot: 4/5h


Discesa:

Per lo stesso itinerario di salita.
Nei tratti più esposti e difficili ed a seconda della stanchezza si possono approntare delle doppie da 30m (sconsiglio più lunghe per evitare incastri). Noi ne abbiamo eseguite 5 in totale di cui solo 2 caldamente consigliate:

  • 30m dalla cima della Torre Gialla (sosta a resinati) fino al bivacco.
  • 30m sotto alla prima forcella (fittone resinato) fino alla cengia dei Fassani

Tot: 5h


Note:

  • Visto e considerato i numerosi tratti in conserva corta/media è un itinerario da affrontare in cordate affiatate. Se non lo sono lo diverranno alla fine della gita !
  • Arrivare in cima con la necessaria scorta di energia e lucidità mentale, siccome lì non si neppure a metà percorso.
  • Non ci sono tiri chiave o passaggi fuori dalle difficoltà medie. Anche questa è la bellezza delle vie classiche.
  • Consiglio la salita e soprattutto la discesa con scarpe da avvicinamento o scarponcini. Scarpette da arrampicata e magnesite solo peso in più.

Cartina consigliata:

Tabacco 006-Val-di-Fassa-e-Dolomiti-Fassane-Catinaccio-Marmolada-Monzoni

GPS


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Ripetizione del 23/07/2021

compagna: Anna Tusini

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Brentino relazioni rock climbing Sport Climbing Turan val d'Adige

Cielo del Nord

Parete di Turan, 290 m

Monte Cordespino – Brentino (VR)

Un piccolo tributo a tutte le vie che ci hanno fatto sognare qui in val d’Adige in particolare a quelle di Sergio Coltri a cui dedichiamo la via.
Speriamo piaccia alle future generazioni almeno una frazione di quelle vie che i “signori della val d’Adige” hanno saputo creare negli anni d’oro delle aperture pioneristiche, con pochi chiodi ed ancora meno spit.

Che la vita riprenda e sia lieve per chi ha il cuore aperto e leggero.

Per chi in sosta saprà fermarsi veramente ed aprire lo sguardo sulle montagne, a nord, al cielo del nord.

“Dedicata a Sergio Coltri”

Apritori:

Nicola Bertolani ed Anna Tusini (in 8 giornate nov 2020- aprile 2021)


Accesso:

Uscita Affi, direzione Rivoli- Brentino, dopo abitato Tessari sulla strada principale parallela alla A22 si incontra sulla destra il Cristo della Strada. Dopo 100m appena passato un sottopasso sulla sx si parcheggia (lasciate auto fuori dalla sbarra) nei pressi di una fabbrica (P maps link).
Si segue la carrareccia a dx della fabbrica verso S fino ad incontrare un traliccio della tensione. Lo si aggira verso S per traccia tra vegetazione bassa puntando ad un secondo traliccio verde.
Non appena si calpesta del ciottolato si può girare a dx (ometto) per traccia che in breve diviene marcata e passa a fianco di un grosso basamento di cemento.
Facilmente si intercetta il sentiero principale (a sx attacco Diedro degli Elfi) e dopo pochi metri a dx si accede alla base del diedro bianco di attacco, sul sentiero, segnato da una targhetta metallica con nome via.
tot: 10/15 min dal P.


Foto parete:

Schizzo via:


Relazione tiri:

tiromdifficoltàdescrizione
L1306a, 1 p.sso 6a+Attaccare il diedro bianco che presto oppone un piccolo strapiombino. Traversare a SX per portarsi sotto a delle caratteristiche canne che si superano con arrampicata atletica. Sopra spostarsi su bella placca con andamento leggermente a sx fino alla comoda sosta su 1 resinato + 1 fix. (10 fix)
Questo tiro si può salire anche come monotiro a moulinette al ritorno dalla Diedro degli Elfi.
L230IITiro di trasferimento. Per cengia elementare ma esposta traversare a sx fino a che si perviene alla comoda sosta su 2 fix con anello, possibile calata da 35m. (3 fix.)
L3305b, 4cSopra la sosta traversare a sx sotto ad uno strapiombino per bella placca rugosa a gocce. Appena possibile salire un masso aggettante e poi per facile placca si perviene alla sosta su 3 resinati. (8 fix) 
L4454c, 5aCon andamento diagonale verso dx per placca fino ad una sporgenza fessurata oltre la quale si vince uno strapiombino su bella roccia a lame. Proseguire alla sx del canale su placca lavorata intervallata da cenge fino a pervenire sotto ad una fascia strapiombante ove si traversa orizzontalmente verso dx fino alla sosta su 2 resinati. (14 fix)
L5256aVerticalmente sopra la sosta per placca fino ad entrare in un diedrino sbarrato da un tetto. Con passo tecnico spostarsi a sx e rimontare su belle placche fino ad una cengia erbosa. Vincere uno strapiombino e subito dopo spostarsi a dx per tecnica placca con grossa clessidra che in breve fa guadagnare la sosta da allestire su 2 resinati con catena o 2 resinati (10 fix)
L6406a, 1 p.sso 6a+Verticalmente sopra la sosta per compatta placca che si sale con eleganti movimenti fino ad una larga fessura. Spostarsi leggermente verso dx con arrampicata varia fino ad un lisco bombè di non facile lettura. Sopra un diedrino accennato ed altra tecnica placca fino alla fine del pilastro ove si traversa (allungare protezione) a sx e rinviando due piante si giunge alla comoda sosta su 2 resinati con catena e libro di via (10 fix + 2 cordini)
sviluppo200m
gradazione6a+ (6a obbl.), S1, II imp.

