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Servi della Gleba, con soccorso

via Servi della Gleba con incidente

Pietra di Bismantova, 1041 m – parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano (RE)

Dopo alcune ore, tornato in possesso della mia macchina fotografica e quindi potuto verificare se i ricordi combaciassero con la realtà immortalata dagli scatti, mi permetto di dare anche io la mia versione, visto che quelle uscite sui vari media sono ricche di “caricature” al limite delle menzogne.

” Ieri sabato 25/03/2017 mi accingevo a ripetere (forse per la prima volta) la nuova via artificiale “Servi della Gleba”, della cordata Carlo Alberto Alby Montorsi e Pietro Gaibazzi.
Ero in solitaria ed in autosicura su una corda intera, pratica di cui non sono nuovo ne qui in Pietra che altrove.
Giunto a 2/3 circa del primo tiro, direi già l’ottavo o nono chiodo e superato già il primo staffaggio su microfriend, mentre mi stavo issando sul chiodo già negli ultimi gradini della staffa e quindi con la longe sopra ad esso, l’ho sradicato dalla parete.
Ne è seguito un volo con ribaltamento a testa in giù che, anche se messo in conto vista la natura della via e foggia degli ancoraggi, non si è arrestato dopo i canonici 4/5 m nell’aria.
La mia posizione a testa in giù ha fatto lavorare male l’auto-assicuratore in quale non ha bloccato ma solo “frenato” la caduta.
Ne è seguito un rovinoso filo a piombo fino al tronco d’albero all’attacco appoggiato alla parete, trovato il quale ammetto ha vinto lui e dall’impatto mi ha girato e quindi messo in condizione corretta di “bloccante”, arrestandomi appeso ma a soli 50cm dal terreno.
Peccato avessi già percorso 15/20m e soprattutto impattato già violentemente sul nerboruto arbusto.
Una volta guadagnato il terreno mi sono accorto che appoggiare e camminare sulla gamba destra era una utopia, anche la schiena doleva come a causa di qualche rottura costale, chiamando aiuto due o tre volte e non avendo risposta, visto il luogo isolato ed il fatto che il dolore mi stava facendo perdere i sensi, ho deciso 10:38 di allertare il 118 il quale mi ha passato la chiamata al soccorso alpino ed il quale mi ha mandato un sms per la geolocalizzazione. Sms a cui ho risposto subito, 10:42.

Nel mentre dell’attesa ho rimesso via il materiale rimastomi addosso, le staffe incastrate negli arbusti, ho mangiato mezza barretta per ridarmi energia e fatto alcune foto (sotto) che sapevo mi sarebbero servite a casa od a chi avesse voluto poi ricostruire l’accaduto.
Dopo 5 minuti (10:47) visto e provato a fare un bastone con arbusti ma caricato senza successo per via del dolore alla gamba e schiena ma anche constatato che non usciva sangue e le articolazioni non erano rotte, ho richiamato il 118 informandolo del mio stato “stabile” e vigile e consigliandogli di non sollevare l’elicottero per via del terreno impervio ma solo forze via terra, ero convinto di riuscire ad arrivare al sentiero con 2 o 3 persone di supporto.

11:02 mi chiama il soccorso di Parma avvertendomi che l’elicottero da Pavullo è in moto e che un squadra sta arrivando.

Dopo circa un quarto d’ora direi mi hanno localizzato e sono stato subito aiutato da un vigile del fuoco cui mi sono aggrappato e che mi ha fatto da stampella fino alle tracce di sentiero nell’Orto del Mandorlo, poi sono sopraggiunti due carabinieri del posto, subito seguiti da 3 o 4 persone del soccorso Alpino tra cui anche un medico.
Prestatemi le prime cure, visti i forti dolori alla schiena, mi hanno sedato e consigliato di portarmi in barella spinale fino al primo ospedale ricettivo, Baggiovara o Parma.

Visto la debolezza, dolori che accusavo ed una sospetta frattura costale mi sono lasciato convincere era l’idea migliore per tutti, considerato il terreno ancora impervio e franoso a cui tutti avevo obbligato stare.
Imbarellato e calato con la mia stessa corda di cordata nel pendio appena fuori frasche venivo verricellato con il medico e portato in eliambulanza a Parma.

