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Canale dei Bolognesi

Corno alle Scale  – punta Sofia 1939m

Lizzano in Belvedere (BO), Appennino Tosco Emiliano

“Mai sottovalutare l’Appennino …”

Me la ricordo ancora bene quella salita.

Doveva essere un approccio per Andrea e Marco a qualcosa di più ingaggioso, alpinistico e formativo rispetto ai bonari canali nord ed invece ne risultò una vera prova di nervi per tutti.

Già una cordata davanti a noi aveva desistito per gli abbondanti spindrift misto detriti, ma noi quella giornata ci siamo incaponiti e col senno di poi abbiamo giocato un jolly difficilmente ripresentabile.

Oggi anche io mi calerei.

Quel giorno deve esserci stata una alchimia di esuberanza, voglia di esplorazione e senso di collaborazione tra i componenti della cordata. Quel mix magico che rende possibili salite sennò poco probabili.

Tutto è andato bene alla fine, perchè già uscire dal Bolognesi senza graffi, a qualunque ora o dopo qualunque lasso di tempo io lo interpreto come un buon auspicio alla vita.

Canale che non ha eguali in Appennino e da farsi, per gli appassionati, almeno una volta nella vita.

Ma una sola eh !

Nicola B.

Alberto Caprara sorridente nel suo ambiente.

In ricordo di Alberto.


« Il Corno alle Scale:

Bella e importante vetta protesa a N del crinale appenninico, ben visibile
soprattutto dalle vallate emiliane dei fiumi Panaro e Reno, tra le
provincie di Modena e Bologna. Il toponimo deriva dall’aspetto stratificato
dei suoi versanti settentrionali e orientali, a picco sulla Valle del
Silla, mentre più dolci e modellati dai ghiacciai sono i versanti occidentali
sull’alta Val Dardagna, detta in antico Val di Gorgo.

… vetta principale, detta Punta Giorgina 1945 m, mentre la cima N, chiamata
Punta Sofia 1939 m, ospita la croce di vetta e, pur essendo più bassa, si può
considerare il vero Como, per l’elegante forma e il vasto panorama. È costituito da
“arenarie del M. Cervarola”, su cui poggia in vetta un piccolo strato di “arenarie di
M. Modìno” …

… il Canale dei Bolognesi …  Si tratta di una delle vie più dure
e spettacolari del gruppo montuoso.  »

da TCI 2003 © APPENNINO LIGURE E TOSCO-EMILIANO, M. Salvo – D. Canossini

Apritori:

L. Lunghini, N. Stagni, O. Bellotti il 9/3/1974 sulla destra

e da M. Clerici, A. De Col, M. Mattioli nell’inverno 1975/76.


Sinottico parete:

Gradi, pendenze e difficoltà valutate in modo soggettivo e comunque riferite in condizioni ottimali di innevamento.

Avvicinamento:

Si prende il sentiero 327 che parte sulla destra del lago Cavone. Il sentiero sale nel bosco, spesso è presente una bella traccia vista la frequentazione da parte di ciaspolatori del luogo.
Si passa su qualche ponticello e poi il bosco si apre vistosamente lasciandoci vedere la croce di vetta e tutta la parete N del Corno. Ci si dirige invece ad E, verso la sella che sta tra il Monte La Nuda a nord e il Corno alle scale a Sud (cresta dei Balzi dell’Ora).
Giunti alla sella si scende di circa 100 m, poi si traversa a destra (quindi in direzione S) rimanendo sempre al limite boschivo superiore. Si superano in traverso orizzontale alcuni colatoi secondari e quando si osserva la croce di vetta si punta direttamente al canale ora evidente ed ad un grosso masso al centro del canale, riparato da scariche.


Descrizione via:

La pendenza iniziale è sui 40° su neve non troppo compatta. Il canale si incassa man mano ci troviamo dentro un’invitante imbuto per le valanghe (tracce recenti).

Si accentua un po’ la pendenza e si trova un chiodo sullo sperone sporgente al centro del canale, che integriamo con fittone e altro chiodo da roccia, organizzando così la prima sosta.