Discesa:

  1. SENTIERO
    Per traccia verso N (a dx viso monte) segnata con bolli blu si scende dapprima in direzione N e poi E. Per bosco su ripido terreno detritico e terroso si scende o tramite facili ma delicate arrampicate di II oppure sfruttando le comode e numerose corde fisse con nodi nei punti più esposti.
    Possibilità di effettuare qualche doppia su maillon od anello (non rubare!) in caso di pioggia o piede non sicuro.
    Al termine ci si ricongiunge ad una comoda traccia che solca la base della parete e con andamento verso S in breve riporta all’attacco.
    Dopo 10m il sentiero si biforca in corrispondenza di un ometto adagiato su albero. Qui tenere la SX e scendere dapprima verso un grosso basamento di cemento e poi per ometti e tracce a ritroso fino al P.
    Tot: 30-45 min.
  2. Con 3 DOPPIE attrezzate (da evitare in caso di altre cordate sulla via)
    • D1 = 32m, da S6 su catena tenere leggermente a dx (viso monte) e poi scendere nel canale tra la Diedro degli Elfi e l’ultimo tiro della Cielo del Nord fino alla sosta S5 su catena + 2 resinati (! friabile)
    • D2 = 32m, da S5 si scende verticalmente tralasciando la S4 e puntando più sotto ad una sosta su cengia sempre su catena resinata adibita solo per doppia.
    • D3 = 60m, si buttano le corde verso dx (viso a valle) evitando le piante sul pianoro sotto. Giuntici sopra si tiene la sx (viso a monte) fino ad una serie di strapiombini che ci permetteranno di divertirci nel vuoto fino a che si perviene alla base a circa 3 metri dal sentiero.

GPS:


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Link a OpenStreetMap


Note:

  • La Parete del Turan essendo a metà tra i Tessari e la mecca dell’arrampicata rappresentata dalle pale centrale di Brentino, ha le caratteristiche miste tra le due. Tratti di roccia magnificamente lavorata e compatta si mischiano ad altre in cui il friabile impone una certa circospezione. Nel complesso però l’arrampicata è assai varia e dona diversi stili.
  • Rumore dell’autostrada e ferrovia infernali.
  • Consigliabile portarsi dietro un piccolo tronchesi e guanti in pelle per pulire un po’ l’accesso dalla fabbrica che risulta facilmente invaso dalla bassa vegetazione e rovi, soprattutto ad inizio stagione.
  • Via aperta in prevalente arrampicata artificiale dal basso in 6 giornate spalmate in 6 mesi.
  • Il nome della via è sorto spontaneo durante una delle giornate di apertura, quando calati al tramonto il cielo a nord si infiammò ed al ritorno Nick Drake suonava nell’abitacolo.
  • Birra con piada post arrampicata dalla Gigia a Brentino o merenda dalla Miki a Rivoli sono parte integrante dell’esperienza arrampicatoria Brentiniana. Buon divertimento.

Meteo:

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Appennino Appennino Bolognese beginner ice climbing relazioni

Cresta dei Balzi dell’Ora

Corno alle Scale  – punta Sofia 1939m

Lizzano in Belvedere (BO), Appennino Tosco Emiliano


« Il Corno alle Scale:

Bella e importante vetta protesa a N del crinale appenninico, ben visibile
soprattutto dalle vallate emiliane dei fiumi Panaro e Reno, tra le
provincie di Modena e Bologna. Il toponimo deriva dall’aspetto stratificato
dei suoi versanti settentrionali e orientali, a picco sulla Valle del
Silla, mentre più dolci e modellati dai ghiacciai sono i versanti occidentali
sull’alta Val Dardagna, detta in antico Val di Gorgo.