Giunto all’ospedale Maggiore di Parma (12.55) sono stato curato ed assistito in tempi brevissimi e con molta cura sia dal personale medico ma soprattutto ricordo la gentilezza e professionalità dei tecnici e delle infermiere.

Alle 17.45 uscivo con la lettera di dimissioni con prognosi di 5 giorni e miracolosamente nessuna frattura.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore e sinceramente TUTTE le persone: carabinieri, vigili del fuoco, soccorso alpino, personale medico, che si sono mobilitate per il mio soccorso. Non avrei voluto combinare un così grande casino ed anche se non vi posso promettere che quella è stata l’ultima solitaria, posso promettere che starò molto più attento per non mettere a rischio persone che non c’entrano nulla con questa passione ma cui i nostri errori, il mio errore, li ha obbligati a prendersi rischi e disagi.
Ringrazio Riccardo Belloni per il recupero del materiale in rifugio ed Andrea Bonatti Pellegrini e Stefania Trovarelli per quello dell’auto, grazie amici.

PS:
Ringrazio anche Carlo Alberto Alby Montorsi e Pietro Gaibazzi per la bella intuizione, quella via mi stava divertendo.
Consiglio ai ripetitori una analisi preventiva degli ancoraggi data la naturale imprevedibilità dell’arenaria 😉

Aggiornamento del 01/04/2017:

Ad una settimana esatta dal mio incidente mi sento di tornare in Pietra un pò per rimontare subito appena disarcionato dal cavallo, un pò per rimettere in loco il chiodo strappato, un pò per controllare lo stato di chiodatura pure del resto della via ma soprattutto per “ripulire” la via dai miei 7 rinvii rimasti in parete alla mercè delle intemperie.

L’occasione è stata rigenerante per il mio spirito: è un luogo che continuo ad amare e che non riesco in nessun modo a percepire come ostile, anzi l’opposto.
Ed infatti una giornata dalle previsioni uggiosa si trasforma in una parabola di sole, calore ed accoglimento dove l’incontro e dialogo con alcuni amici vecchi e nuovi non farà altro che testimoniarmi che dovevo andare, che è stato giusto così, malgrado la dissuasione dei medici.
In sequenza temporale ringrazio Riccardo Belloni ed Enrico Miglioli che mi hanno accolto sorridenti al parcheggio, Alex Stecchezzini che mi ha subito proposto una arrampicata “infra” dando una iniezione di fiducia alla mia ripresa, Gino Montipò con cui ho scambiato qualche opinione davanti ad una birra al rifugio una volta tornato dal periplo.

Sono salito, non senza qualche affanno, per il più facile sentiero 697, poi presso l’uscita della ferrata degli Alpini ho buttato giù una doppia da 60m che da un primo momento pareva sospesa ma che invece tocca direttamente terrà dalla sommità (anche se con pochissimo margine).
Durante la discesa:
– ho attrezzato la sosta S1 con corda dinamica e 2 redance per evitare l’intaglio delle placchette degli spit fix.
– ho rimesso in sede il chiodo uscito pulendo la sede (che appariva ingrandita dallo strappo) ed interponendo a riempimento resina poliuretanica ad elevata tenacità
– ho controllato con il martello qualche chiodo trovandone 2 con gioco ed 1 in particolare che pareva uscire sollecitato anche da una sola mano

Siccome Carlo Alberto Alby Montorsi mi ha riferito che andrà presto a bonificare la chiodatura di questa via, il mio consiglio è di

NON SALIRE per la via “Servi della Gleba”

fino ad un suo sopralluogo.

Non che dopo la via diverrà come tante “spittate” limitrofe ma ora direi che la probabilità di estrazione di altri chiodi è alquanto elevata.

Aggiornamento del 14/04/2017:

Pulizie di primavera in Pietra.

Mi propongo di dare una mano alla prevista richiodatura della via, alla fine il mio contributo sarà veramente esiguo mentre il grosso del lavoro come il materiale è spettato a Carlo Alberto Alby Montorsi .