  • L1: Da qui inizia la via a tiri, che fino in cima manterrà la pendenza sui 75°, e assumerà le caratteristiche di un itinerario di misto delicato, roccia, ghiaccio, neve, e..terra e erba. Decidiamo di salire a sinistra, anche se con copertura nevosa migliore, probabilmente sarebbe meglio a destra. Si inizia dentro un diedro di misto dove la neve è scarsa, quando c’è spesso è un piccolo accumulo farinoso. Frequenti e fastidiose gli spindrift che colpiscono in pieno. Dopo pochi metri occorre effettuare un traverso a destra delicato che permette di salire ben più agevolmente verso l’alto, piegando un po’ a sinistra. La salita viene interrotta da un tratto poco coperto, dove ci affidiamo ai ciuffi d’erba. Altra sosta realizzata su neve poco consistente con fittone, due picche e chiodo (infisso e recuperato). Il tiro si sviluppa con 50-55m di corda, il primo arriva a fine corda puntando a fare sosta più su ma dovrà tornare sui suoi passi. Non troviamo chiodi intermedi, quindi le assicurazioni le mettiamo noi: un chiodo da ghiaccio in un ciuffo d’erba ghiacciato e un fittone in 55 m.
  • L2: la salita ricomincia su buona goulotte per 8-10m, poi terreno scarsamente innevato, ancora ci affidiamo ai cespugli affioranti dalla poca neve. Tutto il tiro si sviluppa in questo modo, su tratti abbastanza precari a parte l’uscita. Nonostante il canale sia evidentemente a destra, si notano due chiodi su una placca a sinistra, se si vuole attrezzare una sosta su 3ch (sconsigliata), integrata da noi con un chiodo da roccia (lasciato). Per arrivare qui però occorre risalire un tratto piuttosto verticale e precario, di neve farinosa e senza ghiaccio o neve dura. Questa sosta a differenza della precedente è ben più solida (e meno male) ma notevolmente più scomoda obbligando a stare in aderenza sulla placca. Il tiro si sviluppa su circa 30m.
  • L3: Per tornare sulla via occorre affrontare un traverso delicato a destra di 8-10m, inizialmente in discesa. A causa della qualità della neve occorre un po’ di manovre di corda per calarci e affrontare il traverso 5m più in basso della sosta. Tutto ciò porterà via un sacco di tempo, solo per le calate e ri partenze dei secondi, circa un’ora. Si ricomincia a salire su scarsa neve, ringraziando i ciuffi d’erba che conservano qualcosa di solido dentro di loro. Dopo 7-8 m la neve si fa più abbondante e lo scivolo di neve ben più piacevole anche se sui 60° (neve dura finalmente) e circa dopo 15m dalla sosta si trova sulla roccia a sinistra altri due chiodi ai quali si rinvia. A posteriori era meglio farla qui la sosta S2.  Gli ultimi 30m sono i più piacevoli della giornata, non solo perché ci portano alla fine del canale, ma perché sono quelli di una consistenza nevosa solo sognata e agognata nei metri precedenti. Usciamo e buchiamo cornice direttamente un pò a dx 75° (fittone appena sotto) e poi su verso la croce, ulteriori 20 metri verso sinistra, si trova un cavo metallico con asola cui poter assicurare la cordata S3. Corda vincolata lì in sicurezza, ma vera sosta fatta appena sopra la cornice ed integrata con fittoni (in modo che il capocordata possa dialogare coi secondi).

Discesa:

Scendere verso W, costeggiamo l’abisso della parete nord, e arrivati all’altezza del cabinotto della seggiovia o poco più giù, prendere il sentiero della Porticciola, 337 e scendere con traverso E, NE che prima in mezzo al bosco poi  adduce alla conca della parete N del Corno alle Scale e quindi si torna al punto dove in salita la parete si è spalancata ai nostri occhi. Quindi riprendere di nuovo per il sentiero fatto al mattino.


Difficoltà:

D (con le condizioni trovate D+ / TD-)
75°, AI 3, M3, R4, III imp.

Compagni:

Salita del 26/02/2011 con: Andrea Pellegrini e Marco Mazzoli


Equipaggiamento:

  • Materiale: 2 piccozze (1 con martello), ramponi, corda min 60m, casco, 2 viti ghiaccio, 2 chiodi a lama, 4 rinvii, cordini.