… vetta principale, detta Punta Giorgina 1945 m, mentre la cima N, chiamata
Punta Sofia 1939 m, ospita la croce di vetta e, pur essendo più bassa, si può
considerare il vero Como, per l’elegante forma e il vasto panorama. È costituito da
“arenarie del M. Cervarola”, su cui poggia in vetta un piccolo strato di “arenarie di
M. Modìno” …

 »

da TCI 2003 © APPENNINO LIGURE E TOSCO-EMILIANO, M. Salvo – D. Canossini

Salita di cresta propedeutica ad altre ben più impegnative. Per estetica e panorami però una delle migliori dell’Appennino.
Accettare che in cima molto probabilmente tornerete alla cruda realtà del mondo di sciatori con impianti.


Primi salitori:

Sconosciuti

Sinottico parete:

Gradi, pendenze e difficoltà valutate in modo soggettivo e comunque riferite in condizioni ottimali di innevamento.

Avvicinamento:

Si prende il sentiero 327 che parte sulla destra del lago Cavone. Il sentiero sale nel bosco, spesso è presente una bella traccia vista la frequentazione da parte di ciaspolatori del luogo.
Si passa su qualche ponticello e poi il bosco si apre vistosamente lasciandoci vedere la croce di vetta e tutta la parete N del Corno. Ci si dirige invece ad E, verso la sella che sta tra il Monte La Nuda a nord e il Corno alle scale a Sud (cresta dei Balzi dell’Ora).


Descrizione via:

Giunti alla sella si sale per l’evidente cresta stando sempre sul versante W ed evitando le cornici.
Presenti alcuni fix che potrebbero essere sepolti dalla neve. Mentre alcuni fittoni escono per poter assicurare la cordata in conserva lunga protetta, progressione che consiglio in caso di buon innevamento.
L’ultimo tratto la pendenza si impenna leggermente per toccare i 45/50° e poi spianare in corrispondenza della croce di punta Sofia.


Difficoltà:

  • PD (a seconda innevamento da F+ ad AD)
  • 520m dislivello
  • 45°, RS2, II imp.

Discesa:

Scendere verso W, costeggiare il pianoro delimitato a destra dalla parete nord dove escono i vari canali e arrivati all’altezza del cabinotto della seggiovia o poco più giù, Passo della Porticciola 1660m sentiero CAI 337 (palina) e scendere sul ripido versante Nord.
Traversare in falsopiano direzione E, NE sul limite boschivo e poi adduce alla conca della parete N del Corno alle Scale (zona di slavine occhio ad eventuali cornici e pendi carichi) e quindi si torna al punto di partenza.
Riprendere di nuovo per il sentiero 337 fatto al mattino.


Equipaggiamento consigliato:

  • Materiale: 1 piccozza, ramponi, corda, casco, 4 rinvii, cordini, utili 2 friends (Camalot #2, #3 ) e qualche nuts.

Tempi previsti:

circa 1.5/2 h


Note:

  • Data l’alta frequentazione e l’apparente bassa difficoltà la cresta è sovente molto affollata ed ogni anno è teatro della maggior parte degli incidenti e soccorsi alpini nel nostro Appennino.
    Percorrerla solo con adeguata attrezzatura e soprattutto esperienza.
  • La cresta in caso di basso innevamento o verglas può riservare non poche sorprese e dilatare i tempi. Valutare sul posto le condizioni ma presentarsi ad essa con equipaggiamento giusto.
  • Il verso preferenziale è in salita, anche per evitare incroci antipatici con chi sale.
  • Salita in occasione del corso Aspiranti Istruttori di Alpinismo della Scuola A.Montanari, sezione Cai di Carpi
  • Per cercare un po’ di misto facile abbiamo intercettato la cresta più a sud puntando ad un ammasso di bella arenaria macigno facilmente proteggibile con friend grandi (#2 +#3 e spuntoni con cordini lunghi) la traccia GPS si riferisce a questa variante di attacco.

Cartografia:

Carta dei sentieri | Alto Appennino Bolognese


Bibliografia:

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Relazione:


GPS:

Total distance: 1674 m
Max elevation: 1924 m
Min elevation: 1559 m
Total climbing: 383 m
Total descent: -62 m
Total time: 05:00:06
Download file: RK_gpx _2021-02-20_0908.gpx

Meteo:



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Brentino Castel Presina relazioni rock climbing Sport Climbing val d'Adige

Senza chiedere il Permesso

Castel Presina

Monte Cimo – Brentino (VR)

Ennesima apertura di Gigi Pinamonte che sta più a nord delle altre e risulta un po’ compressa con la vicina Evitando el Frio tanto da dover scappare, a destra, in un boschetto pensile per evitarla.
Rispetto alle altre risulta però quasi una via alpinistica travestita, per via dei traversi, del terreno friabile ed ancora da disgaggiare ma soprattutto della chiodatura che è “artigianale e datata” (come nello stile dell’apritore
) ma pure eterogenea con cordoni e chiodi.
Una via dallo stile “Grill” in val d’Adige insomma ed anche se mi toglierò sempre il cappello di fronte agli apritori, c’è da incominciare a chiedersi fino a che punto vogliamo spingerci nell’attrezzatura sistematica di una parete e con che stile?
Ai ripetitori l’ardua sentenza, anche se mi pare di capire che le continue file agli attacchi abbiano già decretato il verdetto.