Dopo 5 minuti pareva già di aver scalato insieme innumerevoli volte siccome Alby è persona capace, modesta e che mette a proprio agio, come poche altre volte mi è capitato trovare in una guida alpina.
Basta però andare in parete per notare con che agilità e maestria percorre in su e giù la corda, direi che nello stesso tempo ha fatto almeno il doppio della mia strada.

Alla fine abbiamo cambiato 15 chiodi che “muovevano” un pò ed aggiunto 2 nuovi, resinandoli ad epossidico e disgaggiando un pò di robetta che “poteva muovere”.

Ora la via si presenta in ottime condizioni ma rimane sempre terreno di avventura con alcuni passi in Ae.

Veramente una bella giornata in cui la gioia più grossa è stata conoscere meglio una gran persona, grazie Carlo Alberto Alby Montorsi

P.S.
Terza volta per me su questa via e non sono ancora riuscito a salirla, solo a scenderla, sono geloso di questo record e mi sa me lo terrò stretto per un pò

Qui un piccolo simpatico video della giornata, per chi si impressiona meglio saltare dal minuto 2:40 pena non scalare più in Pietra con la stessa tranquillità.

Chiudo augurando
Buona Pietra a tutti !

 

Descrizione

Via breve di due tiri che intende miscelare e fondere l’artificiale classica fatta di chiodi artigianali piantati a pressione in fori sulla parete,  con il moderno AE stile “new age” che si basa su protezioni ad espansione, veloci e mobili che vengono tolte dal secondo di cordata ma spesse volte anche da un ipotetico volo del primo.

Accesso:

Parcheggiare nel piazzale Dante e poi salire verso l’Eremo. Appena prima dell’ultimo tornante scendere a dx dirigendosi sul sentiero 699 come per l’attacco della ferrata degli Alpini. Giunti in prossimità del settore Pilone Giallo se si vuole velocizzare l’accesso occorre abbandonare il sentiero bollato CAI a sx che salirebbe tra massi ed alcuni tratti attrezzati, e stare bassi a dx scendendo qualche metro e traversando bassi la parete E. Giunti vicino allo Spigolo dei Nasi occorre tralasciare le tracce e corde fisse a sx che porterebbero in salita agli attacchi delle vie Sinergie, Diedro, Maria, Montipò-Olmi, ecc.. ma anche l’aggiramento di un torrione e la caratteristica grotta a camino. In questo modo si perviene in 15 min all’attacco della ferrata che si tralascia per proseguire verso l’ormai evidente Spigolo di Fontana Cornia. Si giunge ora nell’anfiteatro Orto del Mandorlo, si individua la parete e la linea di salita ora evidente. Conviene proseguire ancora un pò verso N e poi seguire accennate tracce di sentiero a sx che su instabile falsopiano detritico portano all’attacco. Grande tronco a 45° tagliato ed appoggiato alla parete con il primo chiodo ben visibile.

Relazione salita:

L1 = 30m, A1+, chiodi + friend 0.2/0.3/0.4. S1= 2 fix con cordone
L2 = 35m, A1+, chiodi + friend 0.2/0.3/0.4. S2= fittone fine ferrata oppure albero
65 m, 2L, A1+, II

Tentativo  del 25/03/2017

compagno: Rope solo

Schizzo:

Discesa:

  • discesa per sentiero 697 che in 20 min riporta all’Eremo
  • 1 doppia da 60m esatti attrezzata sul piolo a U resinato appena dopo l’ultimo gradino della scala
  • discesa per la ferrata degli Alpini (sconsigliata per via dell’affollamento ed alcuni tratti detritici che diverrebbero pericolosi per chi sta sotto)

Note:

  • Anche se lo sviluppo è modesto per la qualità e tipologia della roccia e per le caratteristiche di cui sopra, ne sconsiglio la ripetizione come via “iniziatica” di questa pratica. Penso occorra prima un piccolo bagaglio di esperienza prima di avventurarsi su linee similari.

GPS:


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