Tempi previsti:

circa 1.5+4 h (noi 2.5+8h !)


Cartografia:

Carta dei sentieri | Alto Appennino Bolognese


Bibliografia:

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GPS:


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Alpi Orientali beginner climbing couloir ice climbing Piccole Dolomiti relazioni vajo

vajo dell’Acqua

Monte Zevola 1976m

Piccole Dolomiti (Vi)

Bel canale, non difficile ma dal discreto sviluppo.
Se lo si abbina alla salita a Cima Zevola ed alla cresta fino alla cima Tre Croci ne esce un itinerario con bellissimi orizzonti ed a ragione un classico delle Piccole Dolomiti.


Apritori:

Difficoltà:

Obbligatorio:

,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

Ubicazione:

,

Tipo terreno:

,

Bellezza:


Accesso:

P (link) nei pressi della vasca Obante (ex.bacino idrico Marzotto) e giungere su comodo sentiero fino al rifugio Cesare Battisti a 1265m.

Imboccare in direzione Sud il sentiero militare 120 che in falsopiano e con breve giro traversa sotto la Guglia del Rifugio ed il vajo Battisti.
Dopo circa 500m dal rifugio diviene evidente il conoide di scarico dell’ampio alveo del canale, sovente tormentato da imponente testimonianza di slavine.


Schizzo:

Da vasca Obante
da: VAJI invernali di Tarcisio Bello, Zevola,Tre Croci,Plische,Carega. 2011. ISBN:9788875261047

Relazione salita:

Partenza con pendenza sui 30-40° ed arriva fino a 45/50°
Tot: 3/5 ore a seconda innevamento e velocità progressione.

Ripetizione:

del 22/01/2011 compagni: Andrea Pellegrini, Gianluca Bulgarelli, Mirco Razzaboni, Riccardo.


Cartina:


Discesa:

  • classica per il passo Tre Croci oppure il passo Ristele

GPS:

Total distance: 10169 m
Max elevation: 1965 m
Min elevation: 1018 m
Total climbing: 1256 m
Total descent: -1257 m
Total time: 06:43:29
Download file: vajo-dellacqua-cima-zevola.gpx

Note:

  • Il conoide basale del vajo è lo scarico dell’ampio alveo del canale, sovente tormentato da imponente testimonianza di slavine.
    Se così non fosse sconsigliato salire, soprattutto in caso di recenti nevicate! Chiedere al rifugista le condizioni almeno il giorno prima.

Bibliografia:


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Salite su ghiaccio:


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Dolomiti relazioni rock climbing via arrampicata ambiente via Dolomitica

Spigolo Abram

Piz Ciavazes, 2828 m

gruppo del Sella, Sottogruppo delle Mésules (TN)

Le mie arrampicate sono andate sempre benino, qualche bivacco di emergenza era la norma.
Una volta sono caduto sulla Livanos alla Grande di Lavaredo.
Cinque o sei chiodi sono saltati; solo i chiodi della sosta hanno per fortuna tenuto. Nella caduta, la corda mi ha raschiato il braccio fino all’osso.
Quando sono tornato a casa mio padre mi ha chiesto ironicamente se mi faceva male; forse pensava che non mettevo la stessa passione in altre attività.
Ma, se andava bene, incassavi tutto e zitto!
Faceva parte dell’esperienza alpinistica.
Arrampicando si deve avere anche fortuna.
Queste vie dovrebbero essere ripetute dagli arrampicatori moderni non perché siano per loro difficili, anzi, ma per farsi una esperienza generale sull’arrampicata in montagna.

….

Dopo il K2 sono tornato ancora con la voglia di andare in montagna e ho continuato ad arrampicare, ma ho preso anche il brevetto di volo, prima dell’aereo poi dell’elicottero.
Con il Piper sono stato bloccato al Rifugio Casati sommerso dalla neve per 14 giorni.
In quei tempi il Soccorso Alpino si faceva con questi piccoli e maneggevoli aerei. Abbiamo recuperato uno sciatore sulla Croda da Lago atterrando su una valanga.
Il Piper era come una Volkswagen, mai sentito che si sia fermato un motore.
Con l’elicottero una volta mi sono incendiato in volo.