Almeno tra noi “alpinisti della domenica”.


Apritori:

Gigi Pinamonte, 2020


Accesso:

Uscita Affi seguire le indicazioni per Verona-Trento-Valpolicella. Passato il cavalcavia Rivoli, Caprino Veronese e successivamente per Spiazzi. Prima di raggiungere la frazione si nota sulla destra il ristorante “La Baita” e subito dopo una strada in discesa con indicazioni per Ca’ Scala, Broieschi, Porcino. Solitamente si seguiva la strada per circa 1 km fino a che sul lato sinistro della strada si individuava un piccolo slargo e si parcheggiava qui (link) ma sono stati segnalati numerosi furti.

Ora conviene lasciare le auto sulla strada principale appena dopo “La Baita” link al P (! Lasciare liberi gli accessi e pensare ad anche gli altri climber)

Quindi scendere per la strada in direzione SUD per circa 600 m fino a che, dopo le recinzioni, sul lato sinistro si intravede una traccia che sale nel bosco. Costeggiare per un po’ la strada poi scendere per il sentiero nella boscaglia che perde velocemente quota in direzione E-SE.
In breve si arriva ad un bivio con palina CAI in legno. Qui andare a sinistra (N) imboccando un marcato sentiero con bella vista sulla val d’Adige e dopo poco sulla solare parete di Castelpresina.

la solare parete di Castelpresina dal sentiero di accesso

Con breve discesa su placche si raggiunge la base della parete.
Passare tutta la zona degli strapiombi e risalire, poi quando il sentiero si abbassa proseguire ignorando gli attacchi di Ciao Sic, Prosciutto Cotto di Parma, Instabilità Emotiva, ecc..
La nostra parte 10m a dx di Evitando el Frio, dopo lo spigolo, alla base di una tetro camino.
Attacco con 1 spit fix senza piastrina e piccola scritta “progetto” non evidente.

Total distance: 1955 m
Max elevation: 684 m
Min elevation: 520 m
Total climbing: 210 m
Total descent: -267 m
Total time: 00:40:56
Download file: Accesso-CastelPresina_gpx _2020-10-29_0926-corretto.gpx

Schizzo:


Descrizione dei tiri:


Compagni:

Anna Tusini, Claudio Bassoli


Discesa:

  • Usciti dalla via riprendere evidenti tracce di sentiero che prima salgono verso NW ed intercettano il sentiero per la Sgrenza e poi si abbassano (targhette metalliche S4) fino al greto di un ruscello, per poi risalire verso S riportando al P.
    TOT: 20-25 min
  • Usciti dalla via riprendere evidenti tracce di sentiero che prima salgono verso NW ed intercettano il sentiero per la Sgrenza, non abbassarsi ma stare alti ed una traccia ad W su calcare bianco (ometti) che in breve porta ad un grosso castagno proprio al centro del tornante dove si è P.
    ! Attenzione: anni fa questo accesso era stato vietato per disguidi con il proprietario del fondo.
    TOT: 10 min

Note:

  • La via regala qualche bel tiro: il primo è originale, il secondo forzato, il terzo piacevole, il quarto atletico e l’ultimo mi ha ricordato le placche delle classiche della fascia mediana, quindi il massimo per chi ama questo genere démodé.
  • Via ancora da pulire ed anche se consolidata con cemento in qualche punto occorre prestare attenzione a chi sta sotto. Se avete altre cordate avanti desistere (vedi video sotto)
  • Nome dato dall’apritore in risposta all’aver salito una linea forse non sua o che è rimasta per troppo tempo un “progetto”. Lo stile anarchico di Pinamonte divide nettamente ed anche se non lo conosco ammetto mi è simpatico.


Meteo:

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Video piccolo disgaggio in parete:

Noi eravamo soli in parete quel giorno ma disgaggi simili al fine settimana sono altamente pericolosi per tutte le cordate sotto!

Urlate sempre S A S S OOOOOOOOOOOO !!! anche per cose molto più modeste.


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