Erich Abram da “Erich Abram, un alpinista bolzanino“, agosto 2012, Intervista a cura di Ermanno Filippi ed Augusto Golin

Apritori:

,

Difficoltà:

Obbligatorio:

,
,

Sviluppo:

Quota:

Esposizione:

, ,

Ubicazione:

, ,

Tipo terreno:

, ,

Bellezza:


Descrizione

Spigolo dalla estetica slanciata e che pare volgere lo sguardo sui due versanti opposti non appena viene interrotto dalla cengia dei Camosci.
Anche se la via prosegue fino in cima con difficoltà inferiori è solitamente percorso fino alla cengia dove le cordate possono trovare facile scappatoia e ricongiungersi alla discesa dalla I torre del Sella.


Accesso:

Da Nord:

Giungere al Passo Sella e da lì scendere in direzione Canazei

Da Sud:

Risalire tutta la Val di Fassa tramite la statale 48. Seguire le indicazioni per il Passo Sella. Alla biforcazione per il Passo Pordoi tenere la strada di sinistra (statale 242) che conduce al Sella.

Per entrambe gli accessi:
Dopo vari tornanti si giunge al cospetto della parete sud del Piz Ciavazes

ed ad una altitudine di 2100 m circa parcheggiare in una delle varie piazzole a bordo della strada.

Link P


Avvicinamento:


Dalla strada partono diversi sentieri che in circa 15 minuti conducono alla base della parete.
La via corre lungo lo spigolo destro della parete (S-E) e l’attacco è circa 15m a sinistra dello stesso (clessidra con cordino).

Tot: 20 min


Foto tracciato:


Schizzo usato:

Noi abbiamo usato il Bernardi che è sempre una garanzia e di cui consiglio caldamente l’acquisto delle ottime guide.

© Arrampicare in Val Gardena e dintorni – Mauro Bernardi – 2009

Discesa:

Dall’ultima sosta salire per percorso non obbligato verso l’alto e SX (viso monte) fino alla evidente Cengia dei Camosci che si percorre su traccia elementare ma esposta fino a tratti attrezzati ed un caratteristico tunnel.
Giunti vicino alla base della parete la traccia si ricongiunge con la discesa dalle prime due torri del Sella. Qui occorre o disarrampicare (II/III esposto) oppure effettuare una doppia su soste ad anello attrezzate allo scopo.
Alla base della parete dirigersi decisamente a E (sx viso valle) ed in breve si arriverà al P.

Tot: 45/75 min a seconda del passo e del fare o meno doppie


Note:

  • Il tiro chiave è abbondantemente chiodato e passabile in A0 ( a patto di fidarsi di cunei in legno e cordini consunti) mentre i due tiri sotto richiedono il V senza esitazioni ed anche sopra mi pare ricordare qualche passo degno di nota.
  • La seconda parte gira e non è quasi mai in spigolo ma in parete cercando diedri e pulpiti. Acuire il senso di orientamento per la via pena andare su varianti più difficili (come è successo a noi).
  • Valutare preventivamente ad inizio stagione o dopo nevicate la percorribilità della cengia del Camosci.
  • Purtroppo nella seconda parte della via abbiamo avuto un leggero incidente che ha comportato un notevole rallentamento delle manovre e progressione delle già lente nostre 2 cordate.
    Un plauso speciale a Michele che ha tenuto duro senza mai lamentarsi ed a Mirko, sverginato alla sua prima via dolomitica con 10 ore in parete !

Cartina consigliata:

Tabacco 006-Val-di-Fassa-e-Dolomiti-Fassane-Catinaccio-Marmolada-Monzoni


Ripetizione del 17/07/2010

Compagno: Mirko Razzaboni

Cordata amici: Michele Bartarelli ed Andrea Clò


Bigliografia:


Meteo:

GPS:


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    climbing Muzzerone parete Striata relazioni Sport Climbing

    Kimera

    Muzzerone, 325 m slm – Portovenere (SP)


    Descrizione

    La via Kimera è una delle più appaganti via plaisir abbia mai percorso.

    La roccia, il contesto ambientale unico, i gabbiani reali che ci osservano sempre, il clima, le protezioni corrette e sicure e l’assoluta assenza di ogni altra traccia umana in parete tranne il mio amico di cordata Mirko, ha creato un mix unico e difficilmente ripetibile.

    Vi auguro di rivivere le nostre emozioni!


    Accesso:

    Uscita La Spezia direzione Portovenere, Le Grazie. Arrivati all’abitato di Le Grazie subito parcheggio ambulanze in corrispondenza di un bivio a V stretta prendere la DX (cartello palestra Arrampicata). Seguire la strada che sale stretta per tornanti fino a che si intravede sulla SX una impressionante cava. Al bivio tenere a SX e salire fino al forte. Mentre si sale si intravedono i parcheggi degli altri settori. Proseguire in corrispondenza dell’ultima curva a gomito prima del Forte parcheggiare. Prendere il sentiero 1a per Portovenere e scendere fino ad incontrare una cabina telefonica abbandonata. Prendere qui delle tracce di sentiero verso mare e con 15min di discesa per corde fisse e passaggi un pò esposti si arriva nella larga cengia basale da cui partono tutte le vie un pò selvagge di questa magnifica parete. Proseguire quasi fino ad un promontorio (Pilastro del Bunker), scritta alla base.


    Relazione salita:

    Difficoltà: 6b max (6a obbl)
    Proteggibilità: S1
    Impegno: II
    Sviluppo: 170 m
    Tiri: 6
    Attrezzatura: NDA,  16 rinvii
    Esposizione: S
    Tipo di roccia: calcare
    Periodo consigliato: primavera ed autunno
    Tempo salita: circa 3,5h
    Bellezza: ****
    Apritori: Roberto Vigiani e Luisa Siliani – gennaio 2007
    Riferimenti bibliografici: MUZZERONE, Falesie e vie moderne tra Porto Venere e le Cinque Terre | Davide Battistella
    Cartografia:

    L1 Si parte con placca tecnica su bel calcare grigio. Si punta ad alberi sulla verticale per arrivare ai quali si deve passare un breve diedro e poi placca. 5c, p.6a | S1+ | 11 spit ben distanziati
    L2 Subito magnifica tecnica placca verticale di dita, poi diedro ed altra placca. Tiro nel complesso sostenuto e continuo per il grado.  6a+ |  S1 | 12 spit
    L3 Partenza a SX su magnifico diedro aggettante che si vince con ottime prese a lama ed aderenza. Poi diedro accennato splendido e placca gialla tecnica. Sosta sotto alle canne del chiave. 6a | S1 | 13 spit
    L4 Tiro chiave. Si sale in aderenza delicata a dx delle canne sotto lo strapiombo. Armarsi di buona convinzione e se ci si alza bene con i piedi si arriva con entrambe le mani ad una fenditura sopra le canne. Passaggio atletico ed un pò boulderoso per i miei gusti. Il tiro però finisce molto dopo e passato un bel diedro occorre superare altri 2 muretti aggettanti poco più semplici del chiave.  6a+, p.6b | S1 | 14 spit
    L5 Le difficoltà sono finite ma la via no. Fare questo raccordo di III tra vegetazione anche di conserva protetta.
    L6 Ultimo tiro. Difficoltà discontinue (rispetto a prima). Salire subito facilmente poi per muretti verticali fino all’uscita su piazzola con masso e panorama incredibile. 5b, p.ssi 5c+ | S1 | 12 spit

    Ripetizione del 13/06/2010

    compagno: Mirko Razzaboni

    Ripetizione del 11/03/2007

    compagni: Davide Caiumi e Claudio Bassoli


    Schizzo:

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    Discesa:

    • Ormai il bunker è visibile, scendere pochi metri direzione “Forte” e poi per evidente traccia salire al Bunker dove si incontra il sentiero 1a che in 5 min ci riporta alle auto.  15 min.

    Note:

    • linea logica, grado basso (almeno per la Striata), roccia eccellente ed ottima spittatura ne fanno una delle più consigliate alla Striata e di tutto il Muzzerone. Ripetuta 2 volte e la rifarei anche ora.
    • Evitare l’estate od in caso di mare mosso, il meglio lo si trova nelle terse giornate invernali con mare calmo in cui si arrampica in maglietta con alle spalle Elba e Capraia.

    GPS:


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